Il 4 Giugno, sul Philipp Chatrier, ancora una volta il sogno di Serena Williams è sfumato, sotto i colpi potenti di una stellare Garbine Muguruza. Questa sconfitta va a sommarsi a quella della finale degli Australian Open, in un periodo che per la numero 1 del mondo non è certo esaltante. La statunitense però non vuole mollare, nonostante l’età, come ha affermato in un’intervista alla rivista “Glamour”. Tanti i temi toccati da Serena, dalla sua longevità e l’eredità che intende lasciare, fino alle Olimpiadi e all’equità dei prize money.
“I 22 SLAM NON SONO UN’OSSESSIONE”- Come già detto, con il trionfo al Roland Garros Williams avrebbe agganciato una leggenda del tennis come Steffi Graf a quota 22 Slam. Quest’obiettivo era già stato mancato da Serena agli Australian Open, sconfitta da Angelique Kerber, e agli Us Open, dove Roberta Vinci le ha inflitto una delle delusioni più grandi della sua carriera. In ogni caso, l’americana non considera questo traguardo un’ossessione, ma solo un’ulteriore soddisfazione nella sua già straordinaria carriera: “Al record degli Slam ci penso, ma non è decisivo. E’ qualcosa che vorrei realizzare, ma ho già conseguito così tanto in campo e fuori”.
“ORA TUTTO E’ UN BONUS, MA NON SONO FINITA”- Dopo una carriera ricca di trionfi, a 35 anni la numero 1 del mondo ha ancora fame di successi, ma adesso si diverte di più e ogni vittoria è un qualcosa di guadagnato: “Quando ho cominciato a giocare, nel ’98, ero super eccitata di vedere tutte le persone che guardavo quand’ero adolescente. Adoravo Monica Seles, Steffi Graf e Pete Sampras. Ora è diverso ma comunque entusiasmante. Ora tutto è un bonus”. L’età per lei non è un ostacolo, e la fine è decisamente lontana: “Chi dice che dopo i 30 anni dovresti essere finita? Mi piacerebbe sapere chi ha stabilito questa regola! Una volta parlavo con mia mamma e dicevo, ‘Oddio, ho 30 anni’. E lei: ‘Superati i 30 anni sei ancora più forte di quanto non lo fossi a 20’. Non le credevo, ma ho cominciato a giocare meglio dopo i 30 anni. E giocavo molto bene a 20, non fraintendere! Ma la mia continuità è migliore, vinco più velocemente”. Qual è l’eredità che vuole lasciare al mondo del tennis, ma non solo? “Non ho mai pensato di avere un’eredità tennistica. Ho sempre pensato di lasciare un’eredità di appagamento, di vivere il proprio sogno. Sono orgogliosa di aver aperto due scuole in Africa e una in Giamaica”
“IO LA PIU’ GRANDE? FACCIO IL MEGLIO CHE POSSO”- Molti la definiscono la più grande atleta del mondo, e sicuramente Serena è tra le più grandi tenniste mai esistite. Lei però afferma di non pensarci, e che ciò che importa è dare sempre il meglio: “E’ difficile dire se sono la migliore. Cerco di essere il meglio che posso ogni giorno. Ho giornate no, magari mi alleno mezz’ora ed esco dal campo. Ma questo era il massimo che potevo fare quel giorno. Quindi sono la più grande? Non so. Sono la più grande per quanto possibile”. Cosa dovrebbe dirle un coach? “Probabilmente ‘torna in campo’ (ride, ndr). Se non gioco bene mi butto giù perché sono una perfezionista. Quindi ho bisogno di qualcuno che creda in me di più di quanto io non creda in me, qualcuno che ha voglia di lavorare duramente quanto me. Non capisco cosa significhi ‘no’ o ‘fallire’; capisco solo cosa significa ‘sì’ e cosa significa ‘riprova'”.
