NON MOLLARE MAI!

Giocare a tennis induce ad accettare la regola del “non
mollare mai”. di G.Lupi

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NON MOLLARE MAI!
Giocare a tennis induce ad accettare la regola del “non mollare mai”. Non si tratta appunto, come già sottolineato, di uno sport a tempo, non esiste la possibilità di gestire il vantaggio; il tennis è una disciplina nella quale la parola “FINE” può essere scritta solo all’ultimo colpo, quello che nei fatti conclude la partita.  Questa caratteristica determina dei comportamenti particolari: se si è in vantaggio, non è pensabile rilassarsi o adottare un tipo di gioco improntato al risparmio di energie; bisogna essere sempre concentrati punto su punto e non trasmettere all’avversario segnali di troppa
superiorità o di eccessivo timore di un suo eventuale recupero (Nadal docet).

D’altro canto, se si è in vantaggio, non è proprio plausibile avvilirsi e adottare un gioco remissivo; si deve provare a reagire, cercare nuove soluzioni per arginare il gioco dell’avversario e controbattere ai suoi schemi, adottando comportamenti di reazione che trasmettano a chi sta dall’altra parte della rete una sana “paura di vincere”. Nel tennis non si vince, e quindi non si perde, finchè non si mette a segno, o si subisce, l’ultimo quindici. Innumerevoli, a qualsiasi livello di gioco, sono gli incontri persi che sembravano già vinti, o quelli vinti che apparivano irrimediabilmente compromessi. Questi aspetti, calati nell’ordinarietà della vita, offrono un insegnamento straordinario e che va ben oltre la semplice preparazione tattica di un match!


“Non mollare mai”
 vuol dire dare sempre il meglio di noi in ogni circostanza, vuol dire non darsi mai per sconfitti a priori ma nemmeno esser sempre sicuri di vincere; bisogna che tutti pensiamo “posso farcela”.
Essere determinati e sicuri di se stessi non è sinonimo di presunzione o sopravvalutazione. Occorre essere sempre consapevoli dei propri limiti, dei propr pregi e soprattutto delle proprie potenzialità. Abituarsi nella vita, come nel tennis, a giocare ogni “colpo” al 110%, vuol dire lavorare per acquisire quel 10% in più finchè il 110% diventerà il 100%; per gli altri, per i nostri avversari, resterà sempre un colpo che ha un 10% in più al 100%.

“Non mollare mai” significa essere consapevoli che nulla è compromesso finchè esiste ancora una possibilità reale da potersi giocare. Spesso i fallimenti scolastici, affettivi, lavorativi, relazionali, sono il frutto di nostri demeriti, generati da troppa presunzione, da fragilità emotiva, da scarsa propensione alla lotta, al sacrificio ed alla fatica. “Non mollare mai” non garantisce la vittoria, assicura però di essere soddisfatti di se stessi, permette di cogliere elementi di gratificazione anche in una sconfitta, seppur la meno dolorosa.
Dare il massimo delle nostre possibilità reali è già di per sé una vittoria, morale innanzitutto. Il risultato sportivo, scolastico, lavorativo, relazionale non è una conseguenza, bensì è esso stesso il risultato.

E’ meglio vincere con demerito e con buona sorte o perdere avendo lottato fino al termine del match? Certamente è preferibile appartenere alla seconda categoria; molto meglio avere qualche trofeo in meno in bacheca, ma essersi costruiti un carattere competitivo, corretto e determinato, rispettoso della forza dell’avversario, ma sempre consapevole dei propri mezzi e della propria “fame di vittoria”.
Dai grandi campioni bisogna cercare di captare sempre ciò che li ha resi tali, nel loro aver combattuto fragilità personali e aver reso le stesse punti di forza e di stimolo per migliorarsi, per accrescere il loro gioco, la loro personalità e soprattutto la loro voglia di continuare a lottare sul campo, senza “mollare mai”. Come ci dice Flavia Pennetta, “Quest’anno (riferendosi al 2013) e’ stata una semplice ricompensa per tanti anni di sacrifici e per
non aver mai mollato. Sono venuta fuori da una situazione molto difficile ed ora sono pronta a ricominciare”.

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