Ernesto Pellegrini
Ciao Roberto e Nicola, si è concluso da poco il Master di Roma che ha visto vincere fra le donne Elina Svitolina. Tracciamo un bilancio sulle sorprese e le delusioni di questa edizione.
Nicola Corradi
Apparentemente potrebbe sembrare un’edizione strana, questa di Roma. Vince una ragazza fuori dalle top 10, cadono indissolubilmente le giocatrici di rilievo. In realtà, le sorprese sono tali fino ad un certo punto. La Svitolina è prima nella Race e, pur non essendo la futura dominatrice del tennis mondiale, è racchiusa in quel folto gruppo di giocatrici che, da qui in avanti, avranno la possibilità di vincere i tornei.
La delusione più grande è senza dubbio la Kerber. Una numero 1 del mondo che raccatta quattro giochi al secondo turno prendendo anche un 6-0 è la lampante dimostrazione di quanto, attualmente, il livello di gioco sia infimo.
Perché il tennis femminile attrae sempre meno pubblico? Perché mancano personalità degne di nota. Le sorprese, di tanto in tanto, donano nuova linfa allo sport, ma una vincitrice diversa ad ogni appuntamento non può fare altro che rendere il circuito femminile, agli occhi degli appassionati, un plumbeo ammasso di apatiche picchiatrici senza carisma.
Roberto Arduini
Questa edizione di Roma ha ancora dato conferma del momento negativo del movimento, con pochissimo interesse da parte dei media e del pubblico, con arene (stiamo parlando di Roma, con tanto calore del pubblico, non Miami) praticamente vuote. Le assenze della Williams e della Azarenka in primis, per non dimenticarci della Kvitova, non aiutano di certo. Con out la Sharapova nel secondo turno (ero presente allo stadio e posso dire che era l’unica volta che era tutto pieno lo stadio per un match femminile), l’attenzione si è abbassata notevolmente. Poi mettiamoci anche lo zampino delle italiane, che escono malamente, Con una nota di merito alla Chiesa per un buon match con la Tsurenko. Senza tutte le big, si è dato vita a match tra outsider, eccezion fatta per la Halep, che nonostante la sconfitta di oggi, rimane a mio avviso la favorita per Parigi. La Svitolina è stata perfetta durante tutta la settimana, con un pizzico di fortuna oggi. Probabilmente senza l’infortunio della rumena oggi avrebbe perso. Tralasciando le finaliste, la buona notizia ce le da una spagnola, appena ritornata ad alti livelli dopo un anno (si, da giugno 2016) buio e con scarsi risultati. Garbine Muguruza è tornata, o per lo meno, è tornata ad incidere e a vincere in maniera continua, ma il suo gioco non convince ancora del tutto, deve maturare mentalmente. La Pliskova ha perso ancora una volta una occasione per vincere e dare una scossa alla sua classifica e stagione che dovrebbe essere la stagione della consacrazione. Facendo un quadro potremmo dire che questo torneo ci ha dato domande, non risposte. Senza le big, con le giovani che faticano, come sarà il futuro? Il tennis femminile è in netto calo, cosa fare? Sarà il Roland Garros meno seguito in tutta la storia in campo femminile, con le assenze pesanti di Sharapova, Williams, Azarenka e Kvitova? E per finire, della nostra Italia gloriosa, che fine sarà?
Ernesto
Oltre all’evidente strapotere fisico, Serena Williams ha dominato negli anni nel circuito grazie alla continuità di risultati. Cosa manca alle giocatrici attuali per riuscirci? Questione di testa, di coach o altro?
Roberto
Dipende dai casi. Ma nelle giocatrici giovani manca l’equilibrio. Prendo sempre come esempio la Muguruza, che è particolare rispetto le altre. La spagnola ha un gioco completamente offensivo, con i piedi sempre e comunque dentro il campo. Lei gioca sempre il vincente e questo comporta ovviamente una percentuale di errori altissima. In questo caso se la spagnola migliora il gioco, può diventare imbattibile, trovare l’equilibrio giusto e fare la scelta giusta al momento opportuno non è facile. Bouchard stessa cosa, è una questione di equilibrio mentale. Le grandi giocatrici si sono sempre fatte riconoscere per continuità ed equilibrio mentale, cosa che ad esempio anche la nostra italiana Giorgi, non fa. Come la Muguruza, la Giorgi è un talento indiscusso, ma il suo gioco è troppo spericolato e fuori dal ragionamento del tennis. Molte tenniste non hanno ancora capito che questo sport è equilibrio, non prendere a pallata ogni giocatrice. Muguruza, Bouchard e Giorgi sono solo alcuni dei casi eccezionali di questo tennis femminile, privo di interesse. La Svitolina, nonostante sia di gran lunga come talento inferiore a queste giocatrici, è il caso “vincente”, lei non è un talento cristallino come una Muguruza, ma ha equilibrio in quel che fa, solida mentalmente e attua sempre le decisioni giuste. Non a caso, una tennista con questa targhetta ha il nome di Simona Halep, che sta dominando in questo periodo. Dunque facendo un resoconto oserei dirti che è questione di testa ed equilibrio, che sono la causa dello stile di gioco, che è semplicemente una conseguenza di queste caratteristiche che rendono una giocatrice vincente.
