Tutto fermo, maledizione! Non si può fare la solita partitella settimanale, gli impianti sono sbarrati, in Tv ripropongono di continuo vecchi match: gradevoli quanto si vuole, ma insomma… Il presente è gramo, il futuro non esiste al momento (anche i rinvii dei tornei, Slam compresi, ci consegnano solo incertezza: ed ora ci hanno tolto pure il Foro Italico, poveri noi…), altra soluzione non c’è se non rivolgere uno sguardo al passato: magari quello più bello da ricordare, dal quale – se possibile – trarre spunti illuminanti per ciò che sarà. Prima o poi…
Vogliamo parlare di donne? Beh, argomento sempre piacevole, non tanto nella fattispecie per quel che immaginate voi maschietti, quanto per il fatto che, in questo primo scorcio del 2000, le ragazze italiane ci hanno davvero esaltato. Erano le magnifiche 4, sul tipo dei moschettieri francesi del secolo scorso, che giusto per cominciare ci regalarono collettivamente successi in serie a livello di Fed Cup -quattro hurrah, nel 2006, 2009, 2010 e 2013-, e poi pensarono bene, una alla volta, di farsi grandissimo onore dal punto di vista individuale. Non dimentichiamo che, durante quel lungo periodo, il tennis tricolore a livello internazionale era praticamente soltanto in gonnella: gli uomini latitavano, e appena di recente (da Seppi e Fognini in avanti) i nostri rappresentanti sono assurti a standard generali d’eccellenza… Ma concentriamoci sulle girls: Sara Errani, Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Roberta Vinci. In stretto ordine alfabetico per ora, dato che abbiamo intenzione, eccome, di stilare una classifica ben precisa!
Qual è il parametro principale per considerare la carriera di un atleta della racchetta? Non c’ è dubbio secondo noi, le vittorie a livello Slam. I 4 appuntamenti clou della stagione sono eventi che si discostano dagli altri, per la lunghezza del cimento (devi aggiudicarti 7 incontri di fila per alzare il prestigioso trofeo) lungo l’arco di due settimane: significa che devi essere al meglio per 14 giorni, senza cedimenti di sorta altrimenti sei fritto. Chiaro che chi riesce nell’impresa viene gratificato assai: anzitutto da una valanga di dollaroni, ma pure dal ricordo e la considerazione imperitura degli appassionati. Ebbene, quelle belle e brave figliole sono tutte arrivate in fondo agli appuntamenti che contano – leggi finale -: alcune fregiandosi del titolo, altre non una volta sola. Anzitutto, onore alle due ‘slammers’, che come ben sapete sono Francesca e Flavia.
Inaugurò la serie la Schiavone nel 2010 a Parigi, in finale su Samantha Stosur: sarebbe stata la prima volta per entrambe, la milanese ebbe la meglio per 6-4 7-6 (l’australiana fu brava, poi, a cogliere la sua occasione a New York l’anno seguente). Affrontò la competizione da numero 17 del seeding, ma strada facendo conquistò scalpi di rilievo, come quelli di Li Na (testa di serie 11) e Caroline Wozniacki (terza favorita). E qualche mese più tardi, la Leonessa sarebbe assurta addirittura alla posizione numero 4 del ranking mondiale, uguagliando il record di Adriano Panatta. Al Roland Garros dell’anno successivo la nostra fece ancora faville, ma ci torneremo…
La signora Fognini invece trionfò in un memorabile US open, anno di grazia 2015: era appena numero 26 del tabellone, in un crescendo rossiniano fece fuori ai quarti la numero 4 mondiale Petra Kvitova, ed in semifinale addirittura la numero 2 Simona Halep ! Si mise buona e tranquilla ad aspettar l’esito dell’altra semi, che vedeva di fronte l’indiscussa dominatrice del circuito Serena Williams (in odore di grande Slam: aveva trionfato nei 3 precedenti majors dell’anno), e a sorpresa la sodale nonché conterranea pugliese Roberta Vinci -brindisina lei, da Taranto l’altra-. Sapete tutti bene come andò, ma anche in questo caso rivisiteremo dopo l’argomento specifico: fatto sta che le due amiche/rivali si giocarono il prestigiosissimo alloro in una storica finale tutta italiana, che la Pennetta si aggiudicò per 7-6 6-2 (con tanto di annuncio choc alla fine: è stato bello, grazie a tutti, non mi rivedrete l’anno prossimo, a dicembre mi ritiro…).
