“Siamo amici ora?” Aveva scherzato Kyrgios in una storia Instagram alla vigilia della finale di Wimbledon riferendosi a Djokovic. “Se mi inviti per un drink o una cena, accetto. PS Il vincitore di domani paga…” aveva risposto il suo avversario, prima della chiusura di Nick: “D’accordo, andiamo in discoteca e ce la spassiamo”.
Non se l’è dimenticato questo accordo l’australiano, che, dopo averlo ribadito anche nella premiazione post finale ai Championships, nella giornata di martedì ha twittato ironicamente: “Dov’è la mia cena!”. Non si è fatta attendere la risposta di Nole: “Scusa amico, ho chiamato tutti i ristoranti di Londra ma domenica sera non c’era neanche un tavolo libero. Te la offro a New York“.
Ma aldilà dell’insospettabile amicizia sbocciata, è quel chiamare in causa la città di New York, e quindi lo US Open, a far drizzare le antenne, a far discutere, e a far alzare dalla sedia i tifosi di Nole.
A Djokovic infatti, come ormai ben sappiamo, da non vaccinato è impedito entrare negli Stati Uniti (come lo è stato per i Master 1000 di Indian Wells e Miami, e come lo è stato prima in Australia) e se le regole negli States non dovessero cambiare, il serbo ovviamente non sarà al via nello Slam newyorkese, il quarto e ultimo dell’anno.
Per ora niente di nuovo dagli USA, ma, come ha detto Ivanisevic, coach di Djokovic, “magari Biden cambia idea…”.
Se questo non dovesse succedere, per Nole, come affermato da lui stesso, ci saranno la Laver Cup e la Coppa Davis.
In questi giorni però si è tornato parlare, ancora una volta, anche del caso Djokovic-Australia, sia in seguito ad alcune dichiarazioni dell’attuale numero 7 del ranking, che ha ribadito il fatto che gli fosse stata concessa un esenzione e che tutti i suoi documenti erano quindi in regola, sia in seguito ad un’intervista del direttore degli Australian Open Craig Tiley rilasciata al media serbo Sportklub.
Tiley, dopo delle dolci parole di stima, ha affermato che Djokovic sarà sempre il benvenuto nello Slam Down Under ma che la decisione se possa o meno giocare a Melbourne non spetta a lui, ma ad altri; ovvero il governo australiano.
Infatti è sicuramente di maggior rilievo il fatto che in primavera in Australia è cambiato il governo federale, ed alcune restrizioni contro il Covid sono scomparse.
Ed è proprio successivamente a quanto accaduto in Australia che Kyrgios ha mostrato il suo appoggio a Djokovic (quasi l’unico a farlo), guadagnandosi così il rispetto dell’ex numero 1 del mondo, capovolgendo un rapporto fino a quel momento tutt’altro che amichevole.
Ad ogni modo saranno il tempo, e i dovuti organi istituzionali, a sbrogliare questa matassa e a sciogliere i dubbi su questo “intrigo internazionale” che sembrerebbe essere destinato a riproporsi, se non a New York, qualche mese più in là nell’altro emisfero.
Jacopo Canonico