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La stagione dei “Ri-Gen”

Da un paio di anni si parla spesso di NextGen, quasi a volere a tutti i costi cercare di intravedere un ricambio generazionale, forse per paura che questo possa tardare o non essere all’altezza. Sicuramente qualcosa è già emerso, non a caso diversi giocatori giovani e promettenti stanno facendo ottime cose, sia in termini di risultati che di miglioramenti veri e propri, in modo da ridurre il gap con i big. Un esempio è Sascha Zverev, fisso in Top 5 da parecchio tempo e vincitore di ben 3 Masters 1000, ma anche il più recente Tsitsipas, che è esploso quest’anno, scalando il ranking ed ottenendo ottimi risultati. Nonostante ciò il grande salto non è ancora stato fatto da nessuno e dunque le perplessità sulla NextGen non fanno altro che essere alimentate, in particolare dalla fatica di questi giovani a livello slam. 

E se stessimo guardando nella direzione sbagliata? Forse è ancora troppo presto per dare tutto questo peso alle nuove leve, perciò si può parlare della stagione dei RI-GEN, intendendo però per “stagione” un arco temporale ben superiore ad un anno. I cosiddetti “ri-gen” sono giocatori che hanno vinto tutto, per poi attraversare momenti di crisi dai quali si pensava non si sarebbero più ripresi, e invece, nonostante la carta d’identità avesse cominciato a mostrare qualche screpolatura, la fame di vittoria è tornata e il rifiuto pervicace della sconfitta ha prevalso su qualsiasi altro istinto.
Nello specifico abbiamo visto la resurrezione di Roger Federer, che in Australia due anni fa è tornato a vincere dopo un periodo di blackout, spartendosi letteralmente tutto quello che c’era da dividere con il suo rivale più noto: Rafale Nadal. Seppur ripresosi da più tempo, anche lo spagnolo aveva affrontato momenti di buio totale, in particolare quando i problemi fisici lo tormentavano e lo avevano allontanto dal “cannibale” che oggi siamo abituati a vedere. In relazione a ciò, non si può fare a meno di citare un tema più che importante che si ricollega a quanto, cioè la gestione del fisico, lo sforzo estenuante che questo sport impone e che prima o poi presenta un conto molto salato, il quale non risparmia nessuno e che deve fare ponderare e riflettere su qualche cambiamento sulla programmazione annuale dei tornei. [fncvideo id=102991 autoplay=false]
Inutile sottolineare come un altro pluri campione Slam, Novak Djokovic, abbia subito un calo repentino proprio da questo punto di vista, avendo chiesto troppo al proprio fisico che pur sembrava una macchina perfetta. Indubbiamente anche il serbo ha pagato un passivo veramente pesante, apparendo irriconoscibile in campo per diverso tempo ed essendo costretto a prendersi un periodo di stop per recuperare dall’infortunio al gomito, ma in generale per RIGEN-erarsi dopo una serie di anni estenuanti anche dal punto di vista mentale.
Malgrado ciò è tornato, eccome se è tornato, e se i Masters 1000 di inizio anno non sono stati certo un buona passerella, abbiamo invece ricominciato ad apprezzare i primi scampoli di Robo Nole a Roma, fino a vederlo all’apice con la vittoria dei Championship che ci hanno riconsegnato un campione temuto e apprezzato da tutti nel circuito. 

Altri due campioni sono alle prese con infortuni, quali Wawrinka e Murray, che sono rimasti per molto tempo fuori dalle competizioni e i quali stanno cercando lentamente di rientrare con tutte le difficoltà del caso (basti pensare che Murray è attualmente 375 del mondo). Questi due episodi non fanno che riflettere una tendenza che ha coinvolto molti giocatori, frutto del logorio a cui si sono sottoposti nell’arco delle proprie carriere.
Non ci resta che goderci il finale di stagione e stare a vedere se anche loro sapranno RIGEN-erarsi.

Daniele Turrini

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