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LE RUSSE DI CAGLIARI E ALTRE IFIGENIE

Un inveterato cinefilo non appena appreso delle convocazioni russe in Fed Cup e della rinuncia delle cinque migliori tenniste possibili (Vesnina, Kirilenko, Pavlyuchenkova, Makarova e Kuznetsova) non può non aver pensato alla seguente scena de “Il senso della vita” dei Monty Python (le persone sensibili non clicchino e procedano oltre):

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Ci troviamo probabilmente alla finale più impari della storia della Fed Cup. Anche se c’è un precedente in cui gli Stati Uniti affrontarono la Francia, e persero, senza le loro sei migliori atlete, ma la migliore sopravvissuta era comunque top 20 (era il 2003). E l’unico precedente di Coppa Davis che viene alla memoria era involontario (Svezia-India finale 1987).

Oggi abbiamo da una parte le numero 7, 13, 31 e 41 e dall’altra 136, 183, 236 e 315. Tre delle quattro russe sono all’esordio assoluto (e deve essere record).  La Kleybanova, che ha quattro precedenti anche autorevoli (vittoria con Ivanovic nel 2010 e con la cinese Sun nel 2009) prima che sfidasse e battesse il linfoma non-Hodgkins, è stata panchinata dall’immarcescibile Tarpischev che gli preferisce la giovane Khromacheva.

La biografia annuale delle due singolariste russe è tale da scoraggiare qualsiasi tifoso del paese di Tolstoj e Dostojevski.

Alexandra Panova è tendenzialmente una doppista (dove è n.66), è 0-5 nei match giocati nelle prove dello slam (quest’anno ha fatto solo Melbourne poi la classifica le ha imposto le qualificazioni che si sono sempre rivelate superiori alle sue forze. Forse Tarpischev pensa alla ispirazione sulla terra, vedi la finale in uno dei “noti” templi del clay che è Bogotà nel 2012. Ma quest’anno la sua campagna sul clay è: Calì (Colombia) quarti, sconfitta da Ormaechea dopo aver battuto una qualificata e Bouchard; Bogotà (Colombia) sconfitta al primo turno da Pennetta (che stava appena recuperando dall’infortunio) in tre set; Acapulco (Messico) sconfitta al primo turno in tre set dalla spagnola Sanchez Martinez; Strasburgo e Roland Garros fuori nelle qualificazioni; Norimberga fuori al primo turno con Voskoboeva, n.92.

Poi si è immersa negli ITF dove ha vinto gli ultimi due, in centralissime capitali del tennis Batumi e Telavi, vien quasi da pensare che sia stata scelta come ultima russa a vincere sulla terra rossa, appunto a Telavi. La sua vittoria più prestigiosa dell’anno, a parte con la Begu a Pattaya city quando la canadese si ritirò, è su Eugenie Bouchard, a Calì, quando la canadese era ancora n.138 al tie break del terzo. Il suo record annuale WTA recita 3 vittorie (di cui una per ritiro, una su una qualificata e una su una diciannovenne) e 7 sconfitte. Come ricamo ulteriore oltre che dalla Pennetta è stata battuta anche dalla Knapp nel primo match della stagione, nelle qualificazioni di Brisbane.

L’altra singolarista sarà la giovane Irina Khromacheva, 18 anni compiuti a maggio, che deve ancora disputare il suo primo incontro di main draw WTA. Nel 2010 era n.1 junior al mondo, a 15 anni. Anche lei meglio in doppio che in singolare. Quest’anno ha vinto, a giugno, l’ITF di Padova battendo in finale l’austriaca Mayr-Achleitner, n.208 ai tempi, nel miglior risultato dell’anno.

Vien voglia di lanciarsi sull’epica greca e recuperare, come modello delle russe che domani si consegneranno alle nostre tenniste, il mito di Ifigenia, la figlia di Agamennone e Clitennestra che per far cessare il vento che impediva alle navi guerriere di partire alla volta di Troia fu sacrificata sull’altare di Artemide.

Tra le molte versioni del mito ce ne sarà una in cui Ifigenia viene straziata da delle racchette in una cala sarda, ovviamente con la sabbia color terra di Siena?

Ilario Gradassi

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Ilario Gradassi

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