Diario del Roland Garros: giorno 13

Nadal vince a Parigi come Federer ha vinto in Australia: di sola personalità. Cecchinato merita ogni applauso, ma Thiem è troppo più forte. Tutto il meglio, ed il peggio, della tredicesima giornata a Parigi.

-Rafa Nadal surclassa Del Potro ottenendo l’undicesima finale parigina della carriera. Guardando giocare lo spagnolo mi sovviene un parallelismo che aizzerà gli animi momentaneamente assopiti degli adepti del Vate Federer, ormai di ritorno sui sacri prati dell’Inghilterra. La versione dell’attuale Nadal ricorda, molto da vicino, quella che Roger nel corso dell’Australian Open vinto lo scorso Gennaio espresse in campo. Non un dominio assoluto, almeno non dal punto di vista del gioco, ma una supremazia territoriale e mentale capace di rendere gli avversari umili gregari utili soltanto alla propria esaltazione. L’argentino visto oggi è lo stesso giocatore in grado, due giorni fa, di fare propria la sfida con Cilic, il giocatore apparso più in forma, dopo Thiem, all’interno del torneo, eppure, contro il maiorchino, i suoi colpi non fendono più l’aria con il solito perfetto fischio con il quale sono solite farlo. Il dritto corre, come in ogni sfida dove sia protagonista, ma sfora spesso in larghezza e profondità, fattore che è indice di un ben preciso aspetto. La pressione psicologica con la quale Rafa soffoca i giocatori a lui opposti è l’arma più forte che ad oggi abbia in dote, più potente e determinante di un dritto lungolinea o un passante di rovescio. Una difesa portata a termine da parte di Nadal appare all’argentino, che osserva la partita attraverso il velo della paura, come un prodigio incontrastabile, portandolo, forse inconsciamente, ad aumentare il rischio dei propri colpi per tentare il vincente. Prova così angoli sempre più stretti, palle che sempre più insistentemente si avvicinano alla linea di fondo, finendo irrimediabilmente per sbagliare. Una volta preso il largo, dopo aver salvato il primo set annullando ogni possibilità di andare sotto nel punteggio con una tattica aggressiva che l’ha più volte portato anche a rete, Rafa aumenta ancora l’intensità del proprio gioco e dilaga, lasciando a Del Potro solo la fatica della corsa. Non di certo il miglior Nadal, nonostante sia parso decisamente più concentrato rispetto a mercoledì, dove offrì una prestazione aberrante opposto al diavolo Schwartzman, ma sufficiente per vincere in scioltezza una semifinale dal preambolo spumeggiante, rivelatasi poi essere, per il sovrano conclamato della terra rossa, pura routine giornaliera. 

-Termina con onore la cavalcata trionfale di Marco Cecchinato. Sembrerebbe, questa, una frase fatta, tipica di quotidiani sportivi che si occupano del tennis soltanto quando una vicenda italica può risvegliare il patriottismo e far vendere qualche copia in più, ma nulla di questo rappresenta la realtà. Il palermitano è davvero stato grande, pur nella sconfitta maturata in tre set. Dominic Thiem, in quanto a stato di forma e predisposizione per la superficie rubra, non ha attualmente rivali al mondo, motivo per il quale, il suo approdo in semifinale battendo in maniera netta Alexander Zverev, miracolato ad aver raggiunto i quarti inanellando una serie di performance insufficienti, non poteva che essere più pronosticabile. Eppure per due set, questo ragazzo che, poggiati i piedi sul terreno d’amaranto, si trasforma in bestia, gioca alla pari con Cecchinato, con il quale rischia persino di ritrovarsi al terzo parziale con il punteggio fermo in parità. Era evidente, onestamente parlando, come il tennis espresso da Thiem fosse troppo maturo per poter essere contenuto dalla minore esplosività di Marco, così come il primo set, terminato con un 7-5 che sarebbe potuto essere 6-2, sta lì a dimostrare, ma un paio di soluzioni intelligenti, smorzate di dritto che accarezza con garbo, seguendole a rete dove si prodiga in tocchi delicati, per un’ora e mezza destabilizzano la situazione da tutti attesa. Perso al tiebreak il secondo set, affiora la stanchezza accumulata in un torneo indimenticabile.Per Cecchinato c’è il ricordo di una semifinale Slam. Un risultato straordinario che come fulmine a ciel sereno ha squarciato lo statico panorama del tennis italiano. 

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