Nicola
Sono sostanzialmente d’accordo con Roberto. La Giorgi, tempo fa, dichiarò “Io gioco il mio gioco, non mi interessa l’avversaria“. I risultati, con questo atteggiamento, quali sono? Vittorie estemporanee condite da miriadi di sconfitte con giocatrici mediocri. Sparare scriteriate pallate non è la tattica vincente, almeno non in questo periodo.
Per assurdo, in un panorama nel quale la maggior parte delle tenniste interpreta un gioco di ottuso ed illogico attacco (spesso per limiti tecnici sin troppo evidenti), le regolariste ottengono più successi.
La solidità, al momento, è il fattore in più, perché le bordate, in generale, sanno ormai tirarle tutte.
Roberto
Credo che questo rispecchi il Momento del tennis femminile.
Ernesto
Federer ha avuto bisogno prima di Edberg poi di Ljubicic per trovare nuove soluzioni, gestire meglio gli scambi e risparmiare energie, Nadal si affida a Moya, Djokovic ad Agassi. Tra le donne la Kerber tempo fa si affidò a Steffi Graf con ottimi risultati. Può essere una ex vincente del passato a risollevare il movimento femminile, seguendo una delle Top Player? Nel caso quale?
Nicola
Parto da un concetto molto semplice. Per quanto mi riguarda, ex giocatori di questa rilevanza possono essere assunti come coach solo da campioni altrettanto grandi. Edberg, Becker, Moya e lo stesso Agassi, per la loro imponente storia sportiva, esercitano un peso notevole che, se gettato sulle spalle di tennisti normali, può rivelarsi controproducente e portare a complessi di inferiorità.
Indubbiamente, un uomo che è stato tennista di primo livello porta con sè alcune sensazioni, ricavate da anni e anni di gioco e competizione.
Le sensazioni sono, dunque, il fattore in più per il quale nomi di questa caratura vengono affiancati a quelli attuali.
Quando ormai, a livello tecnico, non c’è più nulla da insegnare, è l’empatia ciò su cui un allenatore deve far affidamento.
Capire e comprendere il proprio giocatore è l’aspetto sul quale risulta più difficile lavorare, e questo è ciò che, un ex tennista, è in grado di fare più di chiunque altro. Se dovessi comunque fare un nome tra le ex tenniste direi Chris Evert.
Roberto
Nicola ha ragione. Il mio punto di vista è che questi ex tennisti possano guidare determinati giocatori. A me Agassi-Djoko piace, piace perché più o meno hanno una storia e tipo di gioco uguale (in linea di massimo ovvio). In questo caso si, assolutamente, perché a Djokovic serve una scossa mentale, non c’entra nulla il gioco. Agassi sa come risalire dopo esser sprofondato in classifica e nel gioco. Nel complesso credo che un giocatore “normale” non può affidarsi ad un ex campione. Il nome che porterebbe a difendere sarebbe un peso, e il giocatore passerebbe in secondo piano, e dunque verrebbe in primo piano l’allenatore. I cambiamenti, come succede anche nel calcio, a volte portano i frutti, a volte no. Il rapporto allenatore-giocatore deve essere un rapporto stretto, come un padre ed un figlio. Nadal, Federer, Djoko e fenomeni vari possono permettersi questi cambiamenti, un giocatore già sotto i primi 20, no.
Ernesto
Intanto torna la Azarenka …
Nicola
Torna l’Azarenka ed il plumbeo pubblico può esultare di nuovo. Piaccia o non piaccia, Vika è una grande giocatrice, l’unica, per gioco e personalità, ad essere stata in grado di mettere più volte a repentaglio il ciclopico dominio di Serena.
