Diario di Wimbledon: giorno 8

La classe statuario di Venus e la simpatia dell'Ostapenko. Halep cede ancora al momento decisivo. Tutto il meglio, ed il peggio, dell'ottava giornata ai Championships.

-Scontro generazionale e caratteriale sul campo centrale, che vede sfidarsi la divina Venus e la piacevole Ostapenko, in poco tempo divenuta addirittura più irritante della Cornet. Bordate esteticamente rivedibili escono dalla racchetta della lettone, che maltratta la palla rendendola livida. La solita tattica, però, è sapientemente arginata dall’esperienza della Williams, che non essendo una Halep qualunque argina con mestiere i missili avversari. Vittoria in due set e decima semifinale ai Championships.
A trentasette anni, in un panorama come quello attuale, la classe della campionessa è ancora sufficiente per portare a casa i tornei dello Slam.

-A proposito della Halep. La rumena, da oggi soprannominata “cuor di leone”, perde con la Konta la partita che, se vinta, le avrebbe consentito di raggiungere la vetta del ranking mondiale. Non si disperi, tra qualche settimana, vista la quantità di punti che la Pliskova avrà da difendere, raggiungerà l’obiettivo.
A mente lucida, però, il regno di Simona sarà ancora peggio di quello tedesco. Mi spiego. La Kerber è stata numero 1 dopo aver conquistato due Slam, vincendo, con determinazione e carattere, le sfide punto a punto che si è trovata ad affrontare.
La Halep invece, conquisterà il vertice perdendo sistematicamente le sfide decisive. Tennisticamente completa, ma mentalmente inadatta a guidare un circuito.

-Djokovic, probabilmente nervoso per il match rinviato ieri, non ha pietà del povero Mannarino, potente quanto la Radwanska, e lo schiaccia in tre rapidi set. Urla belluine lo accompagnano game dopo game, segno di grande nervosismo o di un disperato tentativo di ritrovare se stesso. Proprio per questo, il serbo, ancora non mi convince. Magari vincerà lo Slam (difficilmente), ma negli occhi di Nole la sicurezza che in tanti hanno visto non si è ancora palesata.

-Attenzione alla Muguruza, puledra selvaggia che distrugge la malcapitata Kutzecova, raggiungendo una semifinale che, ad alti livelli, mancava da quel Roland Garros che la giovane Garbine fece suo su Serena Williams. Lei, che una finale, persa proprio con Serena, l’ha già giocata, potrebbe essere la vincitrice finale, in un torneo nel quale, indovinare un pronostico, è sfida per chiunque irrealizzabile.
Si tira un nome, a caso, e si spera nella bontà di un essere supremo. Serena, incinta di otto mesi, non avrebbe problemi a riconfermare il titolo.

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