Roger Federer ha perso, nella nottata italiana, contro John Millman. Già alcuni giorni fa avevamo parlato di questo giocatore australiano, ventinovenne e numero 55 del mondo, che nel match di secondo turno aveva battuto uno spento Fabio Fognini di cui, come sempre, si è esaminato ogni singolo capello non stringendo, probabilmente abbastanza, il focus su una prestazione convincente allora, come ieri sera, di un atleta che paradossalmente può essere definito un lucky winner. Lo svizzero dal canto suo, primo set a parte, ha disputato una partita strana, instabile, altalenante, poco determinata e per di più condita da una valanga di errori gratuiti (77) e da una prima di servizio che assomigliava a quella del 2013, quando però era risaputo che il campione di Basilea combatteva giornalmente con dei fastidi alla schiena di non poco conto. Ma qui i problemi fisici c’entrano poco, dato che lo stesso Federer ha più volte dichiarato di non risentire di alcun acciacco e di stare bene, di sentirsi motivato e di essere contento di poter giocare ad alti livelli e con ottimi avversari, ma da Indian Wells qualcosa si è inceppato e non a livello atletico, quanto a livello mentale. La prima sconfitta pesante, infatti, risale alla finale in California dove Roger, da campione in carica, non ha sfruttato il match point a favore, consegnando così la vittoria ad un grande Juan Martin Del Potro. Ai tempi pareva solo un piccolo incidente di percorso, data la caratura dell’avversario, ma lo scivolone si è poi ripetuto a Miami, perdendo contro Thanasi Kokkinakis che da quel giorno è nuovamente sparito dalla scena, passando per Halle dove un buon Borna Coric si è accaparrato il primo titolo di peso della carriera contro un Federer troppo falloso, nervoso e che già durante il torneo aveva mostrato degli scricchiolii sul piano tattico. A Wimbledon, poi, la sconfitta con Anderson è stata ancora più cocente, peggiore di quella subita ad Indian Wells, in quanto avvenuta dopo essere stato avanti di due set a zero, non aver convertito un match point e non aver verticalizzato il break di vantaggio nella quarta frazione. Cincinnati fa meno testo, in quanto è stata una partita dominata da un avversario estremamente competitivo, fresco campione slam, assetato di rivalsa, in cerca della gloria eterna data dal Career Masters Mille e che sa molto bene come fare per battere il fenomeno elvetico. Ma in quella finale si era già intravista la piega presa dal tennis del basilese, ovvero la tendenza a commettere errori non forzati in modo massiccio, soprattutto in risposta e in ribattuta, indice di un tennis frettoloso, poco ragionato e a corto di quella pazienza che, con i contrattaccanti da fondo, è necessaria onde evitare la resa finale (la fretta di chiudere contro la paura di perdere). Il match di ieri è stato un sunto di tutto ciò che si è visto da Marzo in poi, ovvero un Federer che piano piano si è sgretolato, a cui è rimasta poca dell’aggressività messa in campo dal Gennaio 2017, rinfrancata da quella buona dose di cattiveria agonistica che gli ha permesso di proseguire in maniera eccelsa fino al titolo conquistato in Febbraio a Rotterdam. Fino a quel momento, anche se non giocava benissimo vinceva, anche se partiva male recuperava, anche se era in difficoltà reagiva e anche se non ne aveva bisogno andava alla caccia di record su record. Di quel Roger ora resta poco, intrappolato in una regnatela di incertezze tecnico-tattiche che gli impediscono di chiudere quando deve. Si è parlato tanto, in passato, del famoso killer instinct, di quel famigerato blood flavour che lui, rispetto a Nadal e Djokovic, è parso sviluppare in modo meno incisivo. Ma ieri anche il caldo ha fatto la sua parte, un’umidità pazzesca (stimata intorno al 90%) che ha ridotto la già pur precaria freschezza fisica e la sudata lucidità mentale di Federer. Un caldo irreale che quasi sempre il pluricampione slam ha affrontato serenamente, ma non ieri sera, tramortito da un’ondata di afa che gli ha quasi tolto il respiro.
LA CONFERENZA STAMPA
Ho avuto problemi con le condizioni: il clima era molto caldo e soprattutto molto umido. Era una di quelle serate in cui avevo l’impressione di non trovare aria. E’ una delle poche volte che mi accade. Non riuscivo a stare bene in campo, sudavo tantissimo e perdevo subito le energie. John ha saputo reagire meglio di me a queste condizioni, probabilmente perché arriva da uno dei luoghi più umidi della terra, ovvero Brisbane (sorride). So che è brutto dirlo, ma ad un certo punto speravo che la partita finisse. Quando ci si sente così è come se tutto fosse spento. Mi sono allenato in condizioni anche più difficili di questa, ho giocato di giorno qui quando ci sono più di 40°C, ma oggi non era proprio giornata, il mio corpo non ne poteva più. Credo che da quando esiste il tetto, circoli meno aria. Siamo tutti sempre sudati, maglietta e pantaloncini sono impregnati di sudore. La partita è stata dura, se fossi riuscito a portarmi sul 2-0 forse questo avrebbe cambiato le cose, ma John ha fatto un gran match. A Cincinnati è andata bene, con condizioni rapide dove era difficile trovare il ritmo: è andata meno bene in finale con Djokovic. Qui invece ha fatto troppo caldo, ma non è grave, succede. Bisogna andare avanti: sono contento di potermi riposare per poi tornare per la Laver Cup e finire bene la stagione.
