Non voglio narrare la storia del femminismo e della ‘guerra dei sessi’. Ne verrebbe fuori un articolo infinito. Però, quando nel 2007 Wimbledon e Roland Garros allinearono per ultimi i montepremi maschili e femminili, tutto sembrò risolto. Le donne avrebbero guadagnato come gli uomini. La parità. Ma non tutto andò per il verso giusto…
Nel 2012 scoppia la bomba: Gilles Simon, rappresentante dell’Atp, puntualizza che gli uomini passano più tempo (“il doppio”) sui campi da tennis e che, nonostante gli eventuali cinque set giocati negli Slam, guadagnano la stessa cifra. Non ci sta. “Non si tratta solo del mio parere, ma di quello di quasi tutti all’interno dello spogliatoio”. Il suo discorso, ben più ampio di quanto è poi ‘passato alla storia’ è stato ulteriormente approfondito nei mesi successivi: “Io penso che in questo momento il tennis maschile sia più interessante del femminile. E, come in ogni attività commerciale, i pagamenti devono rispecchiare l’interesse generato. Non è una questione di lunghezza delle partite”. Indimenticabile la risposta al vetriolo di Maria Sharapova: “Credo proprio che le mie partite abbiano più spettatori delle sue“. Al coro si è poi aggiunto Andy Murray: “Penso che le donne dovrebbero giocare al meglio dei cinque set negli Slam, non vedo perché non lo possano fare. Non si tratta di avere meno mezzi fisici, ma di competere in due sport diversi”.
Di fronte a questo pressing reagì Stacey Allaster, boss della Wta. “Siamo pronte a far giocare cinque set anche nel circuito femminile. Se gli organizzatori degli Slam ce lo chiederanno, ne discuteremo”. Una provocazione, sicuramente. Ma non sarebbe una novità: già negli anni ’80-’90 alcune partite, come quelle al Master di fine anno, erano al meglio dei cinque set.
Sono tanti gli spunti da mettere al fuoco. E qualche domanda mi sorge spontanea… Il pubblico vuole questo? Gradirebbe vedere un Vesnina-Erakovic per tre-quattro ore? Probabilmente no, ma non credo che un Carreno Busta vs Lorenzi sia più eccitante. Eppure ad ogni Slam siamo inondati di match di primi e secondi turni che terminano al quinto. Non sarebbe, però, eccitante una finale Serena Williams – Maria Sharapova al quinto? O una sfida a suon di mitragliate al quinto tra la Azarenka e la Kvitova? La risposta è sì, almeno per i più. Allora si potrebbe pensare a una soluzione del genere a partire dalle fasi calde degli Slam, ad esempio dai quarti. In modo da soddisfare le esigenze del pubblico, degli organizzatori (è già arduo completare la programmazione con lo schema attuale, figuriamoci se si giocasse al meglio dei cinque sin dai primi turni) e dei proprietari dei diritti tv, da sempre contrari all’estensione dei set per le donne (perché, ovviamente, potrebbero trasmettere molte meno partite di quanto fanno attualmente).
Faccio un’altra domanda, convinto di non attirare le ire di qualche femminista dell’ultima ora. Ci si scandalizza forse se i modelli guadagnano meno delle modelle? No, perché le modelle garantiscono un giro d’affari più significativo. Lo sport è un servizio pubblico? E’ misogino Stakhovsky se dice “vorrei che gli uomini guadagnassero di più, perché il nostro circuito ha un valore maggiore. Il tennis maschile porta più soldi, spettacolo e interesse. Perché le donne devono guadagnare altrettanto solo perché giocano nel nostro stesso posto?” o solo crudo?
Domande aperte, come nella letteratura moderna. Diamo ora un’occhiata a qualche dichiarazione, più o meno recente, sulla questione. Divido, spinto da un innato spirito schematico, tra i PRO e i CONTRO.
PRO
Caroline Wozniacki: “Io sono aperta all’idea. Mi sento in buona forma per giocare cinque set se devo farlo”.
Judy Murray: “Le donne sono pronte ad affrontare sfide al meglio dei cinque set, soprattutto quando c’è uno spettacolo come la finale di uno Slam“. Dichiarazione recentissima, rilasciata dopo la disarmante e rapidissima vittoria della Kvitova contro la Bouchard in quel di Londra.
Venus Williams: “Non ho nessun problema al riguardo. Se devo giocare al meglio dei tre set, gioco al meglio dei tre set. Se la formula dei cinque viene considerata migliore, gioco anche cinque set. Sarà ugualmente bello”.
Angelique Kerber: “Penso che siamo abbastanza forti e in forma per giocare cinque set“.
Serena Williams: “Siamo pronte a giocare match al meglio dei cinque set. Ci sono tante tenniste favorevoli. Siamo disposte ad accettare qualsiasi condizione”.
Sara Errani: “Assolutamente sì. Noi donne saremmo in grado di giocare quanto gli uomini, perché anche noi siamo molto allenate. E poi i cinque set convengono ai più forti, alla lunga hai più tempo di recuperare se le cose si mettono male”.
CONTRO
Petra Kvitova: “Non so se sono pronta. Oggi le top 50 sono molto più competitive e i match sono equilibrati. Credo che avrei bisogno di più energia per giocare sulla lunga distanza”.
Maria Sharapova, la prima a cambiare le carte in tavola e a porre la questione dall’altro punto di vista: “Tutti dicono che le donne dovrebbero giocare cinque set a livello Slam, ma se invece fossero gli uomini a giocarne solo tre? Giocando sulla breve distanza le partite diventerebbero molto più interessanti e crescerebbe in maniera esponenziale limportanza del primo set. Nella maggior parte dei match al meglio dei cinque set il primo è sempre quasi irrilevante, ha unimportanza limitata mentre, invece, giocando solo tre set il risultato del primo parziale potrebbe già diventare decisivo. Inoltre, nel tennis maschile il problema del logorio fisico è molto comune ed un match al quinto set può seriamente sfiancarti e lasciarti senza energie. Giocando solo tre set, invece, la fatica sarebbe minore ed il fisico ne gioverebbe senza alcun dubbio.
Vika Azarenka: “Io sono dell’opinione che siamo comunque pronte a giocare, in qualsiasi condizione: penso soltanto che giocare al meglio dei cinque set sia problematico per la nostra programmazione e per l’organizzazione in sé dei tornei. Forse potrebbero i maschi passare ai tre set, sarebbe più interessante vederli sulla distanza breve”.
Marion Bartoli, dopo il suo ritiro (quindi in buona fede): “Per favore, non dateci i cinque set. Una donna non può avere le stesse capacità fisiche di un uomo. Non è umanamente possibile, non si può chiedere a una donna di giocare per sei ore. Ok, per una partita, forse. La finale, sono d’accordo. La finale sì, se si vuole aggiungere ai match un po’ di dramma e fare qualcosa di speciale. Ma sette partite proprio no”.
E poi c’è Federer, che chiede più tornei in cinque set, ma in ambito Atp. “Si dovrebbe iniziare a parlarne, aprire un dibattito”. Credo che sia una chiusa perfettamente zen per un tema spinoso ma interessante.