Prosegue Indian Wells, e fino ad ora con esso anche il cammino di Jannik Sinner, arrivato oramai a metà dell’opera una volta estromesso anche il padrone di casa Ben Shelton agli ottavi di finale. Lo statunitense è un avversario pericoloso, numero 16 del ranking mondiale, fra i connazionali meglio di lui solo il 12° classificato Fritz, a riprova del fatto che tra i precedenti contro Sinner spicca quello di cinque mesi fa del masters 1000 di Shangai in cui è uscito vittorioso, per Jannik ultima sconfitta fino ad ora se si escludono il ritiro contro De Minaur al masters 1000 di Parigi e la sconfitta in finale delle ATP finals contro Djokovic.
Sinner dovrà attendere il masters 500 di Vienna per ottenere la sua netta rivincita, mentre questo è il giorno in cui ufficialmente ribalta il saldo contro lo statunitense con un’altra prestazione superlativa. Magari non è un caso se la volpe è l’animale che gli viene associato, per quello che si è visto in campo è l’analogia più adatta: sa essere astuto, scaltro, veloce, ha una visione di gioco che gli permette di prendere sempre la scelta più giusta e, per concretizzare queste eccellenti qualità, la precisione lo accompagna durante la realizzazione di punti tecnicamente molto difficili da eseguire; di contro, Shelton può vantare di un’ottima potenza impressa ai suoi colpi, di diagonali difficili da respingere, di servizi molto veloci e talvolta anche precisi. Quello di Sinner è un gioco che si affida di più sul suo bagaglio tecnico e sulla giusta pazienza da dare sugli scambi prolungati, quello di Shelton invece è un gioco più offensivo, più dinamico, al fine di trovare scambi brevi quanto basta per non lasciare spazio al tipo di gioco favorevole all’italiano. I primi tre game di gara si evolvono approssimativamente così, Shelton copre bene sotto rete, talvolta non basta però per gli spunti di Sinner ed i suoi passanti molto pericolosi. Al quarto game emerge la vera prima difficoltà dell’incontro per Sinner: sono quattro a questo punto le palle break per l’avversario, che si porta sul 15-40 dopo qualche ribattuta in rete di troppo da parte di Jannik ma, complici anche disattenzioni evitabili alla chiusura dello scambio, il margine di svantaggio viene ricolmato, così come i due vantaggi acquisiti da Shelton; il quarto break point fra questi viene annullato con uno splendido ace da Sinner, altri due punti di fila gli permettono di chiudere un game tanto sofferto, 2-2.
Quando durante uno scambio un giocatore si ritrova a bordocampo a subire passivamente i colpi e l’altro sottorete a condurre, diventa molto facile per questi racimolare punti, eppure Sinner sembra trasgredire le aspettative visto che persino in situazioni disperate come queste riesce ad estrarre il coniglio dal cilindro, prima avendo l’accortezza e l’abilità di angolare una palla tra i piedi di Shelton per rendergli quanto più complicata possibile la ribattuta sottorete, poi con un punto fortunoso dovuto ad un tocco del nastro che devia la traiettoria della palla in maniera totalmente imprevista dallo statunitense; a completare il quadro ci pensa proprio quest’ultimo commettendo a servizio un doppio fallo in un momento davvero poco opportuno, regalando di fatto la prima palla break nonché il primo vantaggio della partita a Sinner, 3-2. Da lì in poi procede di pari passo fino al 5-4, quando Sinner idealmente dovrebbe alzare esponenzialmente le sue percentuali al servizio per portare a casa il game, dunque il set, ma la prima di servizio arriva solamente al terzo punto: prestazione insufficiente per Jannik, conclusasi prima con un punto fortunato di Shelton replica di quello di Sinner descritto prima nel momento del bisogno sul 40-30, poi con due scambi non troppo prolungati, terreno fertile di gioco per lo statunitense. La cosa non sembra gravare nella mente di un campione come lui, si porta persino sul 40-0, ma le occasioni del break sfumano tutte così come il game dopo una prima di servizio ed un diagonale vincente in chiusura dell’avversario. Dopo un game a servizio perfetto di Sinner si arriva dunque al tie-break: inizia con un passo falso per Shelton che poteva chiudere uno scambio vinto partito dal suo servizio, ma clamorosamente sbaglia sottorete con un colpo esageratamente profondo. Da evidenziare è anche uno dei servizi convertito in ace di Sinner, avente conto e ragione lamentandosi riguardo una pallina poco affidabile con cui stava servendo prima (ha avuto una discussione con l’arbitro perché questi sosteneva che stava perdendo tempo a servizio quando invece per l’appunto stava cambiando palla). E’ un continuo inseguimento di Shelton nel tabellone del punteggio che sembrava essersi concluso sul 4-4, ma viene vanificato dopo tre punti di fila dovuti ad un suo errore non forzato, una prima di servizio di Sinner ed uno scambio conclusosi con uno smash talmente importante che quasi tremava il braccio dell’italiano durante la sua esecuzione, dunque 7-6 (7-4).
