Tra fanciulla e fanciulli erano dieci. Il problema è che la nutritissima schiera dei maschietti, già dalla prima settimana, è andata diradandosi come l’erbetta vicino alla linea di fondo del Centrale, fino a diventare totalmente assente già da sabato 7 luglio (l’erba è durata un po’ di più). Non tutto è da buttare, però. A tenere alto il pennone italico, a scanso di equivoci, ha comunque provveduto Camila Giorgi, unica donna azzurra e unica tra tutti ad andare oltre la prima settimana. Ma come accennavo sopra, non è tutto non-oro quello che non-luccica (non era così, vero?).
Prendiamo ad esempio Paolo Lorenzi, che l’anno scorso mangiò come un novello Djokovic un ciuffo d’erba di Wimbledon durante un’intervista subito dopo che vinse il suo primo match in carriera a Church Road. In questa stagione il baldanzoso toscano ha sconfitto in quattro set l’ostico Djere, per poi vincere un set nel secondo turno, udite udite, contro Gael Monfils. E guai a voi se non ammettete che per un momento avete pensato che quella partita contro il bronzo di Parigi l’avrebbe potuta anche vincere.
Un bravo grande così va anche a Matteo Berrettini, che dall’alto dei suoi ventuno anni ha saputo essere più maturo e coscienzioso di Jack Sock, suo avversario di primo turno. Nonostante l’iniziale svantaggio di due parziali, il romano è riuscito a rientrare e a far fuori l’americano (14 nel ranking), al quale a poco è servito il comportamento provocatorio e (permettetemelo) meschino che ha mantenuto a cavallo del quarto e del quinto set. Poi Matteo ha trovato sul suo cammino un duro come Simon, al cospetto del quale poco (o nulla) ha potuto. I meriti sono, per quel secondo turno, tutti del francese, perchè l’italiano non ha di fatto nulla da rimproverarsi.
Lì per lì, subito dopo la partita persa contro Anderson, avremmo etichettato il torneo di Andreas Seppi come “deludente”, ma il giudizio è evidentemente solo sospeso visto che il buon Sudafricano ha eliminato anche un certo Roger Federer ed è arrivato fino in finale. Tra l’altro, Seppi ha accusato un dolore all’anca nella ripresa del suo match di secondo turno, che non lo ha fatto rendere al meglio spianando ancor di più la strada a Kevin (non che ce ne fosse bisogno, dato che era già avanti due set a uno) verso la vittoria. All’altoatesino rimane la vittoria netta su Smith conseguita all’esordio, con la quale ha interrotto una striscia di due partite perse consecutivamente e che lo fa andare in vacanza un po’ più sereno.
Tra i ragazzi, il miglior italiano è stato per distacco Thomas Fabbiano, protagonista di una sontuosa e autoritaria prestazione al secondo turno contro Stanislas Wawrinka. E, badate bene, non si trattava della versione di Stan che aveva perso contro Griekspoor a Rotterdam, perchè l’elvetico nel match d’esordio di Wimbledon aveva battuto in quattro parziali Grigor Dimitrov, uno di quelli destinati ad andare avanti almeno fino ai quarti. L’impresa di Thomas assume un valore ancora maggiore se si pensa che sia stata realizzata in due giorni differenti causa pioggia, e che quindi l’inerzia del caso sia andata a farsi benedire. Tra l’altro, la sospensione è arrivata sul 5-6 40 pari del terzo set, quando quindi Waw era di fatto a due punti dal parziale e il momento era a dir poco teso e complicato. Nel giorno seguente, il pugliese non solo ha tenuto quel turno di battuta il giorno prima vacillante, ma ha breakkato Stan chiudendo tre set a zero, senza concedere al campione Slam alcun diritto di replica. Poco importa se non ci sia stato un Cecchinato-bis e che abbia poi perso al turno successivo contro Tsitsipas: Fabbiano c’è, ed è capace di imprese come questa. Sappiatelo.
Non è stato invece un torneo indimenticabile quello di Sonego, Fognini, Cecchinato e Bolelli, che per vari motivi non hanno brillato sui prati dell’All England Lawn. I quattro saranno già in campo questa settimana, chi in Croazia e chi in Svezia.
Per quanto riguarda Camila Giorgi, il suo Wimbledon trascende qualsiasi analisi tecnica per entrare di diritto nella storia del tennis italiano. Ne abbiamo già scritto abbondantemente sulle nostre pagine, e inserire un rendiconto allessitimico e senza patos del torneo da lei disputato sarebbe abbassarla a una dimensione che, almeno per stavolta, non le appartiene.