La generazione “perduta” dei mancati fenomeni australiani

Anche alla luce dei deludenti risultati ottenuti ancora una volta nello Slam di casa, ormai è lecito affermare che i vari Kyrgios, Kokkinakis, Tomic, un tempo quotatissimi come nuove stelle aussie, abbiano completamente tradito le attese; e mentre il loro resta ancora un potenziale inesploso, il tempo passa inesorabile, ed i più giovani stanno già dicendo la loro

Qualche anno fa tutti gli esperti ed appassionati di tennis australiani si sfregavano le mani al pensiero di avere dei giovani talenti così puri, una generazione che avrebbe finalmente potuto terminare il digiuno di vittorie di un certo peso che durava dai tempi di Lleyton Hewitt, e per cui si prospettava un futuro roseo ai vertici del ranking ATP. Ed invece, se si guarda la situazione ad oggi, non si può non parlare di un mezzo disastro se si analizzano le carriere ed i percorsi di Nick Kyrgios, Thanasi Kokkinakis, Bernard Tomic. E le speranze di vedere gli aussie boys nati fra il ’92 ed il ’96 fra i migliori tennisti del mondo, sono sempre più esili.

Partiamo da Kyrgios. Su di lui è stato detto e ridetto di tutto, e conosciamo ormai troppo bene la sua storia; la svogliatezza, l’irriverenza, i comportamenti spesso irrispettosi nei confronti di giudici di sedia, avversari, pubblico e stampa, le multe giustamente inflittegli dall’ATP, e al tempo stesso la rabbia nel constatare che quando è in forma e ha voglia, il ragazzo di Canberra può davvero giocarsela alla pari con chiunque: in parole povere, il prototipo del “wasted talent”, del talento sprecato. Il suo match di primo turno perso contro Raonic (il canadese è stato, di suo, autore di un ottimo match e devastante al servizio) in tre set davanti al pubblico di casa, ha costituito un ottimo esempio di quanto scritto poc’anzi. Con un ginocchio non al 100%, Nick è partito quasi già sconfitto, ed il linguaggio del corpo in campo ha recapitato chiaro questo messaggio al suo avversario: fin dal primo intervento del fisioterapista, non ha fatto altro che borbottare, fare spallucce, lamentarsi continuamente contro tutto e tutti, sapendo benissimo che – psicologia spicciola del tennis – ciò non fa altro che dare energia mentale al proprio avversario. Ma a lui sembrava non interessare, perchè nella sua testa era come se avesse già perso, e dunque, perchè lottare? Perchè provare a restare aggrappato all’incontro nell’attesa che il momentum del match possa cambiare in proprio favore?

Il problema sembra essere chiaramente nella testa di Nick, che ancora non sa bene cosa vuole e che rischia di capirlo troppo tardi. Uno a cui forse qualcuno dovrebbe spiegare, come fece Robin Williams a Matt Damon in una scena cult del film “Will Hunting – Genio ribelle”, che se sei nato con un grande talento per qualcosa, non è colpa tua, che la gente non può accusarti del fatto di non sfruttare quel talento se non vuoi, e che se vuoi fare altro nella vita, è una tua libera scelta. Non mi voglio elevare a psicologo, per carità, ma onestamente, è questo che vedo.

