Dai, lo sapevate anche voi che non sarei riuscito a trattenermi.
Un paio di settimane fa io, incompetente scellerato, scrivevo di un Djokovic lento e affannato, falloso oltremodo e mentalmente labile. Inesistente.
Il plotone serbo-italico, dal canto suo, vedendo il comune paladino trionfare all’oltremodo prestigioso torneo di Doha, mi segnava al primo posto nel proprio diario nero, tacciandomi di eresia e miscredenza.
In ogni caso avevo ragione.
Un anno fa, se ben ricordo, il serbo, futuro campione del torneo, si prodigò in cento gratuiti nell’oscena sfida con Simon, terminata in un quinto set dallo stesso pathos di un documentario tedesco sulle teorie espansionistiche dell’Impero carolingio, uscendone però vincitore annunciato di un torneo più volte portato a casa.
Tralascio la mera cronaca, non mi interessa. Leggo qua e là e cosa scopro? Che Denis Istomin, 116 del ranking (ma numero 33 cinque anni fa, eh), stamattina ha aperto gli occhi riscoprendosi fenomeno, una sorta di fusione aggiornata tra John McEnroe ed Andre Agassi.
Imbattibile, ingiocabile, instancabile.
Me lo ricordavo incompleto, classico servizio e dritto, ma magari sbaglio io.
Ad essere sincero, mai mi sarei aspettato una sconfitta al secondo turno, che, oltre a gettare ancor più dubbi sull’ormai instabile condizione della rapa serba (secondo fonti a lui vicine, si nutrirebbe ormai solo di frumento e resina), apre nella parte bassa del tabellone interessanti scenari, tra i quali una possibile aurea semifinale tra Rafa Nadal (che sembra non abbia ancora smesso di ridere) e Grigor Dimitrov, tornato finalmente ad assomigliare a un tennista.
Una cosa, però, riconosco a Djokovic. La grande classe con la quale ha gentilmente risposto alle insidiose domande dei giornalisti in conferenza stampa, spesso realmente inaccettabili.
Si compie dunque l’impresa di giornata, che lascia in secondo piano l’insensata sconfitta di Miss. Radwanska, così teneramente abituata alla sconfitta.
Murray ride, sua mamma di più.
E Federer?
Siamo solo alla prima settimana.