La perentoria vittoria di Jannik Sinner a Shanghai in finale con Novak Djokovic ha certificato per l’ennesima volta in stagione la superiorità del giocatore italiano nei confronti del resto del mondo tennistico, Carlos Alcaraz escluso.
E con la terza vittoria consecutiva di Jan ai danni di Nole, dopo le due ottenute in Coppa Davis ed agli Australian Open, ormai è chiaro che l’azzurro anche con il serbo entrerà in campo sempre da favorito nei loro prossimi eventuali duelli.
E vista la stagione avara di successi, molti si domandano quale futuro sportivo si prospetti per il leggendario plurivincitore Slam. In effetti, l’annata 2024 per il 37enne di Belgrado è stata la peggior stagione a memoria d’uomo.
Nessuno Slam vinto, nessun 1000 in bacheca e se non fosse arrivato l’oro olimpico, forse si potrebbe parlare di risultati quasi fallimentari per un giocatore del suo calibro. In molti suggeriscono come The Djoker abbia imboccato ormai il viale del tramonto ma onestamente penso che si tratti di un giudizio frettoloso e forse troppo superficiale.
Djokovic ha giocato poco nel 2024, una manciata di tornei, per scelta e per infortunio, ma non è andata poi così malissimo: vanta una finale a Wimbledon persa con Carlos Alcaraz, vendicandosi poi dello spagnolo grazie al successo olimpico conquistato a Parigi, ed ora esce a testa alta dal Masters 1000 di Shanghai , risultato che in ogni caso lo rilancia prepotentemente in chiave Finals di Torino.
È vero, ha perso anche partite che un tempo non avrebbe mai lasciato per strada, come quella con Luca Nardi a Marzo in quel di Indian Wells, ma quando si è presentato in campo in condizioni generali buone, è sempre stato altamente competitivo.
È naturale, il meglio di sé Djokovic lo ha già dato nel corso degli anni e persino la sua stagione 2023 è stata fantastica, ma quello che gli rimane, ed è molto, gli ha consentito di giocarsela ancora alla pari almeno con il 98% dei Top100 del Ranking ATP, con esclusione ovviamente di Alcaraz e soprattutto di Sinner.
Che cosa farà allora grande il fenomeno serbo, ora che non è più leader indiscusso del movimento tennistico mondiale? Ammesso che il fisico supporti in futuro le sue ambizioni, tutto sarà legato a quali motivazioni Nole saprà trovare dentro di sé per continuare a sacrificarsi, allenarsi e giocare ad alto livello.
E a tal proposito, ascoltiamo le sue parole in conferenza a stampa a margine dell’incontro perso in Cina con Jannik Sinner.
“La mia principale motivazione deriva dall’amore e dalla passione per questo sport, oltre al desiderio di continuare a competere. Sono proprio queste partite e sfide che ancora cerco: potermi misurare con i migliori giocatori del mondo, sui palcoscenici più prestigiosi, nelle finali dei più grandi tornei. È per questo che lavoro e continuo a spingermi oltre. Non so cosa mi riservi il futuro, cercherò semplicemente di seguire il flusso e valutare le mie sensazioni momento per momento. Ho ancora intenzione di competere e giocare la prossima stagione e, beh, vedremo fin dove arriverò.”.
Alcuni indicano nel record di tornei vinti in carriera, detenuto da Jimmy Connors a quota 109, un traguardo che al Djoker potrebbe far gola. Ora l’ex Numero Uno al Mondo è fermo a 99 trofei, ma per raggiungere quota 110, Novak dovrebbe dedicarsi ai 250 dove le possibilità di vittoria sarebbero molto più alte. Sinceramente, tuttavia, non ce lo vedo uno come lui a bazzicare tornei minori per ottenere un record che forse non esalterebbe neppure il fan noliano più sfegatato.
Le motivazioni, come da lui stesso dichiarato ora ed in passato, sono forti in realtà solo quando Djokovic compete per la vittoria nei tornei più importanti e prestigiosi e dunque saranno soprattutto gli Slam la sua fonte costante di ispirazione anche in futuro.
E qui, purtroppo per Nole, dovrà scontrarsi con una realtà differente a quella a cui è stato abituato fino a poco tempo fa. Non sarà più lui il tennista da battere in campo, bensì lo saranno Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, che nel 2024 si sono spariti equamente due Slam a testa.
Resta da vedere se per un giocatore abituato a dominare sarà sufficiente arrivare in finale o in semifinale degli eventi più importanti, sempre ammesso che ci riesca perché Djokovic avrà un anno in più ed i tabelloni saranno più complicati, partendo con una testa di serie più bassa rispetto al passato.
Certo, ci proverà con tutta la forza del suo tennis – perché sono certo che Djokovic sia ancora convinto di poter centrare il bersaglio grosso – ma se dovesse rendersi conto di come certi traguardi siano ormai preclusi, forse potrebbe nel tempo fare scelte differenti, ma non certo nel 2025, almeno credo.
Come dicevamo, se per una leggenda vivente del tennis avrebbe poco senso cercare gloria effimera nei 250, parimenti non ce lo vedo un campione del suo livello in campo “da comparsa”, assistendo al suo stesso declino sportivo nella ricerca di risultati ormai fuori portata. E forse neppure lui.
Magari nel 2026, una stagione agonistica dedicata ai saluti per ricevere i giusti e meritati onori per quanto fatto in carriera sarebbe più che sacrosanta, ma da grande estimatore del giocatore serbo qual io sono, non vorrei vederlo mai in campo se non per alzare le braccia al cielo.