Siamo arrivati all’epilogo, o quasi, di questi US Open 2014, con gli ultimi quattro candidati alla vittoria finale che sono già pronti a dare spettacolo. Inutile dire che i più accreditati per un posto in finale sono Novak Djokovic e Roger Federer, rispettivamente N.1 e N.2 del seeding e, come è accaduto per il circuito femminile, si sono fatti avanti fino in semifinale due veri e propri outsider, nonostante due posizioni nel ranking tutt’altro che lontane dai Top, che per un motivo o per un altro non sembravano, almeno ad inizio torneo, in grado di superare gli ostacoli che poi si sono effettivamente trovati davanti; con Kei Nishikori che aveva saltato una buona metà di Toronto e tutto Cincinnati a causa di un problema ad un piede, e con Maric Cilic che sembra davvero molto maturato grazie all’apporto del grandissimo ex giocatore Goran Ivanisevic, oggi suo coach, ma che non pareva ancora a pieno regime.
Scettici e ultras a parte, giunge al termine un’altra annata Slam con tante conferme e numerose piacevoli sorprese, di cui magari parleremo a fine torneo, e con le partite di stasera che sono tutt’altro che scontate, anche perché se da una parte c’è la solidità ed il più nitido talento, dall’altra c’è il potere del lavoro ed il valore di un’opportunità che potrebbe anche non capitare più in tutta una vita; quella di giocarsi gli Open americani, di giocarsi una carriera in poche intensissime ore, da professionisti tra i più grandi professionisti, senza paura e senza calcoli di sorta.
Potrebbe bastare una giornata leggermente più storta del solito, un clima vagamente diverso, una situazione stocastica, la serendipità di un momento. Insomma, abbiamo capito quanto siano vicini i valori assoluti in campo tra l’uno e l’altro giocatore, anche perché nel tennis si corre e si suda oltre a remare da fondo campo o a disegnare volée. Gli esempi li abbiamo avuti davanti agli occhi in questi giorni: con Nishikori che non riusciva a giocare sui turni di battuta di Wawrinka, dovendo salvare numerosi break point con fatica per poi vincere lottando come pochi, con Cilic che si è spinto al limite contro la sua bestia nera Gilles Simon per batterlo, la prima volta in carriera, al quinto set, con Djokovic che non ha tremato di fronte all’importante esame-Murray, e infine Federer che sotto 4-6 3-6 6-4 4-5 15-40 ha salvato due match point e ribaltato una partita già praticamente persa alla veneranda età di 33 anni.
C’è chi crede al destino e chi non ci pensa neanche, chi riesce ad immaginare le stelle ed i pianeti che, a volte, si allineano e tracciano una rotta ben definita per ciò che ancora deve succedere. C’è anche chi crede al campo, quello sacro ed inviolabile che accoglie memorabili partite da tutta una vita. Anche se poi, già lo sappiamo, che parleranno le stelle in mezzo a quel “court” piccolo piccolo. E che spettacolo sia…