Scusate l’ingiustificabile ritardo, ma non riuscivo a smettere di ridere.
E così Novak Djokovic ha scelto la strada del famigerato santone, abbandonando sull’uscio il povero Boris, che per tre anni è stato costretto, a causa della fruttuosa collaborazione con l’instabile serbo, a passare le giornate brucando erba e frumento, vestendo con il sorriso i panni del vegano convinto per non urtare la fragile psiche del suo fenomenale pargolo.
Mortacci sua, pensa giustamente.
Buttato fuori senza nemmeno un referendum, che triste fine.
Se la gode quindi con gusto questo dubbio soggetto, che con fare spregiudicato e fine furbizia si presenta al mondo come fautore della pace, sostenitore assoluto di tutto ciò che riguarda l’amore e gli abbracci, pubblicizzando, già che c’è, la sua accademia di tennis a Marbella, località famosa per ospitare, tra i tanti, quel che resta di Antonio Banderas, rimasto segnato a vita dopo la rivedibile collaborazione con Mulino Bianco, che l’ha buttato in un perenne ed incontrovertibile stato confusionale (che favorisca anche lui delle superbe capacità di Imaz?).
E rido, rido sì.
Innanzitutto perché, e questo ormai lo sapete bene, Djokovic mi è simpatico tanto quanto Simona Halep.
No dai, non a questo livello, la rumena è il peggio del peggio. A Nole un po’ di bene, in fondo in fondo, lo voglio.
Secondariamente, e ben più importante, viene la condizione attuale del gommoso serbo, che appare sul campo indossando le vesti di un’isterica dama in menopausa, palesando un nervosismo tipico del grande vincitore che, per una ragione o per l’altra, smette tutto a un tratto di fare ciò che gli riesce meglio.
E allora adesso, carissimo, dopo aver preso questa grande decisione, sono curioso di vederti all’opera con il tuo nuovo allenatore (Vajda perdonami), districandoti abilmente tra meditazioni e cure a base di bacini sulla guancia.
E quando, sul match point contro, arriverai con sicurezza a giocare quell’abbraccio lungolinea (sostituto ben più efficace dell’ormai superato rovescio) allora avrò la conferma che, per l’ennesima volta, avrai fatto la scelta giusta.
Buona fortuna, ci vediamo a Gennaio.