Con la vittoria di Carlos Alcaraz, Wimbledon è andato in archivio: ecco, in stretto ordine alfabetico, tutto ciò che ci ha lasciato in eredità l’edizione 2024 dello Slam londinese.
A come ATP: alcuni ritengono che dopo Wimbledon, Alcaraz sia il vero Numero Uno del Ranking. I numeri però dicono altro: Jannik è saldamente in vetta alla classifica ATP. I malpancisti se ne facciano una ragione
B come Berrettini: ha dimostrato che, sano, è ancora un Signor Tennista
C come Carlitos Alcaraz: al momento è fuori da ogni dubbio il più forte giocatore Slam su terra battuta e erba
D come Djokovic: forse ha capito che ormai l’uomo da battere non è più lui. Ma non si arrenderà, statene certi
E come erba: la superficie più bella del circuito su cui vedere giocare a tennis
F come Fabio Fognini: il tennista biondo ossigenato. Il suo tennis è sempre aria pura per gli amanti del virtuosismo tecnico
G come “Guuuuuuud Night!”: Novak il segno lo lascia sempre, dentro e fuori dal campo. Istrionico
H come Halle: Jannik ci ha vinto alla grande. Tuttavia erba e terra battuta non sono ancora le superfici Slam predilette dal nostro campione
I come infortunati: la lista è lunga. Hubi, Zverev, de Minaur. E pure io non mi sento tanto bene
J come Jasmine Paolini: ha perso la finale di Wimbledon, ma non il sorriso sul viso. Da amare per sempre
K come Kalinskaja: ormai è diventata pure lei una di famiglia, come il nostro caro Jannik.
L come Lorenzo: Musetti, naturalmente. Il Genio forse ha preso il sopravvento sulla Sregolatezza
M come Medvedev: prima i Fab4, poi i Big3, ora Jan e Carlitos. Per Daniil i guai non finiscono mai
N come Novotna: le lacrime di Krejcikova ci hanno riportato alla mente quella splendida e sfortunata giocatrice
O come Olimpiadi: e dopo Wimbledon, il torneo olimpico, una sorta di quinto Slam bisestile
P come “Peccato!”: tabellone squilibrato, sorteggi malefici ed infortuni a molti dei protagonisti, hanno reso l’edizione 2024 un filo d’erba meno appassionante di quanto avrebbe potuto essere in realtà
Q come quinto set: attualmente, il tallone d’Achille di Jannik Sinner
R come Rune: Wimbledon dimostra ancora una volta che Holger non è neppure lontanamente al livello di Jan e Carlitos
S come Sinner: molti lo criticano aspramente per la sconfitta con Medvedev. Follia pura, naturalmente. Il dolomitico è un vero fenomeno, senza se e senza ma
T come tweener: quello di Jan ai danni di Ben Shelton, magia che ha mandato in visibilio il pubblico londinese
U come US Open: Jan, se ci sei, batti un colpo e soprattutto Carlitos!
V come Vagnozzi… e Cahill: ragazzi, al quinto set zoppicante di Jan pensateci voi, mi raccomando!
W come Wimbledon: il torneo più bello dell’Universo, per distacco galattico
Y come “Yes, we can!”: nell’ordine, Berrettini, Sinner e Musetti, hanno dimostrato che il verde torneo di Wimbledon un giorno potrebbe tingersi finalmente d’azzurro
Z come Zverev: e pure questo Slam, lo ha vinto qualcun altro. Sascha lo meriterebbe davvero, prima o poi, di mettere in bacheca almeno un Major