Ce l’ha fatta. Camila Giorgi è ai quarti di finale a Wimbledon per la prima volta in carriera. È lì dove sognava di essere da quando papà Sergio ventuno anni fa le mise in mano la racchetta da tennis per la prima volta. Ma se le chiedete se questo quarto di finale a Church Road può essere un primo obiettivo raggiunto o uno spartiacque, state pur certi che lei si limiterà a rispondere che quella di oggi pomeriggio è una partita come tutte le altre. E probabilmente è quello che anche lei vuole cercare di credere, perchè ogni uomo mente a sé stesso e la bugia, in alcuni casi, aiuta a vivere meglio. La verità è che quello che Camila giocherà oggi intorno alle 16 sul Centrale di Wimbledon non è un match come gli altri, e lei, nel profondo del suo animo, lo sa meglio di tutti noi.
Ora lasciatemi dire che la Giorgi se lo merita questo posto nelle migliori otto di WImbledon. È la quinta italiana a riuscirci nella storia, dopo Lucia Valerio, Silvia Farina, Laura Golarsa e Francesca Schiavone. E visto che in casi come questo è lecito e doveroso sperare, è bene si sappia che se domani battesse Serena Williams sarebbe la prima italiana nella storia del tennis a raggiungere le semifinali all’All England Lawn. Proprio Camila, che fino a un paio di mesi fa era quasi discriminata dagli abitanti del Belpaese per fatti noti ai più, potrebbe arrivare lassù dove nessuna sa come si sta, perchè nessuna, appunto, è mai arrivata così in alto. Sì, lei che fino a due settimane fa veniva etichettata come “eterna promessa” ha deciso di far vedere al mondo che è capace di mantenerla quando e dove conta di più, quella promessa.
In Sudamerica esiste la garra charrùa, di cui Camila avrà forse sentito parlare viste le sue origini per metà argentine. Letteralmente, la “garra” è traducibile dallo spagnolo con la parola “artiglio”, mentre per quanto riguarda la “charrùa” bisogna dare una rispolverata ai libri di storia: i Charrùa erano una tribù indigena stanziata a Rio de la Plata (guarda caso dove è nato Sergio Giorgi) che per molti anni si oppose con coraggio ai domini colonialisti di quella zona, identificabile tra Brasile e Argentina. Quaranta Charrùas vennero uccisi, trecento fatti prigioneri. Fatto sta che cercarono tutti di ribellarsi ad un destino che sembrava già scritto, e che invece fu molto più clemente grazie alla loro fierezza, al loro coraggio, al loro orgoglio guerriero. Con le dovute proporzioni, Camila Giorgi ha affrontato questi quattro match tirando fuori tutta la garra charrùa che ha dentro. Ci vuole quello strano miscuglio di prudenza e abbandono che chiamiamo coraggio a colpire ancora più forte di quanto faccia normalmente nelle fasi delicate della partita, quando è vicina alla sconfitta o quando si trova a difendere delle palle-break. Ci vuole orgoglio per mostrare al pianeta che il destino è ancora tutto da scrivere, ed è tutto lì, nelle corde della sua racchetta. Ed è bene che si smetta di avvicinarle vocaboli come “peccato”, come “poteva essere” o come “ex futura top ten”, usando un gioco di parole per la verità neanche tanto divertente.
Ora, però, non è tempo di guardarsi indietro, ma di scrutare un orizzonte in cui si staglia il tempio del tennis, quel Campo Centrale di Wimbledon che da sogno (mai dichiarato) diverrà realtà alle 16 di oggi pomeriggio. Anche se Camila sostiene che in pratica sarà come giocare al Circolo sottocasa (“Le dimensioni del campo sono le stesse dappertutto”), anche lei sa che qualcosina di diverso, alla fine, c’è. O magari non lo sa davvero, perchè potrebbe essere che noi spettatori siamo gli unici in grado di vedere ed animare l’esperienza del dono a noi negato. E che coloro i quali ricevono e mettono in pratica il dono del genio atletico, come la Giorgi, debbano essere ciechi e inconsapevoli al riguardo, e non perchè la cecità e l’inconsapevolezza siano il prezzo di quel dono, ma perchè ne sono l’essenza. In ogni caso dall’altra parte della rete arriveranno a Camila delle palline scagliate da una che ha vinto ventitré (23) tornei del Grande Slam.
Gli italiani, allora, possono consolarsi: la Nazionale non è ai Mondiali di calcio, ma Camila Giorgi è tra le migliori otto del torneo più importante dell’anno. Scusate se è poco.