I MERITI DI MILLMAN
Non siamo abituati a sentir parlare Federer così; lui di solito nella sconfitta trova una ragione tecnica importante, oppure rinforza i meriti dell’avversario che lo ha portato a giocare male, ma il sentirgli dire che “non vedeva l’ora che la partita finisse” suona strano per un campione come lui, che a 37 anni dimostra ancora la leggiadria di un ragazzino quando scende in campo e che nei recuperi si mostra più reattivo di un Kyrgios ventitreenne, come dimostrato solo due giorni fa. Sicuramente siamo di fronte da un Roger stanco e scarico, ad un tennista che per 14 mesi (dagli AO 2017 fino ad Indian Wells 2018) ha dato tutto e ha vinto tutto, smantellando le precedenti, errate, affermazioni sul fatto che non avrebbe più vinto majors e non avrebbe retto il confronto con i giovani. Ora, indubbiamente, è un momento di crisi dovuta forse alle tante energie spese, al fatto che le aspettative su se stesso si sono allentate e che in questo slam il caldo torrido ha mietuto vittime a dismisura e, purtroppo, stavolta è toccato a lui. Ma una parte di responsabilità, per questa sconfitta, sono da attribuire al suo avversario che ha giocato molto bene; ha corso, ha coperto il campo in maniera magistrale e ha colpito di fino quando non sembrava possibile farlo. Millman, come tutti i tennisti del circuito, non è un giocatore da sottovalutare, perché è dotato di ottimi fondamentali e ha un carattere da lottatore. Ha saputo approfittare dei cali dell’avversario, cosa che non ha fatto Kachanov contro Nadal per esempio, e lo ha trascinato in una maratona lunga e faticosa, consapevole che solo così poteva portare a casa un risultato da sogno. A Federer si possono recriminare fortemente due passaggi a vuoto che gli sono costati il match: il break di vantaggio nel secondo set e la palla per salire 5-2 nel quarto, convertitasi in un incredibile controbreak. A conti fatti l’incontro si è deciso in quei frangenti. Ma questo non significa che oggi la carriera dello svizzero sia finita, non vuol dire che il suo fisico e la sua resistenza siano al capolinea e che perciò debba ritirarsi, come migliaia di super-esperti va cantando dal 2012. Significa che sta affrontando un momento no, come spesso capita nello sport, e che da qui deve ripartire per riattivare quella tattica vincente che lo ha traghettato, in quei famosi 14 mesi, non solo a vincere, ma ad esprimere un tennis stellare e godibile alla vista. Per ottenere questo deve però recuperare il dritto, colpo diventato ultimamente instabile e falloso, e il rovescio in top che ieri ha usato davvero troppo poco.
IL FUTURO
Le previsioni per l’avvenire le lasciamo ai cartomanti, com’è giusto che sia. Sicuramente allo stato dell’arte la stagione di Federer non si può considerare fallimentare, data l’età e i traguardi raggiunti (1 slam, 2 tornei, 3 finali e il numero 1 del ranking per altre 4 settimane). Il futuro parla di Laver Cup, di stagione indoor Euroasiatica e di ATP Finals, tornei al meglio dei tre set dove il tennista elvetico potrà dire ancora la sua. Quanto e cosa riuscirà a vincere è impossibile saperlo, ma un campione rimane tale anche nella sconfitta, perciò viene innaturale pensare che da oggi si sia chiuso un cerchio. L’obiettivo di Roger, come più volte dichiarato, restano le Olimpiadi di Tokyo nel 2020 e se lui stesso si dice sicuro di poterci arrivare perché dubitare che non sarà così? Come sempre è preferibile lasciare che tutto scorra, che ogni cosa occupi il posto naturale che le è stato affidato. Il tempo, come suo solito, sarà galantuomo e in tempi non sospetti saprà dirci se è ora di preoccuparci davvero oppure no. Ma l’ottimismo, come diceva qualcuno, è la risorsa dei vincenti, perciò la conclusione va lasciata a chi sente e sa di esserlo.
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Anche lui come gli altri ha sofferto il caldo ed anche l’umidità che ha fatto vittime illustri in questo Slam.Peccato perché da sportiva avrei voluto vedere disputare il quarto con Nole.Ora deve solo rifiatare…non si ritirerà possono stare tranquilli i suoi tifosi.
Oggettivamente è andato in apnea, ma quello smash non lo avrebbe sbagliato nemmeno ad occhi chiusi. Io, cmq, non sono pessimista. Non potrà vincere di nuovo tutto, ma che possa dire la sua è certo.
Si concordo con te… d’altronde i 77 errori commessi da Federer sono l epilogo di un match giocato non al meglio della forma fisica.
ma solo per lui è caldo ed umido per gli altri no??ma non dite cazzate ha sottovalutato l avversario e l altro con i piedi per terra l ha lavorato per bene ritirati che fai più bella figura..non si può perdere così è assurdo..vuoi vedere che con 3 set point a suo favore con il servizio che ha..non ha trovato modo di chiudere ed andare 2 set a 0??tifo nadal almeno e un lottatore non come lui che si arrende facilmente e butta via partite vinte aasurdo
Pensa te io tifo Nole…perché bisogna ogni volta essere così poco riverenti nei confronti di un tennista che non ha ormai più nulla da dimostrare!!!
Fino a prova contraria non siamo in dittatura Roberto Aurecchia e ognuno è libero di dire quello che pensa. Pensa perfino tu puoi farlo! Non sei d’accordo, va bene, ma evita di usare certi modi grazie.
Roberto Aurecchia se ti permetti di dire a uno come Federer ritirati tu di tennis non hai capito un cazzo…certo tifi Nadal cosa mi dovevo aspettare…
Roberto Aurecchia anche li stesso NADAL 2 anni fa ha ammesso che FEDERER e il Migliore .e te hai parlo così.Se taci fai più bella FIGURA
Sig. Aurecchia Roberto se non aveva commentato faceva più bella figura continui pure a tifare Nadal non c’è ne po frega’ de meno