Un trionfo che sa di riscatto
Holger Rune torna a brillare e lo fa nel migliore dei modi: conquistando l’ATP 500 di Barcellona contro uno degli avversari più temuti del circuito, Carlos Alcaraz, con il punteggio di 7-6(6), 6-2. Una vittoria che arriva dopo due anni di digiuno a livello ATP – l’ultimo trionfo risaliva a Monaco 2023 – e che rilancia il danese tra i grandi del tennis, riportandolo nella top 10 mondiale.
“È passato tanto tempo dalla mia ultima vittoria, è un sentimento pazzesco”, ha confessato Rune, visibilmente emozionato al termine del match. “Ho giocato molto composto e tatticamente parlando ho fatto un gran match. Mi sono sentito come a casa, grazie a tutti.”
Un primo set di nervi e strategia
La sfida si è aperta con un primo set intenso e ricco di capovolgimenti, che ha messo in evidenza non solo il talento dei due giovani campioni, ma anche la loro profonda conoscenza reciproca, maturata sin dai tempi del circuito juniores. Alcaraz è partito con un atteggiamento aggressivo in risposta, simile a quello mostrato in semifinale contro Fils, ma senza lo stesso successo. Rune, dal canto suo, ha trovato subito il ritmo giusto, rispondendo con colpi profondi e palle cariche che hanno costretto lo spagnolo a sbagliare.
Dopo un iniziale vantaggio di Alcaraz, Rune ha rimesso tutto in discussione approfittando degli errori dell’avversario. Il primo set si è così deciso al tie-break, in un clima teso e incerto. Rune ha sprecato quattro set point prima di chiudere al quinto, complice l’ennesimo errore gratuito di dritto del murciano. Il parziale si è chiuso con un 8-6 per il danese, con entrambi che avevano vinto 38 punti: perfetto equilibrio, rotto solo dalla maggiore lucidità di Rune nei momenti decisivi.
RUNE REIGNS SUPREME 👑@holgerrune2003 stuns 2x champion Alcaraz in his Barcelona backyard to claim his biggest title since Bercy 2022!#BCNOpenBS pic.twitter.com/nrglvMhu7A
— Tennis TV (@TennisTV) April 20, 2025
Il calo fisico di Alcaraz e l’allungo decisivo
Nel secondo set il match ha preso una direzione più netta. Alcaraz ha accusato un fastidio all’anca sinistra, confermato anche da un medical time out che ha spezzato il ritmo dell’incontro. La sua mobilità ne ha risentito visibilmente: il pubblico ha visto un Alcaraz meno esplosivo, incapace di reagire al tennis solido e intelligente di Rune.
Il danese ha approfittato del momento con freddezza, intensificando la pressione e giocando in maniera tatticamente impeccabile. Break nel quinto e settimo game, controllo totale e chiusura del secondo set con un netto 6-2 in poco più di 90 minuti di gioco. Rune ha saputo alternare sapientemente difesa e aggressione, leggendo alla perfezione il campo e sfruttando ogni spazio con lucidità.
Una sconfitta pesante per lo spagnolo
Per Alcaraz, quella di Barcellona è la sesta sconfitta in carriera in una finale, a fronte di 18 titoli vinti. Ma non è solo la coppa sfumata a pesare: con la contemporanea vittoria di Zverev a Monaco, Carlos ha perso anche la seconda posizione del ranking ATP, scivolando al terzo posto con 8050 punti, appena 35 in meno del tedesco. Davanti a lui resta Jannik Sinner, primo con 9330.
“Ho dato tutto quello che avevo, non so se potevo fare di più”, ha detto Alcaraz nel discorso post match. “Congratulazioni a Holger e al suo team, ci conosciamo da tanto e sono contento di vederlo a questo livello. Ringrazio il mio team, la mia famiglia e tutto il pubblico di Barcellona per il sostegno.” Un pensiero anche per David Ferrer, che lascia la direzione del torneo dopo sei anni: “Grazie per tutto quello che hai fatto.”
Rune rilancia le sue ambizioni
Oltre al trofeo, Rune conquista 3480 punti ATP, abbastanza per salire al nono posto del ranking. Ora il classe 2003 è a soli 100 punti da Alex de Minaur (7°) e da Andrey Rublev (8°), che dovrà difendere ben 1000 punti a Madrid la prossima settimana. Il torneo della capitale spagnola potrebbe quindi essere decisivo per ridisegnare le gerarchie in vista della corsa al Roland Garros.
Con questa prestazione, Rune ha dimostrato non solo di saper mettere in crisi Alcaraz sulla terra, ma anche di possedere la maturità per gestire la pressione di una finale importante. Dopo mesi complicati, il danese torna a risplendere. E ora, con fiducia ritrovata e classifica migliorata, può davvero puntare in alto.