Spostiamoci al grande amico di Kyrgios, Thanasi Kokkinakis. Qui il problema sembra essere un altro: non la testa, ma il fisico. “Kokki” è un ragazzo forse troppo viziato e anche un po’ arrogante, ma sicuramente gli va riconosciuto il duro lavoro, puntualmente stroncato dall’ennesimo problema fisico in una lista di infortuni decisamente troppo lunga per un ragazzo di soli 22 anni. Thanasi non è stato omaggiato di una wild card dall’organizzazione dello Slam di casa, dunque si è sudato la qualificazione al main draw sul campo; e nel match di primo turno contro Taro Daniel, avanti di un set, questa volta sono stati i pettorali a tradirlo.  Il primo, grave infortunio, fu quello alla spalla alla fine del 2015: la Nike, suo sponsor, aveva annunciato il ritorno dello smanicato, e Kokkinakis, per non fare brutta figura sulle copertine dei giornali mostrandosi troppo esile, cominciò a massacrarsi di sollevamento pesi fino a rompersi – lui stesso, in una recente intervista, si è auto-definito “un idiota” per questo, e lo considera come uno dei suoi rimpianti più grandi – ; poi l’operazione, il difficile rientro, e poi una nuova serie di infortuni, agli addominali, all’inguine, al ginocchio. Se Kyrgios almeno sul campo ha dimostrato in alcune occasioni di cosa sa essere capace, Kokkinakis rischia di non fare nemmeno quello: sempre fuori al primo turno nelle ultime sette apparizioni Slam, e qualche vittoria qua e là (vittoria contro Federer a Miami 2018) in pochissime partite disputate. Troppo poco per uno da cui ci si aspettava tanto, e che sembra, forse, avere il talento ma non il fisico adatto a fare il tennista professionista.

Kokkinakis costretto al ritiro nel match contro Daniel a causa di un infortunio ai pettorali
Kokkinakis costretto al ritiro nel match contro Daniel a causa di un infortunio ai pettorali

Chiudiamo con Bernard Tomic: anche lui subito fuori al primo turno per mano di Cilic, giusto per gettare benzina sul fuoco in un ambiente già poco rilassato (anzi, definito “tossico” dai media locali, per saperne di più clicca qui), il 26enne si è rivolto al capitano aussie di Coppa Davis Lleyton Hewitt  dicendogli “Vai via, non piaci più a nessuno”, dichiarandogli così guerra apertamente, una guerra che vedrebbe coinvolti anche i già citati Kyrgios e Kokkinakis in una specie di ammutinamento generale. Anche di Tomic, che ormai più tanto giovane non lo è, si è detto molto: una carriera con pochi alti (4 titoli vinti e i quarti a Wimbledon 2011) e molti bassi, passando per dichiarazioni spesso controverse, che hanno fatto sì che anche la stampa australiana lo snobbi, e per la partecipazione ad un reality show per VIP decaduti. Nel caso di Tomic il problema sembra essere sempre stato la poca motivazione.

Bernard Tomic nella conferenza stampa durante la quale ha duramente attaccato Lleyton Hewitt
Bernard Tomic nella conferenza stampa durante la quale ha duramente attaccato Lleyton Hewitt

Insomma, una generazione bella e dannata, in questo senso, da cui ci si aspettava molto e che invece, per motivi più o meno differenti, poco ha fatto fin’ora. Tutto questo mentre l’Australia ha già adottato come nuovo beniamino e futuro campione il giovane Alex De Minaur, che a 19 anni è già il numero 1 del suo Paese, e che per voglia di lottare e temperamento sanguigno in campo, tanto ricorda Hewitt, con cui fa anche coppia in doppio. Oppure un altro giovanissimo promettente come Alexei Popyrin, 19 anni come De Minaur, vincitore del Roland Garros junior nel 2017 e attuale n.147 ATP, il quale ha appena ottenuto la sua prima vittoria in uno Slam contro un tennista navigato come Mischa Zverev.

E questa nuova generazione che avanza a suon di risultati e umiltà, dovrebbe ulteriormente dare il messaggio ai citati Kyrgios, Kokkinakis e Tomic, che se non fanno qualcosa, e presto, per dare una svolta definitiva alla loro carriera tennistica, rischiano di essere ricordati, in futuro, solo come la generazione perduta dei mancati talenti australiani, con il rimpianto di molti. Ai posteri l’ardua sentenza.

1 comment
  1. Kyrgios e’qualcosa di vomitevole,spero finisca presto la carriera una MERDA simile non merita il talento che ha.Kokkinakis coglioncello viziato ed il karma si sa che punisce….tutto torna.Tomic non lo considero nemmeno,tennista sopravvalutato che non sa fare assolutamente nulla se non muovere la lingua(Hewitt non sara’simpaticissimo ma era un vincente).

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