Bole & Fogna: gemelli diversi a Indian Wells

Proviamo a fare un'analisi delle prestazione di Bolelli e Fognini, impegnati curiosamente contro due tennisti mancini, il brasiliano Thomaz Bellucci e il francese Adrian Mannarino

Proviamo a fare un’analisi delle prestazione di Bolelli e Fognini, impegnati curiosamente contro due tennisti mancini, il brasiliano Thomaz Bellucci per il giocatore di Budrio, il francese Adrian Mannarino per il ligure. Sicuramente più agevole si presentava il compito di Simone, in quanto il giocatore carioca veniva dalla battaglia del primo turno di Davis con l’Argentina, oltre che al tour sudamericano, tutti eventi giocati su terra.

E la differenza di superficie si sentiva tutta a beneficio di Bole che imponeva a Bellucci un ritmo, specie al servizio, per lui proibitivo. Ma non solo servizio, anche il dritto lungolinea aveva effetti devastanti per il nostro giocatore, che raccoglieva molti punti muovendo il suo avversario con grande autorità, lasciandolo spesso ad un paio di metri dalla palla, segno di grandissima solidità e convinzione nei suoi mezzi.

Possiamo evidentemente parlare di un Bolelli 2.0, che alle soglie dei trent’anni sta ancora cercando di capire fin dove può spingersi nell’esplorazione delle sue qualità. Il suo coach storico, Claudio Pistolesi, non usa mezzi termini dall’inizio della stagione: quest’anno Simone può giocarsi l’obiettivo di partecipare al master di Londra. Al netto della superstizione (che nel mondo dello sport ha il suo peso), è probabile che a Londra per ora ci andrà per davvero, ma con Fognini per le finali del doppio, mentre per il singolare la partita è tutta da giocare.

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Di sicuro c’è una consapevolezza dei propri mezzi nuova: Davis a parte, Simone ha sempre giocato fino all’ultimo ogni match perso, lasciandosi alle spalle rimpianti circa la loro conduzione tattica. Questo cosa significa? Che scende in campo con un piano tattico ben preciso che il suo tennis e il suo fisico possono mettere in atto. Poi, certamente, c’è l’avversario. Ma il Bolelli spesso rinunciatario, forte con i deboli e debole con i forti, pare un ricordo del passato.

L’idea di Pistolesi non è peregrina: Bolelli con un paio di exploit, tra Slam e Master 1000, può affacciarsi tra i primi 15 della race, e poi sognare. Il suo tennis oggi sembra imporsi e costringere gli avversari ad inventarsi qualcosa, perché muoverlo e quindi giocare sul suo storico gap fisico, non basta più. Il match con Raonic di secondo turno a IW può essere la cartina al tornasole che cerchiamo, per capire se, alle soglie della maturità, questo giocatore può regalarsi e regalarci un traguardo che significherebbe tanto per tutto il movimento tennistico.

Al momento chi scrive si accontenterebbe di dare conferma alla rinnovata solidità, aggiungendo qualche dettaglio come il back lungolinea che gli consentirebbe di attaccare qualche palla in più a rete, senza eccessivo impegno nella costruzione dei punti da fondo, dando continuità a quel passo e mezzo che ha fatto verso la riga, da dove spesso comanda a piacimento chiunque, top 10 compresi (citofonare Federer, Raonic, Berdych). Altro risultato, altra atmosfera per il match di Fognini, opposto al n. 38 del mondo, il francese Mannarino.

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Poco da dire, ancora una volta: 1h e 36′ minuti, 5 set point, doppi falli, warning, lamentazioni contro i nastri nemici e complottisti, dialoghi alla Ionesco con Perlas, una striscia di 14 punti consegnata in gentile omaggio al suo avversario. Questa, in pillole, la prestazione di Fognini. Ancora una volta la cronaca del match prescinde dall’aspetto tecnico per privilegiare quello psicologico: nessuna tenuta mentale dinanzi alle difficoltà che, normalmente, si affrontano in un match di questo livello.

Fognini appare svogliato, sorpreso e quasi infastidito dall’opposizione che il suo avversario riesce ad organizzare. Il suo tennis è fatto oggi da una serie di colpi, alcuni straordinari, tirati in sequenza. Ma tutto qui. La testa é altrove: si paga dazio anche in classifica e si concretizza l’ipotesi dell’uscita anche dai top 30, con il rischio di non essere testa di serie nei prossimi Master 1000. Occorre qualcosa che riporti Fognini alla continuità mentale necessaria per esprimere il suo talento, enorme. Ma cosa? Perlas e il suo team sono specializzati in “teste matte”: Coria e Almagro rassicurano circa l’esperienza nel settore.

Ma fuori di ironia c’è poco da stare allegri. Fognini ha giocato un match nel quale possiamo distinguere due momenti chiari. Il primo set nel quale ha sciupato lo sciupabile dopo aver costruito con una facilità di gioco clamorosa. E poi il nulla, il buio, la consapevole rinuncia al tennis. Questa consapevolezza nichilista e autolesionista spaventa gli aficionados. Perché farsi così sistematicamente del male? Va bene la “testa matta”, l’estro, l’essere guascone.

Fabio Fognini

Ma l’impressione è che Fabio dinanzi alle prime difficoltà che, ripetiamo, ogni match di questo livello presenta, si senta stizzito, quasi che pretenda dal suo tennis un livello talmente alto che ogni concessione fatta all’avversario diventi un dramma. E giù turpiloquio, proteste inutili, anzi dannose, dialoghi col suo team, e nei casi peggiori allusioni ai suoi avversari.

Un teatro dell’assurdo che va in scena quasi sempre da agosto scorso a questa parte: Fabio ha vinto la miseria di due match tra gli US Open e il Master 1000 di Parigi 2014, perdendo sempre da giocatori con classifica inferiore (semifinale Davis a parte). Il campanello d’allarme era già in funzione da mesi, può essere che Perlas non lo abbia sentito? L’inizio di questa stagione non ha presentato un copione diverso: l’exploit di Rio con la vittoria su Nadal (che per stessa ammissione dell’interessato non è al top) e poi sconfitte nette, magari dopo buoni inizi, come per esempio con Del Potro a Sydney.

C’è anche da dire che Fabio è stato spesso avvantaggiato nel partire dal secondo turno, raccattando quindi punti gratis nel ranking e arginando l’emorragia che è in atto e che lo sta portando fuori dai top30. Ma che succederà se dovesse partire senza essere testa di serie nei prossimi main draw? Troverà le motivazioni per risalire e sconfiggere questi fantasmi che paiono aleggiare nella sua testa?

di Alberto Maiale

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