-Si aprono le regali danze sul sacro centrale di Wimbledon con Roger Federer, campione in carica, al quale aspetta l’onore di tale compito. Lo sfidante, vittima sacrificale estratta a sorte da un destino sadico e malvagio, è Dusan Lajovic, che all’ingresso in campo ha già l’espressione di chi sa verrà travolto da un treno merci. Di fatto la sfida, in quanto inesistente, non merita l’onore della cronaca, avendo avuto come protagonisti due interpreti che esprimono un livello di tennis troppo distante per poter essere comparato. Il pubblico si concentra dunque sull’ufficialità di una notizia che da tempo aleggiava, il cambio di sponsor del Vate che lascia lo storico partner Nike ed abbraccia Uniqlo. Il folto sciame di adepti si divide dicotomicamente tra chi critica la scelta del proprio beniamino, accusato di famelica ingordigia di denaro e chi, invece, passa sopra al tutto, ricordando la retorica secondo la quale “l’eleganza innata di Roger gli permetterebbe di indossare anche un saio di panno ruvido”. Discorsi economici a parte, non vedo come un cambio di sponsor possa mutare di una virgola l’essenza del demiurgo elvetico, che pur vestito diversamente irride l’impotente Lajovic con attacchi in controtempo possibili grazie ad un back nato per solleticare l’erba. Primo turno vinto senza versare una goccia di sudore. Mentre Coric, schiacciato dal monotono Medvedev, scopre cosa distingua un 500 da uno Slam, il feudatario più fedele inaugura al meglio il giardino di casa.
-Andy Murray, con il tipico fairplay che caratterizza ogni buon signorotto britannico, sceglie di replicare la splendida trovata già messa in atto agli scorsi Us Open ritirandosi poche ore prima dell’inizio del torneo, a tabellone già compilato. Murray ha compiuto un’impresa titanica: riuscire a provocare sentimenti di disprezzo anche tra i propri conterranei.
-Camila Giorgi batte la Sevastova, testa di serie numero 21, in una partita conclusa al terzo set in realtà sempre dominata, dal punto di vista delle dinamiche di gioco, dalla marchigiana. Camila, come di consueto, spinge su tutte le palle, affonda i fondamentali anticipati che sul verde acquistano ancor più vigore di quanto già non posseggano, tenta ogni tanto, quando costretta, back difensivi ben effettuati e volee toccate meccanicamente che, nonostante non appartengano al suo bagaglio naturale, escono con buona precisione. Prossimo turno con Madison Brengle, avversaria che non dovrebbe rivelarsi troppo ostica. Con Camila tentare asserzioni taumaturgiche è impresa difficoltosa. Vedremo.
-Serena Williams, impegnata in un campo 1 gremito per il ritorno della regina, si vede opposta ad una giocatrice mai vista né sentita. La osserva inizialmente con qualche dubbio, per poi imporsi, senza particolari costrizioni, 7-5 6-3. È giusto sottolineare come Serena non abbia in alcun modo la condizione fisica necessaria per andare avanti nel torneo, cosa che comunque è possibile faccia. Perché questo? Perché troppa è l’egemonia caratteriale esercitata nei confronti delle comprimarie. Immobile, colpisce la palla con tecnica sopraffina ed un timing perfetto, aiutandosi quando serve con il servizio e dimostrando una lucidità mentale tale, nei momenti di maggior difficoltà, da consentirle di rimettere in piedi l’incontro. Il tabellone della Williams la vede al prossimo match con un’interprete probabilmente incapace di farle male, preambolo della sfida allettante con una tra Mladenovic e Svitolina, ancora in campo nel momento in cui scrivo. La corsa dell’americana è la più interessante del torneo. Il primo passo è stato fatto.
-Stan Wawrinka e Grigor Dimitrov imbastiscono un primo turno di pregevolissima fattura. Dopo il primo set arrendevolmente ceduto dallo svizzero 6-1, ero convinto la partita non fosse altro che l’ennesima mesta passerella decadente del malconcio Stan. Invece, delirio tennistico e soprattutto mentale di un giocatore che ritrova il proprio coraggio nel momento in cui, dopo aver rincorso per l’intero parziale, chiude il terzo set al tiebreak con un passante di rovescio giocato abbondantemente fuori dal campo, che schiocca con melodioso boato e trafigge un Dimitrov abbagliato. In questa partita è evidente quale sia la caratteristica che distingue un ottimo giocatore da un campione Slam. Mentre i due si colpiscono a vicenda con un livello di tennis identico, la mentalità di Wawrinka, l’ostinata ricerca di una vittoria che brama come null’altro, lo porta a imporsi ed ottenere la vittoria più importante dalla semifinale del Roland Garros dello scorso anno. Che gioia rivedere, anche solo per pochi quindici, quei colpi unici. È ancora presto per dargli il bentornato, ma un saluto ammiccante, ad un simile interprete, è certamente d’obbligo.
Dal vostro cronista è tutto, a domani.