Maggio 2015 ; tutti, ma proprio tutti, pronosticano Novak Djokovic vincitore a Parigi. Sappiamo come è andata. Maggio 2016; anche questo sembra l’anno giusto per sfatare l’ultimo tabù rimasto a separare Nole dal Career Slam e dal giusto posto tra i cosiddetti “ GOAT”, ovvero quella categoria di Campioni destinati ad appartenere alla Storia del Tennis e non più alla precipua era di attività. L’indicazione del GOAT è, in effetti, esercizio atto più ad animare infinite discussioni tra appassionati e tifosi che ad assegnare il ruolo di Primo tra i primi. Un ruolo di “Primus inter pares” che , però, persino Rod Laver ha assegnato al belgradese poche settimane fa , accanto al già investito King Roger.
Ma , per ora, resta quella benedetta terra rossa parigina da bagnare con lo Champagne e le previsioni , anche stavolta, dicono che Nole è lì , ad un passo dalla cima.
In effetti, le condizioni affinchè ciò avvenga vi sono tutte, come nel 2015;ma, a ben vedere, alcune diversità rispetto alla scorsa stagione ci sono, e non tutte giocano a favore del numero 1 del mondo.
E’ indubbio che la capacità di Djokovic di alzare il suo livello complessivo nei match importanti , e soprattutto nei momenti importanti, sia divenuta ormai fenomenale. In quei frangenti , per Nole, inizia un altra partita, si gioca un’ altro tennis. La sua bravura nel “saltare” mentalmente sull’avversario nei momenti cruciali rende la sua gestione di quei punti sempre più sapientemente conservativa. Se fosse in questo mondo, Novak sarebbe prossimo alla perfezione nel gestire i momenti di “ up and down” dell’avversario in quei fondamentali scambi , quasi leggendone il pensiero ed anticipandone le mosse con mostruosa efficacia. Portare l’avversario lì dove non vuole andare , con pochi rischi e feroce concentrazione. L’ incredibile quantità di break-points salvati , o trasformati, contro avversari di spessore è lì a dimostrarlo.
Ma qualcosa, come detto, è cambiato rispetto allo scorso anno. Se dal gruppo degli inseguitori potremmo, a giusta ragione, quasi defilare Federer, in palese difficoltà nei tre su cinque, tanto più su terra, quest’anno abbiamo invece un Rafa in chiaro recupero; e si sa quanto l’aria del Roland Garros sia benefica per il maiorchino. Andy Murray, poi, lasciati alle spalle gli sbuffi di inizio anno ha dimostrato che sul clay c’è. In più , potremmo imbatterci in un rigenerato Wawrinka , o in alfieri della next generation nel pieno di giornate esplosive.
Tuttavia, nonostante i giusti crediti da dare ai vari competitors, l’impressione è che il vero nemico di Nole sia un’ altro.
Tanto più la meta è agognata da tanto, tanto più tende ad allontanarsi e può esser ancor più faticoso il raggiungerla.
La dichiarazione di Becker, che poche settimane orsono ha indicato Nadal quale vero favorito a Parigi , si è rivelata tanto improvvida quanto infruttuosa ed ha avuto quale unico risultato lo svelare il vero nervo scoperto di Nole, ovvero il peso del pronostico favorevole. Ancora una volta tutti, ma proprio tutti, lo danno favorito. Un pericolosissimo dèjà vu. La pressione sarà tanta e la capacità di gestirla farà la differenza.
Nole, quindi, non è favorito nella prossima edizione del Roland Garros più di quanto non lo fosse in quella passata , quando vi giunse oltremodo affaticato a causa di un calendario, forse, troppo fitto.
Stavolta però, diversamente dal 2015, l’avversario più duro da affrontare potrebbe non essere quello visibile lì, al di là della rete.