US Open, anteprima della finale maschile

Siamo finalmente arrivati al giorno della finale maschile, che vedrà sfidarsi il numero 1 e il numero 2 del mondo, Novak Djokovic e Roger Federer.

Una partita a scacchi. Potrebbe essere questa la chiave di lettura del match che nella serata italiana cocluderà l’ultimo slam della stagione.
Il match tra Nole Djokovic e Roger Federer è sostanzialmente un confronto di tattiche, prima ancora che di stili e fisico. L’aspetto mentale infatti ci pare quello principale.

Proprio come in una partita a scacchi, i due avversari stasera metteranno in bella mostra le loro armi.
Da una parte la fisicità di Djokovic, apparso in buona forma soprattutto mentale, come ha dimostrato nei rari momenti di difficoltà attraversarti nei sei match precedenti, su tutti, quello contro Bautista-Agut. La sua risposta, oggettivamente capace di impostare lo scambio nei binari che più sono congeniali al serbo, ovvero il ritmo e la continuità. Una buona solidità al servizio, che lo tirato fuori da qualche buca durante il torneo. Dall’altra la tecnica sopraffina di Re Roger: una continuità al servizio notevole, fuori dal comune, cruciale per il suo gioco. L’anticipo nella risposta, in grado di proiettarlo immediatamente verso rete per accorciare gli scambi il più possibile. E infine, quel passo e mezzo fatto verso la linea di fondo campo, per giocare in anticipo gli scambi da fondo senza trovarsi palle arrotate all’altezza della spalla.

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In mezzo, sulla scacchiera, lo spauracchio dell’età, della durata di un match che se dovesse prolungarsi vedrebbe inevitabilmente soccombere lo svizzero.
E però. Forse non abbiamo analizzato, soprattutto dopo la finale di Cincinnati, che mutatis mutandis, tra la finale nel Centre Court di Church Road e quella che ci attende all’Arthur Ashe, c’è un fattore che ci siamo persi per strada. Ovvero, che Federer non ha giocato per niente bene i punti importanti, leggi set point nel primo set a Wimbledon, che lo avrebbe portato avanti di due set. E che questo Federer, quello che abbiamo ammirato a Cincinnati ripeto e nelle due settimane appena trascorse, gioca molto meglio di luglio. Di gran lunga.

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E sempre nel mezzo della scacchiera, nel centro che il bianco deve prendere con due pedoni ben difesi, c’è qualche crepa che potrebbe aprirsi nella testa di Nole, qualche dubbio nel vedere un Federer che probabilmente proverà ad aggredire subito il suo avversario, come ha fatto con Wawrinka e magari, con un’interruzione per pioggia, un drone che casca rovinosamente, una chiamata sbagliata di un maldestro giudice di linea, si potrebbe allargare sempre di più, e consegnarci uno scenario ben più complesso.

Insomma, la variante. Quella mossa non prevista che anche il campione più navigato subisce. Ma qui i campioni sono due, uno favorito, Djokovic, l’altro che è una leggenda ma al momento va dato come outsider. Che gioco strano il tennis (e gli scacchi!).

Buon tennis a tutti.

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