Attualmente, salvo alcune rarissime eccezioni (leggasi Radwanska, ma sono troppo di parte), il tennis femminile è rappresentato da insipide meteore. La bielorussa ha dimostrato, nel corso della carriera, di possedere, oltre ad eccelse doti tecniche, anche costanza e carisma per reggere le redini del circuito.
In più, non sottovalutiamo le varie rivalità che la vedono protagonista, prima su tutte quella con la Sharapova.
Mediaticamente e sotto l’aspetto meramente sportivo, l’Azarenka è una donna forte, ed il suo ritorno potrà soltanto giovare all’attuale e statica situazione.
Roberto
Finalmente! Ritorna una di quelle giocatrici che può rianimare una intera platea. Da qui per lei inizia una seconda carriera tennistica, e ha tutte le carte in regola per migliorare quel che ha fatto fino ad ora. Se andiamo a vedere che Vika e Sharapova hanno ancora molti anni davanti, la cosa non può che confortarci e darci stimoli per continuare a seguire il tennis al femminile. Credo che possa ricominciare una bella lotta per le prime posizioni, con Pliskova che può inserirsi tra questo pacchetto di giocatrici.
Ernesto
Tra gli uomini è tornato Djokovic con un buon torneo a Roma, un nuovo sponsor tecnico ed un nuovo coach. Un taglio necessario col passato?
Roberto
Necessario. Inutile girarci intorno, Nole è apparso scarico fisicamente e mentalmente, come se in questo periodo ha avuto la pancia piena. Sono sensazioni personali ovvio, ma si deve riflettere su questo. Il serbo ha vinto tutto quello che si poteva vincere in tutti questi anni, compiendo un vero e proprio ciclo. Ora comincia un nuovo ciclo per lui, e tutta questa rivoluzione è fatta apposta per ricominciare e tornare a vincere. Si, Nole può tornare di nuovo un vincente.
Nicola
La semifinale con Thiem mi aveva illuso, ma quello di Roma, per Djokovic, non è stato un buon torneo. A tratti imbarazzante con Bedene, lievemente meglio con Bautista Agut e Del Potro, ma nuovamente vacuo in finale con Zverev.
Questi cambiamenti a staff e sponsor appaiono, ai miei occhi, come l’ennesimo tentativo da parte del serbo di trovare nuovi stimoli. Basterà questo? Non credo.
Il problema per Nole, ora, è recuperare la linfa che l’aveva reso un indistruttibile muro gommoso. Ovviamente non è un problema tecnico, ma di confusione mentale.
Recuperare la stabilità è un processo intricato, ma, prima o poi, tornerà a vincere un grande torneo.
Roberto
Hai ragione Nicola, però credo che il torneo di Roma è stato decente, rispetto tutti i tornei che ha affrontato da quando è in crisi. Bedene era il primo match e si sa, il primo match è sempre duro e l’avversario non era facile, ricordiamoci che Bedene veniva da una semifinale non lontana a Budapest e buone partite in primis con Raonic. Con Bautista, uno che ha sempre sofferto (vedi a Ottobre in Cina) ha giocato benissimo. Con DelPo perfetto, ho veramente rivisto il Nole di sempre, e ricordiamoci che l’interruzione per pioggia poteva andare contro il serbo. Con Zverev a tratti inguardabile, ma io non do le colpe a lui, ma meriti al tedesco, che ha per me fatto la partita perfetta tatticamente.
Nicola
Roberto ho visto la partita con Bedene. La diversità di pesantezza di palla, tra i due, era impressionante. Nonostante questo, però, Nole si è fatto attaccare dall’inglese, sintomo che, come poi successo in finale, la confusione tattica e l’insicurezza dominino, ancora, sulla sicurezza e la solidità che l’hanno contraddistinto lungo il corso della carriera.
È stato un serbo migliore di quello visto dallo scorso Agosto, certo, ma solo perché, oggettivamente parlando, in quel periodo pareva essere un giocatore a tratti nullo.
Ernesto
Zverev cresce in fretta …
Nicola
Zverev cresce in fretta, senza dubbio. Come bagaglio tecnico, attualmente, ha meno colpi di Thiem, Kyrgios ed il candido Pouille, eletto come mio pupillo ben consapevole che, essendo francese, mai arriverà alla costante successo nei grandi appuntamenti.
Punta tutto, però, sulla lapalissiana efficacia di servizio e rovescio, fusi ad un’intrigante e solida sfrontatezza che mi ricorda, a tratti, Ivan Lendl. Sasha, tra i suoi coetanei, non sarà infatti mai il più amato, ma, facilmente, sarà colui che vincerà più di tutti.
