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Premesse e considerazioni sugli Australian Open

Davvero notevole.
Era da tempo che, complice anche il soporifero dominio dei gemelli di gomma Murray-Djokovic, non si assisteva ad un tale interesse prima di uno Slam.
E non lo dico tanto per dire, credetemi.
Una serie di fattori, decisivi o meno che siano, hanno riportato alla luce l’antica passione che muoveva infinite orde di seguaci affamati.
Gli esperti (cioè la mia antifrasi), definiscono questi Australian Open come imprevedibili.
A mente lucida, dunque, mi aspetterei neve, terra rossa e Bjorn Borg vincitore a sessant’anni. Invece no, non proprio.
Il pathos di questa edizione, sempre secondo i suddetti, sarebbe tutta racchiusa in una possibile vittoria del barone scozzese, perdente cronico delle finali australiane.
Sarò sincero, del vincitore, a meno che non sia, appunto, Borg, mi interessa poco.
Stimolante, invece, il possibile scontro tra le prime due teste di serie e le incarnazioni divine per eccellenza, Federer e Nadal, da poco usciti, con accordo comune, dall’ospizio in val di Susa in cui entrambi soggiornavano allegramente dallo scorso Ottobre.
Per scongiurare l’orribile ipotesi sembra che Djokovic, in balia di una crisi di nervi nonostante il fondamentale titolo di Doha, si trovi da quasi una settimana tra le foreste della Tasmania, sigillato nella tana di un canguro, ormai assunto in via definitiva per rimpiazzare il vetusto Becker.
Sarà anche il turno della nuova generazione, finalmente capace, con le relative eccezioni, di raggiungere la seconda settimana (Pouille, poi, è una cristallina garanzia). Sono seriamente intenzionato ad avere un occhio di riguardo per questa categoria, con la speranza di trovare qualche Safin nascosto tra i Simon.
I miei colleghi dicono che Medvedev, russo ventenne di due metri, abbia talento. Non l’ho mai visto giocare, ma in Australia, suo primo Slam, mi prometto di farlo. Vi farò sapere.
Preferisco invece non proferire parola riguardo al tabellone femminile.
Come ampiamente predetto, la Kerber viene a presa a pallate (menzione d’onore a Daria Kasatkina), Serena pensa a taco, tortilla e matrimonio, Ivanovic si è ritirata, Sharapova e Azarenka sono fuori.
Vuoi vedere che lo vince la Radwanska?
No, sarebbe un epilogo troppo perfetto ed il Male (cioè Simona Halep), è già pronto a distruggerlo.
Mi divertirò, dunque.
Ma vi prego, non fatemi vedere Dolgopolov.

Nicola Corradi

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Nicola Corradi

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