US OPEN Amarcord, 1992: la semifinale tra Edberg e Chang, il match più lungo della storia del torneo

Stefan Edberg n. 2 del mondo tornava a New York per difendere il titolo conquistato nel 1991. A differenza però dell’anno precedente dove aveva dominato ogni avversario, lo svedese dovette lottare in ogni match. A impegnarlo maggiormente fu però in semifinale il 20enne Michael Chang, sconfitto al termine di una vera e propria maratona tennistica ( 6-7 7-5 7-6 5-7 6-4) in quello che rimane il match più lungo della storia del torneo con le sue 5 ore e 26 minuti.
Il serve and volley di Edberg contro le risposte e i passanti di Chang, sulla carta un incontro intrigante. Nel primo set l’americano, sempre in controllo, si portò sul 5-2, prima di aggiudicarsi il tie-break grazie ad una splendida risposta di dritto approfittando anche di 8 doppi falli commessi dal suo rivale in un solo parziale. Edberg, uno che certamente non mollava, mise in campo 8 prime su 8 portandosi avanti per 4-0, prima di spegnere ogni tentativo di rimonta di Chang pareggiando i conti grazie al set vinto per 7-5. Per un pò sembrava che lo svedese riuscisse ad aggiudicarsi anche il quarto set ponendo fine a questa partita terribile.

L’attuale coach di Federer però non fu dello stesso avviso, commettendo qualche errore di troppo alla fine del quarto set. Si andò dunque al quinto, nel quale Edberg sembrava stanco, in svantaggio di due break. Al campione del Roland Garros 1898  mancò però la forza mentale per chiudere, consentendo ad un falloso Stefan di riconfermarsi in finale. Sia chiaro, non si trattò di un match da ricordare per la qualità di tennis espressa, come dimostrano i 18 doppi falli di Edberg e i tanti gratuiti da entrambe le parti. A volte il livello di gioco è così atroce che si  prega che la partita finisca. Fu il caso di questo match, un dramma infinito, con 60 games disputati, 404 punti giocati. Entrambi si sarebbero meritati il diritto di giocare di nuovo.

Edberg, di solito il tennista più elegante e stabile del circuito, sembrava essere un giocatore diverso. Neanche il suo servizio funzionava: 18 doppi falli, davvero troppi per uno come lui. E poi c’era Chang, la macchina umana, che  normalmente sarebbe salita anche sulla tribuna per recuperare una palla, ma quel giorno non correva più. Lo svedese fu però più forte di tutto. “La partita più lunga, la più dura da vincere. Devi dare molto. Ho avuto opportunità, anche lui ne ha avute.  È stato incredibile”, dichiarò a fine match Stefan, atteso ancora da un altro incontro, il quarto in quattro giorni. Il giorno seguente Edberg tornò e battendo in finale il beniamino di casa Sampras si aggiudicò il secondo titolo a New York, l’ultimo Slam della carriera.

Giulia Micheli

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