Vedo ancora grandi margini di miglioramento, partendo dal diritto, al momento troppo macchinoso e spesso impattato portando il peso all’indietro, sino ad arrivare al gioco di volo, attualmente inesistente. Il fisico, che necessita un rinforzo a livello muscolare, lo aiuterà.
Nonostante la sua superficie mai sarà la terra rossa, abbiamo probabilmente assistito, nella finale di domenica, ad un piccolo passaggio di consegne.
Roberto
Se devo essere sincero, non me l’aspettavo. Zverev è si forte, ma non credevo che fosse già pronto a vincere, Montecarlo aveva fatto fare al fenomeno tedesco un bel passo indietro! È stato bravo ad approfittare del momento: Nadal che esce di scena con Thiem, Murray assente, le assenze dei francesi e un Wawrinka che non riesce a vincere più di 2 partite consecutive. Per finire, in finale ha trovato Djokovic, non il miglior Nole è vero, ma l’esame era di quelli difficili da superare, e lo ha fatto. Non so dirvi cosa succederà ora, ma credo che il Roland Garros sarà un banco di prova importante per il tedesco, che deve migliorare sotto l’aspetto della continuità. Al momento ha troppi passaggi a vuoto durante il match, che con giocatori di livello, possono essere decisivi. Attendiamo per dargli la consacrazione.
Ernesto
Zverev, Thiem e Kyrgios i nuovi Fab 3 … o vedete un quarto (Sock)?
Nicola
In realtà ho qualche dubbio su Kyrgios. Potenzialmente sarebbe in grado, in un futuro prossimo, di ambire alla vetta della classifica, ma, al tempo stesso, potrebbe dimostrarsi fragile (alla stregua di Paire, per intenderci) e non riuscire a raggiungere l’eccellenza. Sock mi è indifferente. Classico americano che, come stile di gioco, mai sarà in grado di mettere costantemente in difficoltà i giocatori di vertice.
Ai tre citatati, al momento, aggiungo solo Pouille, anche se tanti giovani, da Tiafoe a Shapovalov, inizieranno gradualmente ad emergere.
Roberto
Come Nicola ho seri dubbi su Kyrgios. Lasciamo stare ieri, ma il ragazzo gioca troppo d’istinto, e con Nadal questo istinto lo ha penalizzato e non di poco. Kyrgios è incostante e non ancora pronto per essere un top 3. Per caratteristiche vanno bene Thiem e Zverev. Un altro incomodo è Tiafoe, ma fino ad oggi non ci ha dato dati a sufficienza. Coric sarà un top 20, Shapolavov non convince e Donaldson mi sembra un giocatore “normale”. Kyrgios ci darà risposte entro il 2019.
Ernesto
Secondo voi per stile di gioco e mentalità, è possibile accostare i migliori della NextGen ai Top Player? Credete che nel circuito vi sia il nuovo Federer o il nuovo Nadal?
Roberto
Assolutamente no. I giocatori di oggi sono giocatori ben diversi, che basano tutto sulla potenza e cambi di ritmo e direzione improvvisi. Non ricordo di aver visto campioni del passato e di oggi che sono come Zverev, Thiem e via dicendo, anche al servizio per fare un esempio banale.
Nicola
Non si possono paragonare questi giocatori agli attuali top player. Giocano un altro tennis e su questo mi trovo d’accordo con Roberto. Sono ugualmente interessanti, però, perché con Zverev, Thiem, Kyrgios e Pouille assistiamo a quattro modi diversi di interpretare e costruire il gioco.
Sento spesso proclami nostalgici e diffidenti nei confronti del tennis che verrà, ma, al contrario, sono sicuro che anche le nuove leve sapranno farci divertire.
Roberto
Vero Nicola, ma credo che questo tennis di oggi sia leggermente brutto da vedere, nonostante sia divertente.
Nicola
Roberto Arduini credo dipenda da ciò che si è abituati a vedere e ritenere “bello”. Guardare oggi Roger e domani Zverev non sarà la stessa cosa, certo, perché ci troveremmo di fronte a due tipologie di gioco agli antipodi, ma sento di non essere blasfemo nel dire che, osservando il tedesco, si possano trovare particolarità che nello svizzero risultano mancanti.
È solo un esempio, ovvio, ma aspetterei ad etichettare come “brutto” il nuovo solo perché tale.
Ernesto
Grazie mille ragazzi!