E’imbattibile, non ha rivali, distruggerà ogni record. Sono questi i commenti che i tifosi, gli appassionati e tutti gli addetti ai lavori hanno fatto su Novak Djokovic dopo il trionfo agli Australian Open. E la prova di forza che il serbo ha messo in mostra nella finale contro Andy Murray, impotente di fronte al muro insormontabile del suo avversario, sembra proprio il preludio ad un’altra stagione per lui da assoluto protagonista, che gli porterà altre soddisfazioni e lo lancerà ancora di più nell’olimpo del nostro sport.
Ma di fronte ad un dominio così imponente, a tratti quasi imbarazzante per gli avversari, non può che sorgere nella mente di tutti gli appassionati una domanda più che legittima: quanto potrà durare? Come sappiamo bene, nessuno è eterno, e questo naturalmente vale anche per l’era di Djokovic, iniziata nel 2011 e che vive adesso il suo culmine. Novak quest’anno compirà 29 anni, età che, per molti campioni del passato e del presente, è stata indicativamente l’inizio, se non del declino definitivo, di un notevole calo. Basti pensare, per esempio, proprio ad uno dei principali rivali di Nole, uno dei più grandi tennisti della storia e, molto probabilmente, il più grande di sempre sulla terra rossa: Rafael Nadal.
Il maiorchino sta attraversando dalla scorsa stagione un periodo decisamente negativo, avaro di risultati e ricco di sconfitte cocenti. Il calo di Rafa è iniziato, abbastanza sorprendentemente all’inizio, con la finale degli Australian Open 2014, quando è stato sconfitto da Stan Wawrinka. Da allora, lo spagnolo ha vinto “solo” uno Slam, il Roland Garros, che è stato l’ultimo grande torneo in cui ha trionfato.
Sono tanti i punti in comune, almeno apparentemente, che Djokovic ha con il 14 volte campione Major. Entrambi hanno un gioco molto fisico, basato su rotazioni e colpi potenti da fondo campo, che richiede una grande sollecitazione delle articolazioni. Sembrerebbe dunque che, nonostante gli incredibili successi che sta archiviando, anche Nole sia destinato, alla lunga, a cedere alle fatiche e agli sforzi che suo tennis gli ha richiesto, e che, quando meno ce lo aspettiamo, calerà, iniziando a subire sconfitte inaspettate e a perdere partite in cui, allo stato attuale delle cose, non perderebbe mai.
Naturalmente, nessuno può sapere cosa accadrà in futuro, ma questa è, a mio parere, un’analisi superficiale. Come è vero che anche Novak Djokovic, come Nadal, ha un tennis dispendioso per il fisico, viste le impressionanti scivolate e i recuperi prodigiosi che in ogni match ci regala, è altrettanto vero che ci sono differenze notevoli tra le carriere di questi due campioni, che saranno decisive nella durata del dominio serbo.
Innanzitutto, è impossibile non notare quanto Nadal sia prematuro rispetto a Novak. L’iberico ha vinto la sua prima prova dello Slam nel 2005, a diciannove anni, e da allora ha spremuto fino allo sfinimento il suo fisico, rimanendo ininterrottamente sulla vetta del circuito fino al 2014, quando appunto è iniziato il suo declino. Al contrario, l’attuale numero 1 del mondo ha ottenuto i primi successi dal 2007, quando Rafa dava battaglia a Roger Federer su tutti i più grandi palcoscenici. E, dopo un’ ottima annata nel 2008, in cui ha trionfato in uno Slam e al Master, ha attraversato i due anni successivi un periodo di smarrimento, che lo ha portato ad un passo dal ritiro, diventando poi il vero Djokovic che conosciamo ora solo dal 2011. Nadal avrà anche solo un anno in più di Nole, ma gli anni di differenza tra i due di effettiva competitività sono notevolmente diversi, e ciò non potrà che fare la differenza.
Inoltre, anche se potrebbe non sembrare, il tennis del serbo non è altrettanto dispendioso fisicamente quanto quello di Nadal. Mentre Rafa ha sempre basato il suo dominio, in particolare sul rosso, su scambi lunghi e estenuanti, su rotazioni esasperate, che gravano non poco su ginocchia e polsi, Nole sta molto più vicino alla riga di fondo, utilizza molto più anticipo ed è dotato di una flessibilità straordinaria, agevolata da madre natura e dal duro lavoro. Non concordo quindi con chi dice che il fisico del campione di Belgrado cederà a breve, e penso al contrario che durerà ancora diverse stagioni. In più, credo che grazie all’aiuto di Becker Djokovic riuscirà, col passare degli anni e il conseguente logoramento fisico, a trovare alternative agli scambi interminabili da fondo campo, poiché il talento sicuramente non gli manca.
Infine, ha un peso notevole anche il discorso avversari. Attualmente infatti non sembrano esserci valide alternative al suo dominio: mentre Federer e Nadal stanno piano piano cedendo all’età e agli infortuni, Wawrinka dimostra grande discontinuità e Murray impotenza, e i giovani stentano ad esplodere, Novak continua con tenacia a farla da padrone in ogni torneo, e sarà così finché non spunterà qualche rivale.
Tutte queste sono solo ipotesi. Del doman non v’è certezza, d’altronde, e sono tante le variabili che possono condizionare Djokovic: un infortunio, che nessuno, almeno spero, gli augura, una sorpresa, magari un nuovo avversario che spunta dal nulla, o anche solo un calo di motivazioni, che è, a mio parere, il pericolo più grande per lui. Ma, se le cose continueranno in questa maniera, è molto probabile che il dominio della leggenda (perché ormai lo è diventato) di Belgrado continuerà ancora a lungo: la fiducia che ha accumulato è impressionante, e seguendo il suo severo regime alimentare e continuando ad allenarsi con tanta dedizione, Novak sarà molto più longevo di quanto molti (detrattori?) credono.