Anche questa edizione di Wimbledon si è conclusa prematuramente per Alexander Zverev. Chiaramente, per il tedesco siamo sempre agli esordi – Sascha ha partecipato solo a quattro edizioni dei Championships – ma stiamo pur sempre parlando di un giocatore “non normale”, nel senso tendente a diventare la prossima stella del tennis mondiale. Questo è il parere di numerosi addetti ai lavori, di appassionati di tennis e anche dello stesso Zverev, il quale si era preposto come obiettivo per il 2018 proprio la vittoria di uno Slam. Ora che rimane solo un’occasione – piuttosto remota – per centrare il principale buon proposito di quest’annata, restano i cocci di numerose partecipazioni Slam gettate al vento.
Forse, lo stesso Sascha ha fatto il passo più lungo della gamba. Questa sua presunzione/arroganza è uno dei più grandi difetti sottolineati dai suoi detrattori, ma anche dai suoi tifosi. Ogni qualvolta che ci si avvicina ad un appuntamento Slam, Zverev – per ragioni sia di ranking sia di titoli vinti e gioco espresso fino a quel momento – deve senza dubbio essere inserito nella lista dei protagonisti, salvo poi quasi sempre sfoderare delle prestazioni negative. Il mistero si infittisce ulteriormente secondo la seguente chiave di lettura: dopo il successo di Roma 2017, Alexander Zverev entra stabilmente in top 10 – numero 9 fino a salire al numero 3 – e non la lascia più. Da quel momento in avanti, però, le sue prestazioni negli Slam calano vertiginosamente.
Nel 2016 fino agli Australian Open 2017, Zverev aveva ben impressionato. Al Roland Garros e a Wimbledon 2016 si spinse fino al terzo turno – chiaramente da outsider o da testa di serie con numero basso – arrendendosi in 4 set rispettivamente a Thiem e Berdych. Quella partita contro l’austriaco non ebbe niente di simile a quella di quest’anno, dove si è visto un Sascha incapace di imporre il proprio gioco e sofferente di problemi fisici. A rincarare il “problema Slam” di Zverev è un’altra partita contro Thiem avvenuta poche settimane prima della sfida al Roland Garros: finale di Madrid 2017, Zverev demolisce Thiem in due agili set, mentre a Parigi, Sascha è incapace di fornire una prestazione degna di nota.
Come ho già detto, Sascha in quella partita con Thiem ha sofferto di problemi fisici e stanchezza, ma forse tutto questo si sarebbe evitato nel momento in cui Zverev avesse liquidato i suoi precedenti avversari in modo agevole. E invece no: tralasciando il primo turno con Berankis, Sascha si è presentato alla partita decisiva contro Thiem con alle spalle tre partite al quinto contro avversari di caratura inferiore, andando più volte a un passo dalla sconfitta. Questo percorso straziante si è ripetuto pochi giorni fa a Wimbledon, quando Sascha ha dovuto sconfiggere Fritz in due giorni dopo essere stato sotto 2 set a 1 – ancora vittima di problemi fisici – ed è dovuto cedere a Gulbis sempre in 5 set il giorno successivo, dopo un black-out nel quarto set.
“E’ come se qualcosa mi avesse staccato la spina nel mezzo del quarto set” – ha dichiarato Zverev in conferenza stampa – “Non c’era modo di tornare a giocare come prima”. Questa è stata la spiegazione del tedesco in merito al vertiginoso crollo avuto nel finale di partita: Sascha, dopo l’ennesima rimonta, si trovava avanti 2 set a 1, ha avuto una palla break nel quarto – non sfruttata – e da lì in avanti, ha perso due set in maniera molto netta – 63 60 – e di conseguenza la partita. Ai più attenti, questa partita deve aver ricordato il terzo turno degli Australian Open 2018 contro Chung, dove Sascha ripeté un andamento del genere, crollando poi nettamente al quinto. E pensare che solo un anno prima – e fuori dalla top 10 – Zverev riuscì a portare al quinto Rafa Nadal…
In conclusione, Zverev, da quando è entrato in top 10, sembra che negli Slam soffra di una pressione mista alla presunzione che dà come frutti risultati deludenti. Wimbledon 2018 è il sesto Slam mal giocato da Sascha: partendo dalla secca eliminazione al primo turno al Roland Garros 2017 contro Verdasco fino all’ultima uscita con Gulbis, passando per l’impalpabile Us Open 2017 – uscito al secondo turno contro Coric dopo aver vinto Washington e Montreal – e il già citato Australian Open 2018. Solo il Roland Garros di quest’anno si salva, anche se, come già analizzato, sarebbe potuto andare meglio.
Resto dell’idea che il problema principale di Sascha è la tenuta mentale, perché è strano che un giocatore in grado di rendersi protagonista nei Masters 1000 in maniera così feroce non riesca a esprimere il suo gioco negli Slam. Il fatto di giocare 3 su 5 è un fattore fondamentale, ma ciò che debilita maggiormente Sascha è il suo carattere: la presunzione – talvolta positiva, sia chiaro – unita alla tendenza di deconcentrarsi più volte a causa di eventi futili all’interno di una partita.
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