Se c’è un giocatore che nel recente passato ha saputo coniugare le migliori regole del self-branding con l’essere se stessi è senza dubbio Marat Safin.
Il russo, ex numero uno del mondo e vincitore di due prove del Grande Slam, oltre che di tornei a tutti i livelli dell’ATP, ha sempre parlato con grande franchezza e chiarezza quando gli capitava a tiro un microfono, e quasi mai si è fatto degli amici quando ha rilasciato dichiarazioni: amava dire la verità, con pochi orpelli di convenienza.
Così ha fatto di recente, parlando per Tennis Podcast e riflettendo a cuore (abbastanza) aperto circa la sua carriera e i “suoi” tempi. E già, perché per dirla con Hobsbawn, il celebre storico autore de “Il Secolo Breve”, rispetto alla fine degli anni ’90 e ai primissimi anni Zero del 2000 il tennis è davvero cambiato. L’età di Sampras e Agassi ha visto fiorire giocatori che hanno fatto del top-spin, dell’allenamento metodico, della preparazione psico-fisica il mantra vincente.
Safin rappresenta forse l’ultimo esempio dei giocatori di grandissimo talento ma anche il primo frutto di grande costruzione metodica. E lo conferma egli stesso, quando ricorda che “ho cominciato da zero, rifiutato da Bollettieri, in cerca di una accademia che mi accogliesse, senza soldi, e l’ho trovata in Spagna, incerto circa il mio futuro, la possibilità di trovarmi uno sponsor e condurre una carriera da professionista”. Insomma, la gavetta che secondo il campione russo oggi è più semplice: “i giocatori sono più seguiti, aiutati“. Ma sopratutto è più semplice secondo Marat vincere uno Slam: “ai miei tempi nella top ten c’erano giocatori fortissimi tutti in grado di vincere uno slam. dal 2009 ad oggi hanno vinto in 6, questo non è molto normale. Quando giocavo io c’erano Ivanisevic, Krajicek, Sampras, Agassi, Kuerten, Norman, Kafelnikov (e Rios, Hewitt, Roddick, ndr) tutti in grado di ambire ai massimi tornei del circuito. Oggi il divario tra i migliori si è allargato”.
A suo modo di vedere il giocatore “di maggior talento in assoluto è Federer, capace di fare con la palla tutto quello che vuole”. Quanto a Nole Djokovic invece dice che “ha sorpreso tutti per come sta vincendo ora, il suo è un successo frutto di grande dedizione, applicazione e capacità di concentrarsi, lo ricordo quando lo incontrai molto giovane in Australia, ma si capiva già che aveva davanti a sé una carriera di successi”.
Infine una parola sui suoi guadagni: “avrei potuto guadagnare di più (circa 14mln di €, ndr), ma alla fine è dipeso da me. Ho deciso di chiudere nel 2009 per i troppi problemi fisici, non riuscivo a correre bene e nel tennis di oggi la corsa è basilare, per battere giocatori come Murray e Djokovic devi poter correre molto, e non avrei potuto farlo. Sarei rimasto a galleggiare tra i top 30 o 40, ma questo non mi interessava, non mi appartenva, e ho preferito chiudere”. Safin, che non ha mai fatto mistero della sua passione per i divertimenti e le belle ragazze ha chiuso la carriera per dedicarsi poco dopo anche all’attività politica, con l’elezione nel parlamento russo, come deputato, un’avventura che giudica positivamente perché “ti fa vedere le cose da un altro punto di vista, ti costringe a pensare a lungo, insomma un lato della mia personalità diverso”.