La storia: le reginette di Wimbledon anni ’70

Continua l’’ avvicinamento al più prestigioso torneo dell’anno, e per farlo analizziamo una decade al femminile che ha visto diversi cambiamenti: dall’ultimo successo di Margaret Court all’inizio del dominio di Martina Navratilova, passando per Billie Jean King.
Il tennis si può suddividere in ere, e il sistema per vedere quando ne finisce una e ne comincia un’altra è di solito osservare  i campioni dei tornei del Grande Slam in un determinato periodo; sotto questo punto di vista, gli ani ’70 hanno visto una cambio generazionale, al femminile: la dominatrice, e 11 volte vincitrice dell’Australian Open, e in totale di 24 Slam, Margaret Court s’impone per l’ultima volta sull’erba londinese, nell’ultima edizione priva di tie-berak (regola che verrà limitata solo al set decisivo), nel 1970, battendo per 14-12 11-9 Billie Jean King. Questa non sarà l’ultima finale a Wimbledon per la Court, che ci arriverà anche l’anno seguente, perdendo però da Evonne Goolagong.

Fra il 1972 e il 1976 si alternano solo due campionesse: Billie Jean King e Chris Evert, la prima s’imporrà 3 volte, battendo in due occasioni la Goolagong (’72 e ’75) e una volta la stessa Evert; Chris vincerà durante questo periodo 2 dei suoi 3 trofei a Wimbledon, battendo la Goolagong nel 1976 e la sovietica Morozova nel 1974.

Negli ultimi anni del decennio, tra 1977 e 1980, si assiste alla seconda vittoria di una britannica in era open, con la vittoria di Virginia Wade su Betty Stove per 46 63 61 nel 1977. Negli anni che seguono si vedrà la nascita di quella che vincerà più titoli a Wimbledon in ambito femminile: Martina Navratilova, che si aggiudica, nel1978-79 i primi due dei 9 trionfi sull’erba inglese, ma questa è un’altra storia.

Ma in quegli anni accadeva anche che Chris Evert e Jimmy Connors erano fidanzati, e la foto del loro bacio dopo la vittoria di entrambi nell’edizione del 1972 è diventata ormai famosissima. La loro storia fu una delle più controverse della storia dello sport, con anche la notizia dell’aborto da parte dell’australiana, a detta di alcuni condizionata dallo stesso Connors, che però smentisce e afferma che lei lo abbia fatto per la sua carriera.

Le differenze nello stile di gioco tra ieri e oggi sono davvero molte, anzi totali: i colpi erano costituiti da movimenti trascinati e piatti dalla parte del dritto, mentre il rovescio, prevalentemente a una mano, era nel 99% dei casi un back privo di peso, e nel restante 1% era un colpo completamente piatto. Il servizio era composto da un’esecuzione molto veloce, che serviva a permettere un’altrettanto rapida discesa a rete, molto fruttuosa sull’erba; proprio per questo motivo, le volèe erano un colpo molto importante, allo stesso livello della risposta per il tennis attuale.

Jonathan Zucchetti

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