Parla Alejo Mancisidor, coach di Garbine Muguruza

A 24 ore dalla finale di Wimbledon, Alejo Mancisidor, allenatore di Garbine Muguruza, rilascia un’intervista alla COPE Radio, discutendo dell’imminente finale che la vede opposta a Serena Williams e dell’evoluzione che ha conosciuto il gioco di Garbine negli ultimi tempi.

Mancisidor conosce bene la giovane tennista spagnola; si può affermare che, tennisticamente parlando, l’abbia cresciuta lui, da quando Garbine è giunta all’Academia Bruguera di Barcellona ad appena sei anni, direttamente dal Venezuela. Non ci ha impiegato molto Mancisidor per capire che quello che aveva tra le mani non era un comune talento: “Ho visto che non era una tennista come tante, aveva qualcosa di speciale”, commenta l’allenatore.

Riferendosi alle esperienze juniores di Garbine, Mancisidor continua: “Quanto più importante era una partita, tanto meglio giocava, questo è qualcosa che l’ha sempre accompagnata. Rende maggiormente nella partite più importanti e con grande affluenze di pubblico”.

Parlando di partite importanti, la finale di domani lo è. Anzi, è la partita più importante per Garbine finora in carriera, ma dovrà vedersela con la regina incontrastata dell’odierno circuito WTA, Serena Williams. Patrick Mouratoglou, coach di Serena, è il primo ad ammettere che Garbine può costituire un serio problema per Serena, avendola già battuta all’Open di Francia dell’anno scorso con un doppio 6-2. Forse proprio per questo Serena sarà doppiamente attenta? O rischierà un’altra sconfitta?

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Mancisidor riporta i pensieri di Garbine: “Voleva affrontare Serena in finale perché preferisce affrontare il gioco dell’americana piuttosto che quello di Sharapova. <...> Se deve essere una finale slam, che sia contro Serena”.
Parla poi dell’età della sua pupilla: “Tutto il mondo continua a dire che è una grande occasione, ma il mio obiettivo è farle capire che ha solo ventuno anni e potrà avere tante altre occasioni come questa nella vita. Non si può trattare di un’occasione unica all’età di ventuno anni, lo sarebbe nel caso gli anni fossero trenta.

Muguruza e il suo allenatore sono giunti in finale senza troppo clamore, contenendo sempre l’entusiasmo, tenendoselo per sé. Che questo equilibrio sia la chiave del loro successo? A quanto sembra, sì. “Ad ogni vittoria trattenevamo l’euforia, non potevamo esteriorizzarla; è stato questo il segreto per rimanere coi piedi per terra”.

Data la portata del risultato, sono state molte le personalità dello sport spagnole ad essersi congratulate pubblicamente con Garbine, a partire da Iker Casillas, David Ferrer, Pau Gasol per arrivare a un idolo per Muguruza, Conchita Martinez, vincitrice a Wimbledon nel 1994.

Alejo Mancisidor assicura, “Tenteremo di portare gioia al pubblico”.

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