E così l’atto finale del prestigioso Master 1000 di Miami sarà disputato tra Grigor Grisha Dimitrov e Jannik The Fox Sinner. Sono sincero, lo giuro, e ci sono prove documentali a mio favore pubblicate nel Web: dopo che Dimitrov ha impartito una lezione di tennis a Carlitos Alcaraz – “Mi sono sentito come un tredicenne…”, queste le testuali parole dello spagnolo al termine della mattanza sportiva – in cuor mio mi sono augurato di poter assistere proprio a questa fantastica ed inaspettata finale. La bella vittoria di Grigor ai danni del tedesco Zverev e la rapida demolizione di Medvedev per opera di Jannik, hanno realizzato il mio desiderio proibito, e credo anche quello di tanti altri appassionati di tennis come il sottoscritto.
Che dire di Dimitrov se non che il quasi 33enne tennista bulgaro sta vivendo una seconda incredibile giovinezza? Non voglio annoiare con troppi numeri e freddi dati, ma se aveste tempo, andate a leggervi il suo ruolino di marcia degli ultimi mesi: Grisha sta giocando un tennis divino ed i risultati sono più che lusinghieri, anzi eccezionali: da Lunedì tornerà in Top 10 dopo 6 anni di latitanza, insieme al suo incredibile rovescio ad una mano, che ha indotto molti osservatori in passato a coniare per lui il nick di Baby Federer. Effettivamente circolano in rete foto dei due tennisti nell’atto di giocare questo straordinario colpo che sono assolutamente sovrapponibili.
Grigor è un giocatore all court, molto offensivo, amato dagli esteti del tennis per la grazia del suo stile e la bellezza dei suoi schemi di gioco, che spesso prevedono la conquista del punto con discese a rete e volèe di squisita fattura. Ex n°3 al mondo, vincitore delle Finals nel 2017, è un giocatore che come alcuni dei suoi colleghi coetanei avrebbe vinto molto di più se fosse nato in un epoca senza i Fab3, al secolo Federer, Nadal e Djokovic: i magnifici 3 per 20 anni hanno praticamente monopolizzato il panorama tennistico internazionale, aggiudicandosi quasi sempre e quasi tutti i Big Titles a disposizione.
Grigor sembrava ormai un giocatore in lento, inesorabile declino ed invece ha ritrovato ben oltre la soglia dei 30 anni le motivazioni di un 20enne, la condizione fisica di un 25enne ed un tennis paradisiaco senza né tempo né luogo, una vera delizia per gli appassionati di questo sport. In sintesi, un giocatore rinato a nuova vita.
E di Jannik che dire invece? Lo sapete certamente meglio di me: l’azzurro frantuma a ritmo incessante record su record, primo di qui e primo di là, demolisce col sorriso sulle labbra giocatori fortissimi, povero Medvedev, e sembra che ad ogni torneo diventi sempre più complicato da battere. Tanto per dirne una, se dovesse aggiudicarsi il Master di Miami, da Lunedì sarebbe il nuovo numero 2 al mondo, altro evento storico per il tennis italiano. Ma di nuovi eventi storici l’altoatesino, ex sciatore, ne regalerà a valanghe, statene certi.
Su Jannik voglio aggiungere solo una riflessione. Il 1000 Star and Stripes ha trasformato un mio vago sospetto in solida certezza. Ormai Sinner è un campione maturo, non ancora a livello tecnico perché tutti gli osservatori sono concordi nell’affermare che l’azzurro abbia ancora margini di miglioramento notevoli, purtroppo per gli avversari aggiungo io: maturo invece a livello di conduzione generale dei tornei.
Il giovane campione è ormai pienamente consapevole della sua forza e dei suoi mezzi tecnici e dosa le energie fisiche e nervose in base all’avversario che incontra. Qui a Miami nei primi turni non è sembrato in versione de luxe, salvo poi aprire il gas e fare il vuoto quando è stato necessario. Arrivato poi in fondo al torneo, Jannik si è manifestato in tutta la sua potenza di fuoco tennistica, lasciando tre soli game ad un numero 4 del mondo impotente e confuso, incapace di reagire, schiacciato dal furore agonistico e dalla feroce intensità dei colpi dell’italiano. In sintesi, l’azzurro è ormai un fenomeno con la lettera F maiuscola.
Come dicevo in apertura dunque, finale dei miei sogni tra Jannik Sinner e Grigor Dimitrov. Confronto di stili, confronto generazionale, confronto tra passato e presente del tennis mondiale. Si sono già scontrati in carriera tre volte, 2-1 i precedenti a favore di Jannik, mai in finale, mai probabilmente in un momento così straordinario a livello di condizione psico-fisica generale. La speciale ed esaltante occasione mi rende più immaginifico del solito perché credo che assisteremo ad un match bellissimo, mi auguro.
Jannik me lo figuro in versione Goemon, l’invincibile samurai amico fraterno di Lupin III°, impassibile, freddo come il ghiaccio, che grazie alla sua racchetta-katana, fenderà l’aria con tennis d’anticipo potenziato dal perfetto swing in decontrazione dei suoi colpi a rimbalzo.
Grigor, invece, me lo immagino in guisa di neo D’Artagnan, coraggioso ed impavido spadaccino, che risponderà colpo su colpo alla potenza devastante dell’italiano attraverso la tecnica, la fantasia e la sfrontatezza del famoso moschettiere francese creato dal talento letterario di Alexandre Dumas.
Chi vincerà? E chi lo sa: ma importa veramente? Come diceva Piero Chiambretti, “Comunque vada, sarà un successo!”. Mi raccomando dunque, che nessuno si perda questo vibrante duello all’arma bianca: se amate il tennis lo amerete ancora di più e se non lo amate ancora, forse è la volta buona per cambiare idea.