Ritratto sinneriano di fine stagione

L’off season di Jannik, tra ricordi, prospettive e il sogno di affrontare Roger Federer.

È stato un cammino lungo e intenso, eppure siamo solo all’inizio. Sperando che il 2021 si riveli un anno migliore – e ci vuol poco! Direte voi… – e  ci regali una stagione tennistica più completa, – ok, la partenza australiana è già ricca di incognite ma noi tentiamo la strada della fiducia – potremo cogliere l’occasione per farci un’idea più precisa dell’altezza a cui collocare l’asticella sinneriana. Finora la crescita è stata impetuosa e ogni inciampo si è rivelato il trampolino per un salto più alto quindi è arduo capire quali siano i limiti.Confermarsi – si sa e si dice di continuo – è difficile, ma a Jannik si chiede qualcosa di ancora più estremo; si chiede di esplorare territori forse mai visitati dal tennis italiano. Ci vorranno tempo, fatica e fortuna, ma i numeri ci sono.Dopo la vittoria di Sofia l’attenzione su di lui è aumentata a dismisura: articoli, commenti, comparsate in tv, interviste e persino le prime polemiche – come quella sulla sua residenza a Montecarlo scaturita dal pezzo Aldo Cazzullo sul Corriere della sera, discorso legittimo per carità, ma che andrebbe affrontato in modo generale dal momento che riguarda un numero enorme di atleti e non solo, per stride un po’ se usato come strumento di critica nei confronti di uno in particolare (in parole povere è un problema di tema più che individuale). Tutto questo metterà alla prova il ragazzo, che però ci ha già dato un’idea di quanto sia dura la sua testa.L’intervista di Gaia Piccardi (sempre sul Corriere) dipinge un bel ritratto di Sinner ed evidenzia soprattutto una consapevolezza e una maturità fuori dal comune. Jannik sa esattamente ciò che gli accade dentro e intorno, conosce le insidie che lo accerchiano ed è molto ben consigliato, dettagli che lo aiuteranno e non perdere la rotta. Dice di non amare più di tanto le attenzioni eccessive dei media – interviste incluse – ma di fatto dimostra di avere già da tempo imboccato la strada giusta per gestirle, persino la – presunta – timidezza sembra giocare a suo favore. Parla del rapporto con Piatti – un secondo padre? Ci sta, anche se questo non intacca i rapporti con la famiglia vera, i genitori e il fratello, un vero e proprio confidente – un coach con cui il dialogo è continuo e la fiducia totale; un rapporto che va ben oltre quello tecnico, perché il sentiero di un campione abbraccia la sua intera esistenza, soprattutto in questi primi e decisivi anni vissuti da alieno rispetto ai suoi coetanei. Con Riccardo, la moglie Gaia e il figlio Rocco – altro giovane giocatore -, Jannik ha condiviso in modo ravvicinato i mesi del lockdown, allenandosi e guardando una serie infinita di partite d’archivio con l’occhio clinico puntato sulla gestione dei momenti decisivi. Il ragazzo ci tiene a rivendicare le proprie emozioni – ma vissute dentro di sé più che fuori – e ci piace quando scende nello specifico: come mai dopo la vittoria di Sofia sembravi quasi accigliato? Più che altro stavo cercando di capire come avessi fatto a perdere il secondo set.Non a caso torna a citare un confronto cruciale, una sconfitta che forse sarà la madre di tante vittorie, il match parigino contro Nadal. E qui si capisce che Sinner, pur profondendo uno sforzo di concentrazione quasi inumano per un teenager, ha posto grandissima attenzione a ciò che succedeva oltre la rete, si è abbeverato alla fonte di Rafa, si è lasciato tenere a battesimo dalla sua potenza emotiva e dalla sua abilità nel comprendere e padroneggiare le fasi del gioco. Anche riguardo ai comportamenti fuori dal campo – che non sono affatto secondari, anzi sono legati fra loro nel gioco di specchi tra tennis e vita – ha le idee chiarissime e le esprime senza peli sulla lingua: non ha gradito le dichiarazioni post match di Sacha Zverev al Roland Garros – che non rendeva i meriti all’avversario e si trincerava dietro la scusa del proprio presunto malessere fisico – e ci tiene a sottolineare che gli esempi da seguire siano altri, come Federer e Nadal.Proprio Roger è uno di quelli che Jannik spera di affrontare al più presto. Senza nulla togliere a Djokovic e Thiem, che saranno altri due capitoli fondamentali del libro di studio del giovane Sinner, una sfida con Federer – magari sui prati di Wimbledon – sarebbe il compimento ideale del battesimo di cui sopra ad opera di Nadal. D’altro canto l’impressione innegabile è che Jannik sia una vera e propria spugna e ci auguriamo vivamente che possa assorbire un po’ di polvere magica rogeriana prima che sia troppo tardi.

 

 

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