Dopo aver appeso la racchetta al chiodo lo scorso febbraio all’ATP di Buenos Aires, Diego Schwartzman si gode finalmente un nuovo capitolo della sua vita. L’ex numero 8 del mondo, soprannominato el peque per la sua statura, ha lasciato un segno profondo nel tennis, conquistando quattro titoli e raggiungendo le semifinali del Roland Garros nel 2020. Ora, però, il suo sguardo è rivolto al futuro, sempre legato al mondo della racchetta.
Gli inizi in Argentina e l’ascesa nel circuito
La passione per il tennis di Schwartzman è nata in Argentina, dove si è formato sotto la guida del padre dei fratelli Cerúndolo, un nome di riferimento per molti giovani talenti locali. Crescendo, si è ispirato a grandi campioni argentini come Nalbandian, Coria, Gaudio e Chela, che hanno reso quegli anni un periodo d’oro per il tennis del suo paese.
Nonostante la sua altezza, è riuscito a competere ai massimi livelli grazie a un’eccezionale determinazione e un’incredibile tenuta atletica. “Non so nemmeno io come sia riuscito a battere certi avversari”, ammette con umiltà. La chiave del suo successo? Disciplina e dedizione: “Mangiare bene, dormire bene, allenarsi con costanza. Alla fine, ti rendi conto che hai fatto un grande lavoro quando in campo non sbagli e insegui ogni palla.”
Il punto di svolta nella sua carriera è arrivato nel 2017, quando i quarti di finale allo US Open gli hanno permesso di entrare nella Top 25. Da quel momento, ha mantenuto una continuità straordinaria, restando per anni tra i primi 20 del mondo.
Un habitué delle seconde settimane negli Slam
Se all’inizio della carriera raggiungere le fasi finali di uno Slam sembrava un sogno irraggiungibile, col tempo ha capito di essere pronto per quei palcoscenici. “Se me lo avessero detto 15 anni fa, non ci avrei mai creduto. Ma poi ho iniziato a vincere senza perdere set nella prima settimana di torneo, l’ho fatto quattro volte. A quel punto, ho capito che potevo competere a quei livelli.”
Schwartzman ha avuto la sfortuna di giocare nell’epoca del Big 3, spesso trovandosi di fronte a Federer, Nadal o Djokovic nelle fasi decisive degli Slam. “Gli ottavi o i quarti di finale oggi non sono più quelli di quando c’erano loro. Ho perso sei o sette volte contro Nadal o Djokovic in quei turni. Forse avrei potuto fare qualcosa in più, ma sono molto felice di ciò che ho raggiunto.”
Uno dei momenti più intensi della sua carriera è stato il quarto di finale del Roland Garros 2018, quando ha messo in difficoltà Nadal prima che la pioggia cambiasse tutto. “Ero avanti 6-4, 3-1. Poi è arrivata la pioggia e da lì in poi ho vinto solo quattro giochi. Quando abbiamo ripreso, Rafa era un’altra persona, una vera bestia.”
L’addio al tennis e una nuova missione
L’ultima apparizione di Schwartzman è stata nel torneo di casa, a Buenos Aires, dove ha avuto il privilegio di decidere il suo addio. “È stato difficile. Ho provato ad allenarmi al massimo per essere pronto e ho battuto Jarry al primo turno. Avevo paura che mi distruggesse 6-1, 6-1, invece ho giocato bene. L’atmosfera era incredibile.”
Ora, però, è tempo di una nuova avventura. Il tennis resta il suo mondo e il suo obiettivo è aiutare i giocatori, migliorando le loro condizioni nel circuito. Sempre attento agli aspetti politici dello sport, vuole dare il suo contributo fuori dal campo. “È un momento complicato per tutto ciò che succede fuori dal tennis giocato. Io voglio aiutare i giocatori in ogni modo possibile.”
Nel frattempo, si gode un po’ di libertà dopo anni di rigida programmazione. Ha persino iniziato a giocare a calcio con gli amici e si prepara al suo primo match. Per la prima volta da quando aveva 16 anni, si sta concedendo una vera vacanza. Ma il richiamo del tennis è sempre lì, e il futuro potrebbe presto riportarlo nel circuito, questa volta in una veste tutta nuova.