-È un vero peccato che la storia da giocatore di Slam di David Ferrer termini con un ritiro, il primo della carriera. Ha almeno la consolazione, voglio credere sia così, di aver disputato l’ultimo match in un Major opposto ad un grande amico, Rafa Nadal, che ha saputo offrirgli il giusto spazio all’interno di una situazione, per entrambi, difficile da gestire.
Nel corso dei diciotto anni di “Ferru”, tante sono state le soddisfazioni, molti più di quanti, elemento del quale pochi possono fare sfoggio, sono venuti ad essere i rimpianti. Best ranking da numero 3, nel luglio del 2013, un mese dopo aver raggiunto la prima ed unica finale Slam della vita, al Roland Garros, giocata nuovamente contro Nadal. Ferrer non è mai stato tipo da grandi palcoscenici, prestazioni esaltanti, interviste sfacciate. In virtù dei colpi, prevalentemente piatti ed appoggiati, delle gambe instancabili e dei piedi celeri sempre alla ricerca della corretta posizione sulla palla, ha costruito una carriera fatta di estrema regolarità, che l’ha portato ad essere simbolo iconico di una generazione, quella degli anni 2000, improntata sulla costanza di rendimento. Tra l’enorme plotone che ha fatto di questa caratteristica un dogma, è stato il migliore, e se forse la sua mancanza, in appuntamenti di questo tipo, non si farà sentire per l’estetica del magnetismo e del gioco, rimarrà comunque un vuoto. Dove prima, senza nemmeno controllare i risultati, David Ferrer rappresentava una presenza certa, ora non sarà più così e sarà dunque l’assenza a farci comprendere quanto di buono lo spagnolo abbia fatto nel mondo del tennis.
-Grigor Dimitrov, negli ultimi due Slam, ha collezionato altrettanti primi turni, cedendo sempre al medesimo giocatore: Stan Wawrinka.
Se a Wimbledon, però, la sconfitta trovava spiegazione nell’inaspettata giornata della svizzero ottimamente fusa alla solita dose di masochismo bulgaro, quello subito ieri, per l’instabile Grigor, è un risultato segnato ancor prima dell’ingresso in campo. Sin dai primi game è infatti palese come, a proprio piacimento, Stan sia in grado di muovere la palla impattando con maestria lungolinea di rovescio, anticipati grazie ai piedi ben saldi sulla linea di fondo, e diagonali incrociate sulle quali indietreggia con il preciso ed astuto scopo di infondere pesantezza al proprio fondamentale, facendo sì che Dimitrov si spaurisca poco a poco. Tre set di totale supremazia fisica, tattica e psicologica, emblema del perché, nonostante i due differiscano di poco in termini di qualità potenzialmente esprimibile, uno abbia in bacheca tre titoli Slam e l’altro un Master ottenuto per divina grazia.
-Simona Halep riesce in un’impresa difficoltosa persino per una giocatrice terrorizzata dall’idea della vittoria quanto lei. Incontrastata numero 1 al mondo e favoritissima dai bookmakers, cede in due agevoli set a Kaia Kanepi, che con brutale forza la schiaccia sui teloni pubblicitari mettendone a nudo l’immensa fragilità mentale. Niente da fare. Nonostante una costanza invidiabile ed una prima posizione nel ranking meritata appieno, la rumena si conferma incapace di reggere il confronto con la pressione, dalla quale continuamente fugge.
I titoli Slam, a fine carriera, si conteranno sulle dita di una mano (volendo essere ottimisti), nonostante abbia avuto la possibilità di vincerne, per via di un progressivo abbassamento di livello, un numero ben più elevato.
-Giornata di festa per gli italiani. Se Camila Giorgi batte con sicurezza, in due set, la sedicenne Whitney Osuigwe, prenotando un secondo turno con Venus Williams incredibilmente venuta fuori dal match con la Kutzentsova per via dell’ottusità tattica di quest’ultima, lo stesso non può essere detto per il plotone maschile, uscito quasi intatto dalla prima giornata grazie ad una serie di combinazioni favorevoli difficili da replicare. Lorenzi batte Edmund ultimamente simile ad un armadio prensile, incapace di reggere la solidità del senese prodigandosi in pallate scellerate che minano la sicurezza dei giudici di linea. Sonego fa sua in cinque set la sfida con Muller, ormai al termine della carriera ma comunque ben più quotato del giovane torinese, ora opposto a Kachanov in una sfida dal pronostico segnato. Seppi sfrutta il ritiro di Querrey, mentre è Berrettini l’unico estromesso al primo turno, dopo una brutta sconfitta patita in tre set con Denis Kudla.
-Una bella immagine arriva infine dal match tra i due pargoli canadesi Shapovalov ed Aliassime. Questo, in svantaggio nel terzo parziale sul punteggio di un set pari, è costretto al ritiro a causa di problemi fisici. La situazione è talmente frustrante che il povero Aliassime non riesce a trattenere le lacrime, nascondendosi il viso tra le mani e la maglietta zuppa di sudore e pianto. Shapovalov lo raggiunge, lo abbraccia, lo consola. I due, diciannove e diciotto anni (l’età di Federer se sommate tra loro), si isolano in una lunga dimostrazione d’affetto, sotto il caloroso applauso di un pubblico educato e comprensivo. Immagini splendide, che rafforzano lo sport.
Dal vostro cronista è tutto, a domani.