“DOPO LA SCONFITTA AGLI US OPEN HO LAVORATO PIU’ DURAMENTE”- La sconfitta in semifinale contro Roberta Vinci è stata probabilmente quella più dolorosa per la numero 1 del mondo, poiché è arrivata quando nessuno se l’aspettava ad un passo dal Grande Slam, la più grande impresa del nostro sport. La cosa importante, dopo una delusione, è lavorare più duramente di prima: “Puoi tornare da una sconfitta del genere lavorando più duramente. Analizzo cosa è andato storto. Ma me la tengo addosso. Il mio coach mi ha detto, ‘quando vinci una partita o un torneo, non ci pensi nemmeno – nel minuto successivo dici ‘ora devo focalizzarmi su Wimbledon’. Dovresti prendere le sconfitte allo stesso modo. Devo guardare le sconfitte come esperienze da cui imparare.”. Molti diedero la colpa per quel fallimento a Drake, che era allora fidanzato con la statunitense; lei, però, non incolpa nessuno, a parte sé stessa: “Non penso sia giusto. Sono io a giocare, sono io che faccio errori o vincenti. Non incolpo nessuno per nulla. E non penso che sia il caso di doverlo fare. Ho affrontato un’avversaria davvero brava quel giorno. E io non ero al mio meglio.”
“A WIMBLEDON SARO’ AGGRESSIVA, VADO ALLE OLIMPIADI MA MI PROTEGGERO'”- Passiamo ora ai prossimi eventi in programma per Williams. Mancano poche settimane a Wimbledon, dove Serena arriva da campionessa in carica, e a proposito della sua strategia per i Championships la numero 1 ha affermato: “Vado lì da detentrice del titolo, quindi sarà eccitante. Voglio divertirmi, servire alla grande e giocare in modo aggressivo”. Ci saranno, poi, le Olimpiadi, e, come per tutto il resto del mondo dello sport ma non solo, spaventa soprattutto il virus Zika, che sta colpendo il Brasile. Williams andrà a Rio, ma non sottovaluta il pericolo: “Non la prendo alla leggera. Specialmente essendo avanti con l’età, andrò protetta ovunque. Mi proteggerò”.
“I PRIZE MONEY DEVONO ESSERE UGUALI”- Non può mancare un riferimento alla classica “polemica” dei prize money paritari tra uomini e donne, che è tornata nel mondo del tennis lo scorso mese di Marzo, quando il direttore del torneo di Indian Wells Moore e il numero 1 del mondo Novak Djokovic si dichiararono a favore di un guadagno maggiore per gli uomini (va ricordato, tuttavia, che la posizione dei due è diversa). All’epoca, come aveva sempre fatto, l’americana manifestò la necessità di uguaglianza tra uomini e donne, e continua a pensarla così: “Gli sport hanno tanto lavoro da fare. E io spero davvero di poter aiutare in questo percorso perché credo che le donne meritino gli stessi guadagni. Lavoriamo tanto duramente quanto gli uomini. Lavoro e gioco a tennis da quando avevo 3 anni. Ed essere pagata di meno per via del mio sesso non mi sembra corretto. Dovrò spiegare a mia figlia che suo fratello farà più soldi di lei facendo la stessa cosa perché lui è un uomo? Se praticassero sport dall’età di 3 anni, lavorerebbero con la stessa intensità, ma solo perché lui è un maschio dovrebbe guadagnare di più? Come glielo dovrei spiegare? Nel tennis abbiamo avuto grandi pioniere che hanno spianato la strada – tra cui Venus, che ha combattuto duramente per far si che a Wimbledon ci fosse lo stesso prize money degli uomini, e Billie Jean King”.
VOGLIO AVERE DEI FIGLI, UN GIORNO- L’intervista si conclude, infine, con una domanda sul suo futuro dopo il tennis. Quando si sarà ritirata, Serena metterà su famiglia, e non mancheranno dei figli: “Sì. Senza dubbio voglio avere dei bambini un giorno. E’ qualcosa che ho sempre voluto. E più invecchio e più dico ‘Sono troppo giovane! (ride, ndr)”