Se da un lato il primo set dalla lunghezza di più di un’ora di gioco è stato soffertissimo, dall’altro lato sembra risentirne solamente Shelton, perché durante il secondo set non emergono più le qualità con cui aveva abituato il pubblico durante il primo game tant’è vero che, dopo un game a servizio condotto perfettamente da Sinner, due errori non forzati totalmente evitabili ed un altro doppio fallo regalano nell’immediato il break a Sinner. Fino al 3-0, di quindici punti realizzati, solo tre sono quelli dello statunitense; fa molta fatica a riprendersi, anche in quello che sarà l’unico game vinto gli errori sono tanti, due doppi falli e due errori non forzati portano ad oltranza il game, Sinner ha pure l’occasione di guadagnare la seconda palla break, ma la festa deve essere rinviata per via di un Shelton che sa di dover essere più preciso se davvero ci tiene a rimettere in discussione l’esito della gara. Oramai è comprensibile che per Shelton in questo frangente di gara non funziona niente: se prima una qualità compensava la mancanza di un’altra, adesso su tutti i fronti traspare aria di insufficienza, e ancora un doppio fallo (il sesto dell’incontro), altri errori non forzati largamente imprecisi e attacchi sotto rete non svolti nella maniera adeguata regalano anche la seconda palla break a Sinner dopo il suo passante a quel punto scolastico visti ampi spiragli di campo lasciati al suo dritto. La sconfitta a quel punto per Shelton diventa veloce e indolore, in un game in cui non si faceva altro che contare alla rovescia i punti che separavano Jannik dal passaggio del turno: a secco anche in questo game, Shelton deve lasciare Indian Wells e arrendersi sul parziale di 6-1, mentre Sinner vince e sorride ancora, non solo per la vittoria in sé, ma anche per il contributo che la partita dà alla sua crescita da tennista.
Ad attenderlo ai quarti di finale vi sarà il ceco Jiri Lehecka che a sorpresa ha estromesso nell’ottavo parallelo l’11° classificato del ranking, il greco Tsitsipas. Non avrà in termini di ranking lo stesso calibro (Lehecka è 32° secondo la classifica ufficiale), comunque, come sa sempre fare, Sinner deve aspettarsi una partita difficile non sottovalutando nessuno e proseguire il suo cammino, anche perché non vi è stato mai nessun precedente fra i due, quindi l’imprevedibilità potrà essere una brutta bestia. Il quarto parallelo è davvero scoppiettante, perché vede opporsi il tedesco Alexander Zverev, 6° classificato (vincitore contro de Minaur) e Carlos Alcaraz che non ha bisogno di ulteriori presentazioni: lo spagnolo ha fatto il suo dovere vincendo agevolmente contro l’ungherese Marozsan 6-3,6-3 rientrando ancora in corsa per il secondo posto conteso con il rivale-amico Sinner che lo distacca per una quota costante di 105 punti, e se la situazione non verrà chiarita entro i quarti ci penserà la resa dei conti in semifinale fra i due.
Dunque, se da un lato i quarti sono già stati definiti, dall’altro lato del tabellone l’inizio degli ottavi è stato programmato in orari compresi fra le 19:00 e le 2:00 del giorno dopo (ore italiane): ad aprire le danze vi è quello che vede come protagonisti il norvegese Casper Ruud, 9° classificato, e il francese Gael Monfils, 54°, a seguire alle 20:20 vi è l’ottavo parallelo, l’incontro forse non più entusiasmante a confronto con gli altri ottavi, ma molto affascinante per il contesto, perché in una sorta di replica Italia-Stati Uniti vede protagonisti Luca Nardi e Tommy Paul, appena dietro nel ranking al connazionale Shelton; l’italiano è reduce da un traguardo talmente clamoroso che, dopo essere stato riammesso nel tabellone ai 64esimi come lucky loser, ininfluenti sembrano a confronto la vittoria contro il cinese Zhang 50°, il primo approdo di sempre agli ottavi di un masters 1000, i 100 punti guadagnati a seguito che gli permettono di salire di 28 posizioni nel ranking (secondo la classifica ufficiale è 123°, secondo quella aggiornata 95°): parliamo della folgorante vittoria contro il numero uno al mondo, il serbo Djokovic, l’idolo di Nardi da quando questi aveva dodici anni; se il suo sogno era di giocare contro di lui, dire che si è realizzato è ben poco considerando che l’ha estromesso dal torneo. Perché dunque non sperare e credere fino in fondo nella realizzazione di una scalata titanica? Nardi ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per poter proseguire il torneo ed impensierire anche i tennisti in prima fascia, e finchè c’è torneo, c’è speranza. Concludono il quadro generale partite di alto livello del calibro di Medvedev-Dimitrov (Russia-Bulgaria) e Fritz-Rune (Stati Uniti-Danimarca) che si giocheranno rispettivamente alle 21:30 e alle 2:00 di domani.
Di Damiano Battiato