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I “capricci” di Federer rendono Nadal numero uno

La voce girava con sempre più insistenza, ed infine così è stato.
Federer, bastonato fisicamente nella finale di ieri da uno Zverev con sedici primavere in meno sulle spalle, salta il torneo di Cincinnati per l’apparizione di un infortunio che, sul corpo di un semidio, appare come smacco imperdonabile di un destino sadico che si diverte a mescolare le carte del circuito ATP.
In realtà Roger, a questo modo di gestire gli appuntamenti, ci sta un po’ prendendo gusto. Qualche settimana di gioco idilliaco, mesi di stop volti al ricovero ed alla rigenerazione delle sacre membra.
Apparentemente, un meccanismo magistrale.
Durante il torneo canadese, però, pare che qualcosa sia stato in grado di inceppare la perfetta programmazione del Vate, costretto a giocare un atto conclusivo sotto i visibili effetti di un infortunio dall’entità dubbia e sconosciuta.
Fatto sta, in periodo di campagna elettorale e lotta serrata per la conquista della prima posizione mondiale, che ogni passo falso rappresenti un tassello fondamentale a favore di Nadal o dello svizzero, i due concorrenti della sfida apotropaica che infiamma tifosi e testate giornalistiche. L’ultima volta che lo spagnolo si trovò in vetta alla classifica, il 6 Luglio 2014, Federer pareva essere a fine carriera e, per i seguenti 20 mesi, Novak Djokovic avrebbe instaurato il periodo di maggior dominio che la storia della racchetta abbia in memoria.
Oggi, però, tutto è cambiato.
Sia chiaro, a livello di equilibri Federer sarà ancora favorito per la vittoria degli Us Open, con annessa conquista del numero 1 entro fine anno cui seguiranno parate baldanzose con migrazioni di devoti verso il tempio di Basilea. Giustizia sarà, perché è ancora in grado di esprimere il miglior gioco che oggi si abbia modo di vedere su un campo da tennis.
Dall’altra parte, invece, gli infortuni, o ciò che con questo epiteto viene chiamato, rappresentano definitivamente nella carriera di Rafa un’eccentrica medaglia a due facce. Per sventure fisiche perse grandi occasioni di vincere un maggior numero titoli, ma oggi, per il medesimo motivo, è in grado di approfittare di un simultaneo ritiro dei tre principali rivali conquistando un traguardo meritato ma caduco.
“Meritato perché?” si chiederanno in molti, “d’altronde Federer ha vinto di più”. Sì, ma Nadal c’è sempre stato. Lo svizzero invece, tralasciando discorsi anagrafici che vedendolo sgambettare dagli Australian Open in poi perdono totalmente la loro logica già traballante, ha preferito saltare l’intera stagione nella quale storicamente soffre, giocando soltanto in terreno amico.
Entro Dicembre, come già detto, Roger regnerà sovrano.
Ma lasciatemi dire quanto, ricordando il Rafa delle stagioni 2015-2016, non sia gioia apollinea e spumeggiante vederlo in cima a tutti gli altri.
Ancora, dopo anni, Federer e Nadal.
Il resto? Paralipomeni della generazione attuale.

Nicola Corradi

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Nicola Corradi

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