Prende il via il penultimo Master 1000 della stagione, dopo un frizzante preambolo rappresentato dai tornei di Tokyo e Pechino. Il primo, mediaticamente meno esposto, ha visto trionfare il sopravvalutato Medvedev sul cinico Nishikori, che con quella patita ieri allunga ad otto l’invidiabile striscia di finali perse consecutivamente. La monotonia dei due contendenti al titolo non ha però celato i numerosi scontri diretti capaci di infiammare il pubblico ammutolito del centrale giapponese, che con compostezza meccanica ha uniformemente applaudito le prodezze stilistiche messe in mostra da Wawrinka e Shapovalov, avversari al terzo turno, con il biondissimo canadese capace di uscire vincitore da un match complicato anche grazie a dimostrazioni pirotecniche dall’incalcolabile bellezza. A chiudere il terzetto di meravigliosi rovesci monomani è stato Richard Gasquet, al quale persino, per la candida purezza dei suoi gesti, si perdona la sconfitta in una semifinale con Nishikori tranquillamente alla sua portata. Nella capitale cinese, complice anche la presenza della compagine femminile, il divertimento e la partecipazione sono stati maggiori, e non sono mancate nemmeno le polemiche gratuite che tanto aiutano, soprattutto nella sonnolente stagione asiatica, a mantenere ignea la linfa grezza del circuito. Tra gli uomini, vince inaspettatamente Basilashvili, capace di estromettere uno dopo l’altro nomi rispetto a lui ben più quotati (Sock, Verdasco, Edmund e Del Potro). Impressionante la condizione messa in mostra nel corso della settimana dal georgiano, dotato di grande tempismo sulla palla al quale non è mai stato in grado di associare una sufficiente stabilità emotiva. Presa piena consapevolezza dei propri mezzi, si riscopre irruento ribattitore, e con sfrontatezza risponde alle pesanti pallate di Del Potro tenendo i piedi ben saldi sulla linea di fondo. Tatticamente impeccabile, accelera verso il lato sinistro dell’argentino, finendo spesso per sorprenderlo con il contropiede. Il mondo acclama questo giocatore rinato dopo qualche tempo di oscuro oblio. Fognini è purtroppo costretto ad arrendersi ad un infortunio patito alla caviglia nei quarti di finale, cancellandosi da Shanghai ed abbandonando un torneo che, viste le condizioni messe in mostra da Del Potro, avrebbe potuto vincere. In tanti si aspettavano, dal ligure, una possibile qualificazione al Master di fine anno, per il quale ancora, soltanto secondo la glaciale matematica, potrebbe essere in corsa. Ennesima ottima prestazione del pargolo Zverev, stavolta capace di cedere all’incontrastabile di talento di Jaziri (estromesso 6-2 6-2 al turno successivo). Si ipotizzava, dopo l’avvento di Lendl nel team del tedesco, la possibilità di un immediato cambio di marcia dovuto alla pesantezza caratteriale del nuovo innesto. Invece, Ivan siede in panchina prendendo appunti, ben consapevole di quanto, nonostante ai blocchi di partenza il suo assistito partisse con chilometri di vantaggio rispetto ai propri coetanei rivali, la spocchia autoreferenziale che da sempre lo contraddistingue stia finendo per ridimensionarlo con rapidità inaudita.Tra le donne vince Caroline Wozniacki, dieci anni dopo il successo, sempre a Pechino, che le consentì per la prima volta in carriera di raggiungere la prima posizione mondiale. La danese, solidissima e desiderosa di confermare la vittoria al Master che, come ben sappiamo, nel circuito in gonnella è impresa più improbabile di una smorzata con successivo lob giocato in piena facoltà intellettiva dalla Giorgi, interrompe in finale la bella cavalcata della prestigiatrice Sevastova, instancabile produttrice di smorzate tra le quali si diletta con agio. Gli appuntamenti di minor prestigio sono sempre in grado di offrire, per l’imprevedibilità dei giocatori che li popolano, un’anacronistica dose di divertimento.
Ora, dopo una settimana in cui sono stati i vituperati membri del club degli scapestrati a fare notizia, possiamo ritornare seri ed affrontare con professionalità l’ultima aurea porzione di stagione.