Jannik da padrone

Sinner domina per lunghi tratti il match con lo sfortunato Pella, costretto al ritiro per infortunio proprio nel suo momento migliore (6-2, 4-4), ora attende il vincente tra Struff e Popyrin.

Ci siamo lasciati a Barcellona, sospesi in un territorio intermedio tra la resa a un avversario troppo forte e il sospetto che a Jannik sia mancato qualcosa (e non c’è nulla di male, per carità, ma a volte voliamo talmente alti da ritrovarci delusi anche di fronte a tornei splendidi… è il prezzo da pagare quando si punta all’eccellenza).
Ci ritroviamo a Madrid, contro un tennista che avrebbe fatto paura un paio di stagioni fa mentre ora è disperso fra acciacchi, sfortuna e malattie. L’argentino che nel 2019 ha sollevato il trofeo di San Paolo, raggiunto la top 20 e i quarti di finale a Wimbledon, è bersagliato da una sorta di maledizione a partire dalla stagione successiva: prima lo stop per il dolore causato dal neuroma di Morton (una patologia del piede gli che causava un fastidio insostenibile alle ossa metatarsali), poi – alla ripresa postpandemia – l’esclusione da Cincinnati per un tampone falso positivo del suo allenatore e infine, dopo una serie di brutti risultati, il covid che lo tiene lontano dai campi fra febbraio e aprile 2021. Gira e rigira, questa è la nona partita dell’anno per il mancino di Bahia Blanca (patria di Ginobili), che ha vinto soltanto 4 set in totale e che ha bisogno di stare in campo per recuperare ritmo, fiducia a condizione ma è oggettivamente difficile che sia questo il giorno giusto.

Dal lato sinneriano la maggior curiosità è vedere come funziona il servizio dopo una settimana intensa di cesti in cui il nostro eroe ha rinunciato al 250 di Monaco per concentrarsi sugli allenamenti. Va bene, va molto bene sulla terra madrilena, la più veloce tra i maggiori tornei rossi. Fino alla metà del secondo set Jannik vince il 100% dei punti con la prima e concede solo le briciole al dirimpettaio. La fase di studio resiste fino al due pari, poi Sinner sale anche in risposta e causa una valanga di problemi nell’altra metà del campo: il risultato sono sette game consecutivi che mandano quasi in archivio la partita. A questo punto c’è l’unico passaggio a vuoto di Jannik che, dopo aver sfiorato il 5-1, si fa brekkare e rimontare fino al 4-4. Non che lo squilibrio del match sia mai in discussione, casomai viene fuori la voglia di lottare dell’argentino, che però deve arrendersi prima del tempo a causa di uno stiramento dalle parti dell’inguine nel game successivo. Non sarà stato il test più duro del mondo ma ancora una volta Jannik ha mostrato grande maturità nel gestire una gara da favorito, oltre al solito notevole lavoro sui propri limiti, cosa che lo fa sembrare un po’ diverso ogni volta che lo vediamo (e io personalmente continuo a domandarmi se sia vero o se sia soltanto un sogno). Dal favoloso mondo di Sinner è tutto, per oggi.

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