“Caro Marcos,
Non so se un giorno leggerai queste righe, ma vorrei semplicemente dirti che mi hai cambiato la vita. Come? E’ una lunga storia e finalmente posso sfruttare questa lettera per raccontarla.
Sai, non mi importava molto del tennis quando ero bambino, ho visto il mio primo match a sedici anni. Provai una strana sensazione, come se qualcosa fosse accaduto nel profondo del mio animo, ma ancora non ne ero consapevole. Dopo cinque mesi di svogliata visione, per caso la mia televisione era sintonizzata su Eurosport. Australian Open, Baghdatis-Wawrinka. Stavo guardando la partita distrattamente quando all’improvviso BUM! Follia. Uno, due tre, quattro racchette distrutte. Non conoscevo nulla di te, nulla sulla tua storia, ma da quel momento mi eri maledettamente simpatico. In poco tempo, sapevo tutto sul tuo conto. Di quando lasciasti la minuscola isola di Cipro per inseguire un sogno. Un grande sogno. Il talento è sempre stato dalla tua parte. Ancora oggi rimpiango il non aver potuto lottare, soffrire e gioire con te fin dall’inizio. La finale agli Australian Open, la semifinale a Wimbledon, le vittorie su Federer e Nadal, lo storico match con Agassi agli US Open. Non mi importava se dopo anni di successo le persone dicevano che eri finito, un ex-giocatore, un fuoco di paglia. Che ne sanno loro di tutti gli infortuni? Della sfortuna di avere un fisico di cristallo? Nulla, non sanno nulla. E a me della loro opinione non è mai importato minimamente, sul serio.
Dal 12 gennaio 2012 la mia vita è stata inevitabilmente intrecciata con la tua. Tutti i bei momenti che ho vissuto a partire da quel giorno, o venivano arricchiti da vittorie o resi più tristi da sconfitte. E per piacere non farmi ricordare di Korolev. Indelebile quella tua sconfitta a Monaco, nel giorno in cui pensavo di essere finalmente felice. Ricordi? 30 aprile 2013. Ma più importante certamente è stata una vittoria. Con precisione il successo ottenuto su Goffin agli scorsi Australian Open, la tua seconda casa, il tuo torneo. Beh vedi, ero proprio ad un bivio. Già nel 2014 avevo fatto alcune scelte radicali nella mia vita. Lo scorrere del tempo mi aveva profondamente cambiato, come cambia un po’ tutti. Ma decisi di prendere una decisione. La più grande, fino ad ora.
Quando lo scorso gennaio ho consapevolmente scelto che in un modo o nell’altro il tennis sarebbe stato la mia vita, la tua vittoria contro il belga era il giusto presagio. So che sarà difficile. Molto difficile. Ma non posso fallire. Il tennis è il sole nel cielo nuvoloso della mia esistenza. Ho deciso con tutto me stesso di seguire un sogno. Proprio come quel ragazzo sorridente che tredicenne lasciò una minuscola isoletta per realizzare il suo di sogno. Un sogno divenuto poi realtà.
Sin da quando ero bambino scrivere mi ha aiutato ad esprimere me stesso, oggi spero che scrivere di tennis possa realizzarmi nel modo più vero. Sono pronto a lottare e a non arrendermi mai. Proprio come tu oggi mi dimostri quando dici che il tuo obiettivo è ancora la top-10. La gloria.
Sai, ti devo molto. Anzi tutto. Forse senza quel tuo gesto folle, quattro anni fa, non avrei mai amato il tennis. Sarebbe stato tutto diverso. Mi hai cambiato la vita. Ecco perché qualunque ringraziamento non sarebbe sufficiente”.
Marco