Wimbledon: le maggiori sorprese dell’era Open

Dalla finale conquistata da Chris Lewis a quella vinta da Marion Bartoli. Una rapida carrellata sugli episodi più sorprendenti negli ultimi 50 anni di storia dei Championships.

[tps_title]Conchita e la decima mancata [/tps_title]

Siamo nel 1994 e la grande favorita del torneo femminile è Steffi Graf. La tedesca ha vinto cinque delle ultime sei edizioni ed è imbattuta da 21 incontri ma al primo turno viene clamorosamente eliminata dalla statunitense Lori McNeil con lo score di 7-5, 7-6. La prematura dipartita della numero 1 apre prospettive interessanti alle altre pretendenti, tra cui un ruolo di primo piano spetta di diritto alla naturalizzata statunitense Martina Navratilova. La cecoslovacca di nascita ha alzato al cielo il Venus Rosewater Dish per ben 9 volte in passato (di cui ben 6 consecutive dal 1982 al 1987) e punta alla decima vittoria. In apparenza non ci sono rivali in grado di poterla impensierire ma le 37 primavere, sia pur a dispetto di una condizione atletica invidiabile, si fanno sentire e Martina è conscia che un’occasione simile non si ripeterà più. Dopo quattro turni superati in scioltezza, la Navratilova cede un set (il primo) all’ex-connazionale Jana Novotna ma nel resto del match le lascia appena un gioco (5-7, 6-0, 6-1); in semifinale la doppista portoricana Gigi Fernandez la impegna in due set equilibrati (6-4, 7-6) e il più sembra fatto. Sì perché l’altra finalista è la spagnola Conchita Martinez, terza scelta del seeding londinese ma atleta più adatta alla terra che ai prati. Tuttavia, in un pomeriggio grigio e afoso, l’iberica “mi ha passato come nessun’altra era riuscita a fare in passato qui” (dichiarerà Martina) spegne il sogno della Navratilova affermandosi in tre set: 6-4, 3-6, 6-3. Conchita vincerà a Wimbledon il suo unico major in carriera mentre Martina non conquisterà mai il decimo sospirato Wimbledon in singolare.

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