Quante volte abbiamo cantato anzi tempo il “De Profundis” di Roger Federer? A partire dal 2013, il suo annus horribilis (ma alcuni pure prima) non sono stati pochi coloro che avevano profetizzato un ritiro imminente del re svizzero, che ci ha puntualmente sorpresi, risorgendo dalle proprie ceneri e riconquistando Slam e prima posizione mondiale, riconfermando – se ancora se ve ne fosse stato bisogno – il suo status di giocatore più forte di sempre. A 37 anni e un posto nella top-3 del ranking, Federer sembra ancora in ottima forma, anche se è ormai evidente che il suo tempo da giocatore professionista è agli sgoccioli.
Federer ha sempre negato di avere deciso la data dell’addio: per ora il fondamentale aiuto della moglie-manager Mirka e il suo ottimo fisico mai toccato da infortuni gravi gli hanno consentito di non pensarci davvero e di posticipare la scelta sempre più avanti. Eppure, proprio in questi giorni, il campione di Basilea, che si trova a Perth per la Hopman Cup, è tornato sull’argomento durante un’intervista alla tv elvetica: “Vedremo se ci sarà un 2020 [per me] – ha detto -, ne parlerò con il mio staff”. Più tardi, dopo le manifestazioni di preoccupazione da parte dei fan, Roger ha poi specificato in una successiva conferenza stampa di non aver ancora pensato al ritiro: “Sono davvero orgoglioso di essere ancora competitivo a 37 e sono felicissimo di questa stagione, è stato un anno storico perché sono riuscito a tornare n. 1. Non avrei mai pensato di poterci riuscire. Il piano è di giocare anche l’anno prossimo. Devo scegliere una buona programmazione che vada bene per me, la mia famiglia e il mio staff”.
L’impressione è che la data del ritiro dipenda in gran parte dal rendimento di Federer nel 2019: se si mantenesse ad altissimi livelli, lo svizzero potrebbe pensare di continuare anche nel 2020, almeno fino alle Olimpiadi di Tokyo (dal 24 luglio al 9 agosto 2020) o terminare l’anno solare. Se invece i risultati fossero deludenti è difficile che Federer possa accettare per molto tempo, come aveva fatto nel 2013, di spegnersi lentamente sotto i colpi dei più giovani Djokovic e Nadal, per non parlare delle nuove leve in rampa di lancio. Anche se, come ci ha spesso mostrato, Roger è sempre in grado di fare miracoli e sembra proprio che lui solo possa scrivere la parola “fine” alla propria epica carriera.