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Diario di Wimbledon: giorno 8

-Serena Williams vince una partita di fondamentale importanza e lo fa a modo suo. È lapalissiana la capacità che l’americana ha nel leggere alla perfezione il momento della partita ed adattare a questo lo stile di gioco, per cui apporta accorgimenti tattici apparentemente innocui che alla fine dei conti fanno la differenza in sfide come quella odierna. Nel corso del primo set, Camila non sbaglia una palla, ottiene l’ottantacinque per cento di punti con la prima ed è brava ad approfittare del poco cinismo di Serena, incapace di sfruttare le diverse opportunità di break ripetutamente venutesi a creare. La marchigiana vince il parziale e dal volto dell’americana è chiara l’intenzione di voler dare una scossa ad una sfida che fino a quel momento l’aveva vista completamente succube di un gioco esplosivo ed asfissiante come quello della Giorgi. Il momento chiave avviene nel terzo game del secondo set, quando sotto 0-30 al servizio, complice un errore gratuito commesso da Camila con il rovescio, risale e tiene la battuta. Da quell’istante, dopo aver superato un pericolo potenzialmente letale, in Serena si sblocca lo spirito, intrinseco in lei, che la porta sistematicamente alla vittoria in match di questo tipo. Iniziano a prendersi la scena ace e servizi vincenti, sfrutta un calo al servizio dell’italiana per affondare con risposte sulle quali getta tutto il peso del proprio corpo. Smette di farsi sopraffare ed attacca spregiudicata, con angoli e precisioni tipici di una leggenda di tale calibro. Il set decisivo è fotocopia del secondo, vinto dalla Williams in qualità di più forte. Camila è stata, come da pronostico, l’ostacolo più proibitivo nella corsa dell’americana all’ottavo Wimbledon e deve ritenersi soddisfatta per la convincente prestazione offerta oggi. La ragione, ora, frena i suoi anticipi agassiani, trattiene l’impulso primordiale di ottusa e brutale forza. Partire da oggi per costruire qualcosa di buono, forse eccezionale. A lei un augurio ed i miei complimenti.

-Angelique Kerber pare essere tornata il terzino tedesco di orrifica memoria, raggomitolata su se stessa con i piedi lontani metri dalla linea di fondo, mentre in massima accosciata raccoglie un dritto dal terreno alzando parabole e traiettorie incrociate che finiscono, spesso, nei pressi delle righe. La partita giocata con Daria Kasatkina, russa dal tennis gradevole e spumeggiante, è stata in realtà impregnata di qualità. Le due, interpreti dicotomiche, sciorinano un ampio ventaglio di colpi, finendo più volte per sfidarsi nei pressi della rete o con bordate da fondo campo cui seguono pregevoli difese. Daria, visivamente, è senza dubbio più gradevole e possiede un estro capace di farla apprezzare dalla totalità del pubblico, ma Angelique, soprattuto nel primo parziale, mostra il motivo per il quale, fin dai primi turni, è considerata la favorita nella parte alta del tabellone. Un gioco esplosivo ed estenuante, solidità e grinta da vendere. L’attende Ostapenko la gradassa, che nutre il proprio titanico ego con la seconda semifinale Slam della carriera. Merita la finale e spero dunque la ottenga. 

-Del Potro batte Simon dopo un percorso travagliato e prenota Nadal nella seconda partita che si giocherà domani subito dopo Djokovic-Nishikori. Roger Federer è stato programmato sul campo 1, notizia che i devoti non hanno gradito. “Come può il Vate essere spostato dal sacro centrale? Lui è il tennis!”. Il motivo, comprensibile per tutti, è piuttosto banale. Nadal-Del Potro sarà l’incontro migliore e merita il palcoscenico più importante, Djokovic, fino ad ora, ha disputato un solo match sul centrale, due sul campo 1 ed uno sul campo 2 ed è dunque corretto che, domani, gli venga concesso. Tranquilizzo i tifosi dell’elvetico così turbati dal sacrilego fatto. Non sarà un diverso palcoscenico a mutare l’apollineo candore dello svizzero. 

Dal vostro cronista è tutto, a domani.

Nicola Corradi

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Nicola Corradi

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