“Non so. Non so se riuscirò a vincere un altro Grande Slam. Io ci credo [che posso vincere ancora]. Non so se ci riuscirò ma sono in grado di farlo. Lavorerò duro per creare le condizioni migliori possibili nei prossimi due anni. Vedremo se riuscirò a rilassarmi, a tornare a controllare le mie emozioni. E se ciò accadrà, e penso che succederà presto perché mi sento molto meglio, ritroverò finalmente il mio livello di tennis.”
Queste sono le dichiarazioni ottimistiche di Rafael Nadal all’emittente televisiva Sky Sports in un’intervista svolta nella casa del tennista maiorchino. Ma veramente il campione spagnolo potrà risalire la china e tornare in auge, ai livelli che gli competono?
Per rispondere a questo interrogativo, che a parer di molti potrebbe apparire pleonastico, è necessario svolgere un’analisi accurata del momento del tennista di Manacor. Innanzi tutto i dubbi che egli stesso pone sul suo prossimo futuro non appaiono rassicuranti e fanno pensare anche a una sorta di rassegnazione personale, come una presa di coscienza del proprio momento. E si sa, quando i campioni di una vita attraversano un periodo magro in termini di risultato o si difendono cercando di aggirare il problema spostando l’attenzione oppure lo affrontano di petto, cercando una soluzione.
E Nadal? Dove lo possiamo collocare? Di certo non è la prima volta che il maiorchino si trova in difficoltà, basta ricordare i suoi numerosi infortuni a ginocchia, polso e schiena che l’hanno costretto più volte ai box. Il suo ritorno, però, non è stato mai così stentato come sta accadendo ora. Forse la pressione esterna che lo vuole subito ai livelli di prima instaura in lui anche un blocco di tipo mentale che ne limita sensibilmente le prestazioni sul campo da gioco. Nadal non è mai stato un tipo ansioso, un tipo che si è fatto influenzare da ciò che gli stava intorno o addirittura un tipo che si rifiutava di forzare il colpo per mandare la palla oltre la linea di servizio del suo avversario.
Ora, purtroppo, sembra essere contemporaneamente tutti e tre questi tipi appena descritti. Va da sé che la sua carriera parla per lui: 14 titoli dello Slam vinti e l’essere diventato il più forte sulla terra battuta non verranno cancellati da alcune annate negative e comunque resterà uno dei più grandi di sempre. La sua combattività è stata per anni la sua arma vincente e di certo non sarà ora che seppellirà l’ascia di guerra.
Come molti suoi detrattori hanno prontamente suggerito, ignari che spesso si faccia più bella figura a tacere, la stagione di Nadal è terminata con l’eliminazione agli US Open, quando il sipario sull’Arture Ashe è calato per mano del nostro Fabio Fognini. Di certo non è il caso per i giocatori al vertice e non si vede dunque il motivo per il quale Nadal debba attendere le festività natalizie comodamente seduto sul divano. I colpi visti da inizio anno sono lontani parenti di quelli esibiti fino a qualche stagione fa, a cominciare dal suo proverbiale dritto. Che fine ha fatto quel colpo temuto da tutto il circuito e con cui lo spagnolo ha conquistato tante importanti vittorie? Non è dato sapere.
Ma l’aspetto di maggior rilievo resta quello mentale, quello dell’approccio alla gara. Ritornando al match contro Fognini è saltato all’occhio come in diverse occasioni lo spagnolo abbia subito dei passaggi a vuoto che, a lungo andare, gli sono costati la clamorosa eliminazione. Passi avanti sembravano esser stati fatti rispetto a inizio anno ma questo resta un problema a cui è ancora necessario trovare una soluzione. Possibilmente subito.
Nei prossimi tornei in terra cinese, leggasi Shanghai e Pechino, sarà importante vedere se quest’ulteriore pausa abbia giovato o meno all’iberico, soprattutto in termini di rilassatezza a livello mentale. Anche qui però ci sarà l’obbligo di fare bene, pena l’esclusione dal Master di fine anno, tra l’altro uno dei tornei che ancora mancano al ricco palmarés di Rafa. Il discorso qualificazione è ancora aperto, con i Top 4 già sicuri dell’accesso e Berdych a pochi punti dalla soglia, seguito a ruota da Kei Nishikori.
Nadal è attualmente alla settima posizione della Race, inseguito da Ferrer, su cui ha comunque un margine di oltre 600 punti, e Gasquet, a oltre 1400, dunque salvo intoppi dell’ultim’ora la partecipazione del maiorchino non pare essere in dubbio. Un eventuale, quanto insperato, trionfo nell’ultima competizione della stagione lo appaierebbe ad André Agassi nell’aver vinto tutti gli Slam, una medaglia d’oro alle Olimpiadi, la Coppa Davis e il Master di fine anno.
“E’ stato un anno difficile perché ho giocato con troppa ansia per molti mesi, specie in avvio di stagione. Adesso mi sento meglio. Non al 100%, ma comunque meglio. Sono vicino a tornare al mio massimo. E sono felice di essere in campo, in allenamento e in partita.” Queste parole fanno pensare a come lui in prima persona voglia tornare a vincere e per farlo dovrà recuperare energie fisiche e soprattutto mentali a partire da questo finale di stagione, in modo da essere al top già dai primi tornei del prossimo anno.
Di Simone Marasi