Circa due settimane dopo aver avuto l’onore di potersi allenare sul Centre Court alla vigilia del torneo, Jannik Sinner e Novak Djokovic si sono affrontati sul campo da tennis più prestigioso al mondo, in condizioni indoor a causa della pioggia, per guadagnarsi un posto per la finale di Wimbledon. Il loro ultimo precedente risaliva, proprio su questo prato, al quarto di finale dello scorso anno, in cui a prevalere fu il ventitré volte campione Slam al quinto set.
L’italiano ha avuto in apertura di match due palle break, annullate però dal numero due del mondo che ha vinto il game successivo in risposta (propiziato da una serie di errori di dritto di Sinner) avanzando subito 3-0. Nei quaranta minuti del primo parziale, l’altra chance per il controbreak dell’azzurro è giunta nel quinto game, vanificata da un accelerazione di dritto incrociato che è terminata larga. Con quattro servizi vincenti nel nono game, e solo tre gratuiti complessivamente, Djokovic se lo è aggiudicato con il punteggio di 6-3.
Sull’1-1 nel secondo set, il serbo ha ottenuto il break alla terza possibilità, in seguito a un altro errore di dritto dell’avversario. Il quarto game è stato senza dubbio il più intenso del parziale: sul 15-15, l’arbitro ha assegnato il punto a Sinner per hindrance, ovvero un urlo prolungato di Djokovic dopo aver colpito un rovescio in allungo. Ciò tuttavia non ha scalfito dal punto di vista mentale Novak, che ha cancellato una palla break e si è portato sul 3-1. Jannik ha evitato di cedere la battuta per una seconda volta nel settimo game, ma non ha potuto impedire la conquista del parziale da parte di Djokovic per 6-4.
L’altoatesino all’inizio del terzo set ha ribaltato una situazione quasi compromessa, mettendo a segno cinque punti di fila da 0-40 nel terzo gioco. L’equilibrio poi è persistito fino ai due set point non capitalizzati da Sinner, uniti ad un’esultanza polemica di Djokovic nei confronti del pubblico. Giunti al tiebreak, all’azzurro sono costati caro un doppio fallo sul 3-1 in suo favore e un rovescio fermatosi in rete che sono valsi al serbo il mini-break decisivo e la vittoria (7-4) del quindicesimo tiebreak consecutivo negli Slam, dopo due ore e quarantasei minuti di gioco.
Il sette volte trionfatore dei Championships ha così raggiunto la sua trentacinquesima finale in uno Slam (record assoluto), la nona a Wimbledon e quinta consecutiva a Londra; prosegue inoltre la sua striscia di successi sui prati dell’All England Club, ben trentaquattro, e sul Centre Court in cui è arrivato a quota quarantacinque.
L’ultimo ostacolo che lo separa dagli otto trionfi per eguagliare Roger Federer è Carlos Alcaraz, che ha sfoderato il suo bagaglio tecnico, le sue variazioni e il suo tennis esplosivo per travolgere Medvedev per la seconda volta nel 2023, dopo la sfida disputata a Indian Wells, e riscattando la sconfitta subita due anni fa al secondo turno di questo torneo.
Il break decisivo nel primo set, di cui si è appropriato per 6-3, è arrivato nell’ottavo game. Lo stesso punteggio si è ripetuto anche nel secondo parziale, questa volta con due break ottenuti nel terzo e nel nono game. L’ultimo set si è caratterizzato per la sua incostanza, con quattro turni di risposta vinti di fila dal 3-1 per Alcaraz, che ha chiuso la pratica in un’ora e cinquanta minuti.
Il classe 2003 è il terzo spagnolo ad approdare all’ultimo atto di Wimbledon, il quarto più giovane di sempre; per lui si tratta della seconda finale Slam, la settima in stagione e la quindicesima in carriera. A poco più di un mese di distanza dalla semifinale del Roland Garros, condizionata dai crampi di Alcaraz, i due migliori tennisti del mondo si sfideranno in un match che si preannuncia storico e che potrebbe segnare per sempre le carriere di entrambi.