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Diario delle Finals: giorno 6

-David Goffin elimina Thiem, incapace di modificare il suo piano di gioco immaginandosi, con efebica fantasia, immerso in un vortice di terra rossa dal quale poter tranquillamente randellare nove metri fuori dal campo.
Troppo facile, per il belga, appoggiarsi ai colpi e disegnare geometrie, sua più eccelsa qualità, creando una superiorità talmente evidente da rendere la sfida una plumbea sequenza di quindici scialbi.
6-4 6-1 e semifinale sia, opposto a quel Federer con il quale non ha mai ottenuto grandi successi.
David si siede in conferenza stampa e, senza troppi giri di parole, sentenzia “non so proprio cosa fare contro Roger”.
Così, con totale tranquillità, come fosse il povero bambi che, con lo sguardo spaurito di un pargolo, abbia perso la mamma nel bosco.
Come può, un professionista, rilasciare una dichiarazione del genere?
Datemi gli sbruffoni, se l’alternativa è questa.
Goffin è un ottimo giocatore, ma anche, nel circuito attuale, il più arrendevole di tutti.
Gli fai “bu” e lui scappa, si accuccia nell’angolo piangendo lacrime di terrore.
Peccato, non avremo una partita.
-Dimitrov ridicolizza il povero Carreno Busta, lasciandogli solo due game e qualificandosi per le semifinali come primo del girone, con un percorso immacolato grazie al quale diventa il più convincente dei giocatori visti in campo dopo la prima fase.
In semifinale avrà Sock, il miracolato americano che, in situazioni standard, non dovrebbe nemmeno trovarsi a Londra, ma che, con un imprevedibile estro tennistico unito ad un mano sottorete finemente sviluppata grazie ad anni di doppio (vincendo anche uno Slam, Wimbledon 2014), è riuscito a districarsi tra i due bombardieri Zverev e Cilic, uscendone vincitore.
I favori del pronostico sono tutti dalla parte del bulgaro, che qualitativamente gli è troppo superiore e può poggiare anche su una maggiore esperienza in partite di alto livello.
Si prospetta, però, una sfida intrigante, grazie ad un Sock mentalmente libero che spingerà di dritto con la sicurezza di chi, come lui, non ha nulla da perdere.
Dimitrov è incantevole, lo è sempre stato, e se a questa dote innata si aggiunge concretezza, i risultati arrivano da soli.
Speriamo sia la volta buona.

Nicola Corradi

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Nicola Corradi

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