Rimane da dire di Saretta, la meno dotata fisicamente, forse anche dal punto di vista tecnico, che tuttavia fu capace di issarsi all’ultimo atto dell’ Open di Francia nel 2012 -terza volta di fila con una italiana protagonista…-. Da sottolineare che quell’anno fu d’oro per lei, con i quarti in Australia, il terzo turno a Wimbledon, la semifinale a New York: in tutti e quattro i frangenti, le sue vette negli Slam ! E già che ci siamo, è giusto ricordare che risulterà la più vincente tennista italiana “all time”, con ben 36 titoli -doppio compreso, dove è stata una grandissima-, e che è l’unica ancora in attività (ma ormai un po’, come dire, in disarmo). Torniamo a Parigi: Ana Ivanovic, Svetlana Kuznetsova ed Angelique Kerber fra le sue vittime illustri, prima di abbattersi sull’impervio scoglio rappresentato da Maria Sharapova il giorno della finale. Lì anche il gran cuore della Errani non bastò, dinanzi allo strapotere atletico di una russa in stato di grazia.
Bene, ora che vi abbiamo ricordato le imprese delle azzurre, divertiamoci con la ‘nostra’ classifica. Per quanto premesso in partenza del discorso, chiaro che poniamo in cima alla piramide la coriacea Schiavone: a suo appannaggio pure l’approdo all’atto conclusivo di Parigi 2011, ove si scontrò… con la storia! Già, perché di là della rete c’era di nuovo Li Na, e tutto il mondo ‘spingeva’ per una cinese finalmente vincitrice di uno Slam: tutti, forse anche l’arbitra svedese Louise Enggzel -che Dio la perdoni…-, la quale negò alla lombarda un punto evidentissimo (palla dell’asiatica nettamente fuori, richiesta di verifica alla giusta chiamata del giudice di linea, ed incredibile ‘overrule’ della giudice di sedia: poi smentita da un “hawk-eye” della regia francese, purtroppo non ufficiale), che avrebbe mandato a set-point l’italiana nella seconda partita. Da evidenziare come l’altra, che aveva guadagnato il primo, era ormai nel panico dopo aver subito l’impetuosa rimonta di Francesca nel set, un eventuale terzo sarebbe stato per lei una montagna impervia da scalare: ed invece si rinfrancò, o meglio fu la Leonessa -furibonda per il torto subito-a ‘rompere’, come un purosangue sul rettilineo d’arrivo. Pensate: non vinse più un punto, concedendo immediatamente il tie-break (si era sul 6-5), perso per 7 a 0 ! L’unico caso nel tennis, a memoria d’uomo, ove l’arbitrò risultò probabilmente decisivo: proprio come accade – sovente – nel calcio…
Numero 2 non può che essere la statuaria Pennetta, ‘bella’ pure come atleta (oltre che per tutto il resto): per avallare il responso, rammentiamo ben volentieri che è l’unica del gruppo ad avere nel carniere anche un Premier Mandatory, l’equivalente del Master 1000 maschile, e precisamente Indian Wells 2014 -lì si capì che faceva sul serio, dopo un brutto infortunio al polso che la tenne a lungo ai box-. Son convinto che molti la porrebbero al vertice, nel ricordo di quel fantastico sabato a Flushing Meadows: ma uno Slam… e mezzo, per quanto detto sopra, fa leggermente pendere la bilancia dalla parte dell’altra nostra ‘nomination’. Errani e Vinci invece le piazzerei terze ex-equo, potendo vantare entrambe un… bonus: Sara quello di aver combattuto da pari a pari contro avversarie che spesso la sovrastavano fisicamente, in virtù di una grinta ed un coraggio che trovano pochi riscontri nella concorrenza. E Robertina, dai, non occorrerebbe manco dirlo: quel meraviglioso rovescio in ‘slice’, uno dei migliori mai visti su un campo da tennis, e soprattutto l’impresa delle imprese. Già, proprio quella di aver fermato a casa sua, con 15.000 spettatori contro, un… treno in corsa lanciato verso il Grande Slam! E quel “anche a me, c…”, incitando il pubblico con le mani ed uno sguardo di fuoco, al termine di uno scambio mozzafiato, mentre Serenona era kappaò lungo la siepe di bordo campo… beh, vale il prezzo del biglietto: quello di questo articolo, che difatti magnanimamente non vi chiederò, congratulandomi anzi con chi è arrivato sino in fondo… Prosit.
Di Renato Borrelli