Ma dunque, chi lo vince Wimbledon?

Come ogni anno, ecco le mie scelte per la vittoria finale sui campi di Church Road. Scordatevi le varie Serena, Kerber o Barty. Qui si va a caccia dell'outsider.

Mancano due giorni all’inizio di due settimane cultuali per tutti gli appassionati di tennis del mondo. Mancano due giorni all’inizio di Wimbledon, ovvero il torneo che ciascun religioso aspetta dal primo giorno di gennaio. Se invece siete tra gli atei, forse è opportuno che non continuiate nemmeno la lettura di questo pezzo; scriverò di chiese (l’impianto si trova Church Road), clero e chierichetti. Che ne abbiate coscienza.

Come l’anno scorso e quello prima, decido di giocare a carte scoperte: di seguito troverete le mie scelte (o picks, visto il luogo del torneo) per la vittoria finale. Come sempre, si parte dal gentil sesso: ho optato per selezionare tre ragazze che secondo me hanno almeno una possibilità di ascendere verso l’eternità. Ovviamente nessuna di loro è tra le favorite dei bookmakers, qui si va a caccia dell’outsider. Troppo facile, se no.

La prima che eleggo tra le mie predilette è anche colei che secondo gli esperti ha meno possibilità di vittoria delle tre, e dato che io sento fortemente di non essere in quella ristretta cerchia di cui fanno parte quelli che ci capiscono davvero, non ho paura di scrivere che a mio avviso Wimbledon potrebbe essere vinto da Kristina Mladenovic, in arte Kiki. La francese mi pare psicologicamente sollevata dall’arrivo di Sascha Bajin, che ha contribuito a distaccarla (anche se solo parzialmente) dalla madre-coach, e a quanto mi sembra gioca più libera, oltre che più sicura dei propri mezzi. La relazione con Dominic Thiem col tempo è maturata, ha perso quella carica elettrica e passionale iniziale che probabilmente non consentiva a Kiki di concentrarsi esclusivamente sul tennis mentre giocava a tennis. I quarti di Roma, partendo dalle qualificazioni, mi permettono di credere che sia migliorata anche tecnicamente, dato che ormai la collaborazione con l’allenatore che ha trionfato insieme alla sua ex assistita in due degli ultimi tre Slam dura da due mesi e mezzo.  Non dimentico poi che in carriera Mladenovic è stata anche in top ten e che sull’erba ha avuto l’ardire di raggiungere una finale a s’Hertogenbosch e una semifinale a Birmingham, seppur non recentissimamente. A 26 anni questo torneo può essere la vera svolta della sua carriera da singolarista (in doppio è attualmente numero uno del mondo).

La mia seconda protetta per questo Wimbledon è una ragazza che da un paio d’anni a questa parte mi dà l’impressione di esser pronta a fare il famoso “grande salto”. È anche vero che un salto grande come la vittoria a Church Road è qualcosa di più che “grande”, ma non mi sentirei sereno con me stesso se tra queste tre non annoverassi il nome di Donna Vekic. La classe ’96 croata ha già vinto un torneo in Inghilterra e sull’erba nel 2017: trionfò a Birmingham sconfiggendo in finale Johanna Konta. Vekic mi pare molto solida, velocissima coi piedi e soprattutto forte mentalmente, doti da non sottovalutare quando si entra in una città santa come Wimbledon. L’assistenza di Torben Beltz ha contribuito ha farle raggiungere il best ranking alla fine del 2018, periodo nel quale tra le altre cose ha aiutato la sua nazione a vincere la Fed Cup. Quello dell’All England Lawn è l’unico torneo dello Slam in cui ha raggiunto la seconda settimana, risultato che ha maturato proprio lo scorso anno. Inoltre, in un’intervista di qualche mese fa ha dichiarato di sentirsi “più matura” e di credere con più fermezza nel suo tennis. E io credo fermamente in lei.

La terza signorina che ha l’onore e l’onere di entrare a far parte di questa ristretta cerchia è la graziosissima e da me amatissima Maria Sharapova. Penso a lei e nello stesso momento affiorano nella mia mente le immagini della sua prima vittoria Slam. Fu quando aveva 17 anni, proprio a Wimbledon, nel 2004. Poco prima della premiazione, si fece passare un telefono dal padre per avvisare la madre di essere appena entrata nella leggenda: l’apparecchio non funzionò e lei qualche settimana più tardi divenne volto di Motorola.

La siberiana è appena tornata dopo uno stop lungo cinque mesi dovuto all’annoso problema alla spalla destra (che ha deciso di operare nuovamente). Durante il torneo di Maiorca della settimana scorsa ha eliminato Kuzmova e si è arenata sullo scoglio Kerber, defending champ all’All England Lawn, contro la quale comunque non ha mal figurato, se non fosse per quegli errori non forzati e quei doppi falli (sei nei primi tredici minuti di gioco) che l’hanno condannata a trasformare ogni suo turno di servizio una vera e propria via crucis. Maria potrebbe fronteggiare Angie in un ipotetico terzo turno; la vincente si guadagnerà verosimilmente Serena Williams. Il tabellone, come si è visto, non è dei più rosei, ma il fascino di vedere Sharapova andare avanti nel torneo più importante del mondo va ben oltre la fredda matematica di alcuni calcoli della vigilia. Masha, tra le altre cose, ha appena aperto un pop-up store di Sugarpova a Piccadilly Circus, e le sue caramelle a partire da lunedì prossimo verranno distribuite nei negozi di tutto il Regno Unito. Non devo certo essere io a spiegarvi che se arrivasse quantomeno alla seconda settimana, prima di tornarsene a casa avrebbe da ritirare un secondo montepremi, oltre al prize money del torneo.

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