L’apotropaica meraviglia del doppio Federer-Nadal

Poi eccoli, ecco la voce, l'annuncio, l'applauso, l'ingresso. Ci penso un po' e mi domando se sia vero. È mai possibile? Sì, lo è.

È stato quando li ho visti entrare assieme che mi sono emozionato. Sì, perché Federer-Nadal è una di quelle cose che, negli ultimi dodici anni, ha accompagnato in modo indissolubile parecchie tappe della mia vita. C’era uno, c’era l’altro, ed era bellissimo seguirli, indipendentemente dalla situazione. Opposti nella miglior maniera che possa esistere, antitesi perfette volte al fine di collidere in uno scontro palpitante.
C’era uno, c’era l’altro, ma erano separati, in quella dicotomia che ti costringe a scegliere da che parte stare, lasciandoti trascinare dall’occhio, piuttosto che dal cuore.
Ieri aspettavo solo loro, in quel campo così uniformemente dipinto da non capire mai se un repentino ritorno ai tempi d’oro avesse gettato il mio televisore nel turbinio del bianco e nero. Tutti, era palese, attendevano con me il momento, riempendo il tempo fingendosi entusiasti per la vittoria dell’instabile Kyrgios ai danni del padrone di casa, Tomas Berdych.
Tre set, di cui uno, l’ultimo, da regolamento concluso al super tiebreak (un tiebreak nel quale, per vincere, occorre conquistare dieci punti), apparentemente infiniti.
Poi eccoli, ecco la voce, l’annuncio, l’applauso, l’ingresso.
Ci penso un po’ e mi domando se sia vero.
È mai possibile? Sì, lo è.
Osservo il tutto con estrema attenzione, sperando nel profondo di poter assistere ad una vera partita.
Bastano pochi quindici, ed una cosa mi risulta chiara. Dopo stagioni passate a competere, studiando a vicenda punti deboli sui quali attaccare e punti di forza da evitare ad ogni costo, in un doppio dal sapore di storia entrambi, contemporaneamente, provano piacere nel vedere le odiate caratteristiche nemiche andare, per una volta soltanto, a loro vantaggio.

E Rafa gioisce, dunque, mentre Federer accarezza una volee di rovescio o scaglia al suolo un ace sulla parità. È lo stesso ace, magari, che nove mesi fa gli fece perdere la finale agli Australian Open, ma in questo istante gli appare bellissimo.
Gioisce anche Roger quando Nadal, in corsa, si inventa un passante di dritto a rientrare, annullando una palla break sin troppo delicata. Quante gioie gli ha negato quello stesso colpo, ma nulla importa più, adesso.
Un primo set vinto di esperienza seguito da un secondo sommessamente concesso, preambolo di un tie-break nel quale entrambi, sfruttando al meglio le loro vanità, portano all’Europa due punti decisivi per la vittoria finale.
Esultano, legandosi insieme in un abbraccio liberatorio, sorridono e si complimentano a vicenda.
Sorrido anche io, pensando a come semplici immagini televisive riescano a suscitare, in me, una tale sensazione. In una serata di settembre apparentemente insignificante, su un campo di esibizione dedito al solo fine di divertire il pubblico pagante, due uomini, insieme, sono scesi in campo.

E per un attimo tutto è stato diverso.

0 comments
  1. Fantastici! In questi gg si è tanto parlato di apocalisse il giorno 23 settembre ed in effetti c’è stato ma di ben altra natura: due immensi fenomeni che hanno regalato momenti indimenticabili a tutti gli abitanti del ns pianeta, siamo stati “celestiati” grazie Federer, grazie Nadal

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