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“I miei occhi ti ringraziano Stan. È il tuo terzo Slam. Un altro piccolo passo verso l’immortalità”

“I miei occhi ti ringraziano, Stan. Quel rovescio, quel rovescio lungolinea, dovrebbe essere ritenuto patrimonio dell’umanità. Ti trovi sulla linea di fondo nel campo centrale degli Us Open, di fronte a ventitremila persone che, come una bomba ad orologeria, scoppiano in un boato fragoroso e potentissimo. Incredulo chiudi gli occhi, e un urlo sommesso, in perfetto contrasto con le squillanti incitazioni sentite nel corso della partita, ti si strozza in gola non riuscendo ad uscire, tamponato da un’emozione troppo forte per essere controllata.

È il trionfo di un braccio creato per giocare a tennis, baciato dal divino talento che, a sprazzi incontrollabili e geniali, infiamma la platea, generando, spesso, un sospiro di un entusiasmo, un sentimento di gratitudine per aver avuto la possibilità di ammirare tale gesto. È il tuo terzo Slam. Un altro piccolo passo verso l’immortalità. C’è commozione nei tuoi occhi mentre tenti di spiegare al pubblico ciò che ti sta passando per la testa. Seduto su quella sedia che, adesso, appare così comoda, sembra ti passino davanti come immagini di un film le esperienze di una vita passata.

Si vede tutto, Stan, anche se cerchi di nasconderlo. Il continuo accostamento, da perdente, a Federer, il riconoscimento di un talento a cui credevi di non riuscire a rendere giustizia, le sconfitte brucianti contro i migliori, che mai ti avevano permesso di far parte di quel ristretto club, i fab 4, in cui eri convinto di poter entrare. Un anno fa, opposto a Djokovic, hai prenotato un posto nella storia per una partita ai limiti della perfezione.

Da quel giorno, però, un’alternarsi di delusioni e sconfitte inaspettate, sembrava aver fatto riaffiorare gli antichi difetti. Quindici mesi dopo, invece, opposto allo stesso avversario, ti riscopri maturo. Maturo nell’affrontare le iniziali difficoltà, maturo nel resistere alle provocazioni, maturo nel dare il meglio nei momenti importanti. E questa, da sempre, è la caratteristica principale dei campioni. Perché ormai sei un campione Stan, un campione”.

Nicola Corradi

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