Parigi ha sempre il suo fascino. Il tramonto, la Tour Eiffel, gli Champs Elysèes. Il tutto, nei classici quindici giorni che concludono la stagione su terra rossa, viene condito da una titanica dose di tennis giocato, che inonda, con beltà e devozione, la Francia ed il mondo intero. Giunti a metà torneo, sembra logico trarre le prime conclusioni, analizzando con cura i dettagli più delicati.
-Rafa Nadal, nei primi dodici set giocati e vinti, lascia per strada solo 20 game. Verrebbe da chiedersi chi, tra i rimasti in tabellone, potrebbe batterlo. L’unico nome per me papabile rimane quello di Djokovic, che, nonostante disfatte e problemi di ogni sorta, ha il gioco ed il carattere per poter impensierire il maiorchino. In caso di semifinale tra i due, ovviamente, il favorito sarebbe Nadal, che vincendo quel match avrebbe strada spianata verso la conquista della Storia.
-Cici Bellis è la giovane che più mi ha colpito in questo torneo. Carattere e buoni colpi tra i quali non si individuano, come solitamente accade, scriteriate pallate irrazionali. Ha 18 anni, compiuti da poco, ed una solidità non indifferente. Nel circuito femminile, il futuro bussa già prepotentemente alla porta.
-Fognini ha fatto ciò che doveva fare. Nel primo set, opposto a Wawrinka, ha giocato ad un ritmo che non gli appartiene. Certo, avrebbe potuto chiuderlo e partire in vantaggio, ma la storia del match non sarebbe cambiata. Lo svizzero è semplicemente più forte, motivo per cui, in questa situazione, colpevolizzarlo è assolutamente insensato.
-Angelique Kerber, numero 1 del mondo (è sempre bene ricordarlo), esce al primo turno per mano di Ekaterina Makarova, vincendo, in due set, quattro game totali. Nelle ore successive al fallimento si sentiranno infiniti elogi alla vincente, imbattibile interprete di un tennis d’altri tempi finalmente tornata alla gloria del passato. La russa, al turno successivo, perderà 6-2 6-2 dall’ucraina Tsurenko. Non è di certo un fenomeno, la Makarova.
È infatti la Kerber ad essere, attualmente, ai limiti della decenza.
-Del Potro, in ogni situazione, viene elogiato. Facile è, infatti, lasciarsi coinvolgere dalla triste storia del gigante argentino e farsi trasportare dall’emozione. A livello di glaciale aspetto tecnico, però, questo Delpo non è più, purtroppo, un giocatore da top 10. Troppo fragile è il rovescio, costantemente giocato in difensiva predisposizione. Nemmeno per un Murray regredito esponenzialmente è stato un problema vincere in tre set, e ciò basta per comprendere realmente quale sia l’attuale stato del nativo di Tandil.
-La Radwanska, portatrice sana di bellezza e perfezione iconoclasta, è anche più costante perdente della storia. Opposta ad Alize Cornet, eletta senza esitazione come giocatrice più antipatica del circuito, subisce un mortifero 6-2 6-1, incassando gli odiosi urletti della sopravvalutata francese. Non smetto, comunque, di incoraggiare la soffice Aga. Sull’erba, con tagli, taglietti e dolci carezze, sarà tutta un’altra storia.
-Caroline Wozniacki è ai quarti di finale dopo aver superato, in una partita ricca di qualità, Svetlana Kuznetsova. La biondissima e dolce danese, tramutata in maliziosa giocatrice nel match con la Bellis, ha dimostrato, in questo torneo, miglioramenti degni di nota. Il back, che esteticamente rimane terribile, sembra però più tagliente, con sapienza alternato, e qui sì che abbiamo una notizia, a pregevoli e intelligenti smorzate. Chissà che la ex numero 1, orfana di uno Slam eternamente bramato, non raggiunga il successo nel Major a lei meno congeniale. Sarebbe un paradosso, certo, ma in un circuito nel quale la Kerber domina le classifiche mondiali, puo’ davvero succedere di tutto.